E dopo 6 giorni applausi a Reagan L'aase con Kohl ora è più robusto di Mario Ciriello

E dopi L'asse 6 giorni applausi a Reagan con Kohl ora è più robusto Hambach seimila studenti approvano il discorso del Presidente E dopi L'asse 6 giorni applausi a Reagan con Kohl ora è più robusto «Taluni sono pessimisti sul futuro dell'Europa. Non io» - «Non vogliamo militarizzare lo spazio ma smilitarizzare gli arsenali» - Brandt diserta il banchetto ufficiale perchè l'ospite non ha ricevuto il capo dell'opposizione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Un ultimo sorriso, un ultimo saluto: e Rea gan è scomparso nell'Air Force One. Alle 14,38, con quasi 50 minuti di ritardo sul meticoloso programma, il grande Jet presidenziale è decollato dalla base Usa di Ramsteln, ha lasciato la Germania, ha cominciato il viaggio verso Madrid. Erano passati sei giorni dall'arrivo di Reagan nella Repubblica federale, sei giorni intensi, febbrili quasi ricchi di eventi sui quali molti e contrastanti sono ancora i giudizi. Il vertice? Molte de luslonl, anche se l'anfitrione Kohl insiste che «era ingiustificato attendersi di più» La visita a Bitburg? Uno spettacolo non privo di di' gnu ti, ma stimolatore capar bio di amare polemiche. Soltanto 11 finale è stato gioioso. Reagan è partito con Io spirito ravvivato dagli applausi di seimila studenti, gli applausi che avevano salutato la sua presenza e le sue parole al castello di Hambach. Era 11 suo ultimo impegno ufficiale, un incontro, nella mattinata, con una rappresentanza di giovani, che, simpatizzando quasi tutti per la democrazia cristiana, non avevano certo propensioni contestatrici. Castello illustre, questo di Hambach, che domina la cittadina di Neustadt, a metà strada fra Kaiserslautern e Karlsruhe, nel Palatinato. Tra le sue mura, nel 1832, studenti e cittadini invocarono, per la Germania, unità e libertà. Distanti, altri giovani, pacifisti, verdi, socialisti, chiedevano il ritiro dei Pershing-2 e una revoca delle sanzioni contro 11 Nicaragua. Ma su uno spalto assolato dinanzi al castello tutto era armonia. In un discorso, che preannuncia alcuni del temi che il Presidente affronterà domani a Strasburgo, l'ospite, facendo proprie le passioni del 1832, ha esortato le nuove generazioni tedesche «a costruire un'Europa totalmente libera»; un'Europa -che dev'essere democratica e unita da Est a Ovest». Indi: -Taluni sono pessimisti sull'avvenire dell'Europa. Non io. Io penso che tali valutazioni siano errate e sono certo che siete d'accordo con me». Ovazioni assordanti. Poi. con un'allusione alle «guerre stellari»; -Le nuove tecnologie ci permetteranno forse di allestire difese non nucleari. Non per militarlzzare lo spoeto, bensì per smilitarizzare gli arsenali terrestri». Domenica sera, concetti simili avevano ispirato il brindisi di Reagan alla fine di un banchetto ufficiale offertogli dal presidente della Repubblica federale Richard von Weizsacker, nel castello di Augustusburg, vicino a Bonn. «Forse, abbiamo dinanzi a noi un'epoca in cui le' barriere arbitrarle che dividono la Germania, e l'Europa tutta, saranno respinte. Un'epoca in cui non vi sarà più bisogno di armamenti, di fili spinati, di muri di Berlino. Credo con tutto il cuore che vi sia ogni motivo di fiducia. L'avvenire appartiene ai liberi. Noi, Repubblica federale e Stati Uniti, ne abbiamo offerto la prova». E sulla Sdì: •Spero che la Repubblica federale si unisca a noi in questo sforzo per accrescere la dissuasione mediante la difesa piuttosto che la rappresaglia». Questo è certo: il già robusto asse Bonn-Washington emerge dalle sei giornate più ferreo di prima. Sarebbe forse più corretto dire l'asse Kohl-Reagan, in quanto 1 socialdemocratici sono furibondi, non avendo il Presidente riservato neppure un minuto del suo tempo al tradizionale colloquio con il leader dell'opposizione. Indignato, Willy Brandt non ha partecipato al banchetto di domenica. Ovviamente, ogni cosa ha un prezzo: e questo abbraccio Bonn-Washington ne ha avuti due. Le difficoltà create a Reagan in America dalla visita a Bitburg, difficoltà che alcuni funzionari definiscono -pesanti» e l'incrinatura nella coesione franco-tedesca. Nel tentativo di circoscriverla, Kohl e Mitterrand si vedranno in Germania -a fine 7nese» Con qualche eccezione soltanto, la stampa tedesca vede nella cerimonia di Ieri a Bitburg il soddisfacente epilogo di una crisi che ha avuto momenti drammatici. La simbolica «riconcIMaeione» tenacemente voluta dal cancelliere Kohl si è attuata in un rapidissimo rito di soli dieci minuti, con una corona toccata, ma non deposta, dal Presidente. -Grande dignità», dicono i giornali tedeschi: ma che altro poteva esserci? E resta l'Interrogativo, giustamente posto In America: -Era proprio necessaria que¬ sta esplosiva "riconciliazione" quando da quaranfanni Bonn e Washington sono allacciate da legami poderosi?». Resta altresì lo sdegno degli ebrei, che non hanno infatti partecipato all'altro rito, quello a Bergen-Belsen. Per Kohl è stato un successo. C'è chi scherza e lo dipinge come 11 mentore, il pilota del presidente Reagan. Vedremo, domenica, alle importanti elezioni nella Renanla settentrionale-Vestfalia, se 11 votante premierà tutto questo zelo. „ , . „ Mario Ciriello