Pellegrini (siciliani) in una stanza in viaggio da Palermo a Gerusalemme

Pellegrini (siciliani) in una stanza in viaggio da Palermo a Gerusalemme A Londra, New York, Parigi lo spettacolo tratto da un episodio del 700 Pellegrini (siciliani) in una stanza in viaggio da Palermo a Gerusalemme LONDRA — Qualche anno fa Hans-Peter Litscher, regista svizzero, lesse sul giornale di Zurigo un articolo sugli eccentrici siciliani. Il pezzo, tradotto dall'inglese, era di una italiana alla quale il regista telefonò: era stato affascinato da un dettaglio e voleva andare in Sicilia a vedere. ■ 1 L'episodio che avevdeceita? to la curiosità dello svizzero riguardava l'eccentricità dell'aristocrazia siciliana. Il principe di Villafranca, nel secolo XVIII, aveva fatto voto che sarebbe andato in pellegrinaggio da Palermo a Gerusalemme se fosse stato risparmiato dall'epidemia di colera che slava flagellando la Sicilia. Risparmiato dal flagello, ma non volendo lasciare la sua villa, decise che naturalmente avrebbe mantenuto il voto, ma senza lasciare Palermo. Calcolò quante volte avrebbe dovuto camminare da una parte all'altra della sua sala da ballo per coprire la distanza equivalente da Palermo a Gerusalemme e ritorno. Fece le valigie e chiamò il suo valletto. Partirono percorrendo su e giù la stanza, accampandosi per la notte e fermandosi più a lungo in città importanti come Aleppo e Damasco. Camminando dicevano il rosario, il principe davanti e il valletto seguendolo con le valigie. Solo che una volta arrivati a Gerusalemme il valletto decise che la città gli piaceva e si rifiutò di tornare a Palermo. Così rimase seduto in un angolo della sala da ballo mentre il principe si rimetteva in cammino dicendo il rosario. E' una storia die il regista svizzero aveva trasformato in racconto e die poi, assieme a Jean Loup Rivière, aveva ridotto per il teatro: andava in scena al La Marna Theatre di New York e al Palazzo di Challot a Parigi. In ingtue.è. stato tradotto dà tre persone. Nella sala deli'«ICA- dove Palermo-Gerusalemme è andato in scena con la regia dello stesso Litscher, entra un attore in impermeabile con una valtgina dalla quale estrae cassetti e cubi e così ricostruisce la propria storia, di lui che arriva a Palermo e va in cerca della villa dove viveva il principe. L'attore è Bill Raymond de La Marna e lo spettacolo è tutto prodo«cyaijUw:-^*B^compagnia': Su1&%rfya*-w'è4un grande olio malamente dipinto, una grossolana riproduzione della Madonna dell'Annunciazione di Antonello da Messina. .tiel Raccontato in chiave beckettiana, con una inzuppata di Magritte e Dada, in questa rappresentazione conta soprattutto il testo, ma il testo è misero. L'attore cerca di animarlo facendo ridere il pubblico, arrotondando le erre ad ogni parola italiana, ridicolizzando i molti titoli principe (eppure uno gli viene da Federico II di Svevia), i nomi propri sono, del resto, quasi tutti sbagliati anche nel testo. Il pubblico ride divertito. Gaia Servadio

Persone citate: Aleppo, Antonello Da Messina, Bill Raymond, Damasco, Federico Ii, Gaia Servadio, Jean Loup Rivière, Magritte, Pellegrini