«Guardatemi sarò il vostro candidato» di Franco Giliberto

«Guardatemi, sarò il vostro candidato» Alla ricerca di consensi elettorali con le fotografie a colori sui tabelloni «Guardatemi, sarò il vostro candidato» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Il patrono, della psicanalisi italiana Cesare Musatti racconta che in questi giorni, come tutti, sta trovando fra la posta decine e decine di foglietti che propongono pubblicità elettorale. «Slamane, tra le foto di candidati infilate nella mia buca delle lettere, mi ha colpito quella di un signore ritratto con il Castello Sforzesco atte spalle. Ebbene, rispetto alla possanza del castello, quel signore ci fa una ben magra figura», sostiene Musatti; e introduce un abbozzo di analisi su quelle persone, appartenenti a vari partiti, che si fanno stampare la foto sui volantini oppure occhieggiano dal manifesti nelle strade e nelle piazze, in vista del 12 maggio. Il fenomeno della grande fotografia a colori, una specie di gigantesca carta d'identità stampata e affissa in pubbli¬ co per accattivarsi simpatie elettorali è molto evidente in tutte le città. Lo psicanalista, l'antropologo, 11 sociologo possono trarne qualche interpretazione? Musatti sostiene che si, qualche cosa si può dire: «Dovrebbe esser chiaro a tutti che si tratta di una forma di esibizionismo, anche se è funzionale alla logica delle elezioni. E l'esibizionismo è un tipo infantile di comportamento. Si dirà: ma i candidati ette si presentano con la propria grande foto-manifesto a colori non sono bambi-'.i ni! E' vero. Quanti sono però gli adulti che nelle parti profonde detta loro personalità conservano propensioni bambinesche? Comunque sono convinto, al di là d'ogni altra considerazione, che presentarsi in quel modo agli elettori non serva a nulla». Lo psicanalista soggiunge che sono passati i tempi in cui, dall'esame di un volto, si' poteva arbitrariamente cercar di dedurre quale animo avesse un individuo: «Lombroso non abita plU qui». Ovviamente è dello stesso avviso Mario Portigliatti Barbos, docente di Antropologia criminale a Torino, che garbatamente rifiuta di «prender le misure» alle facce che compaiono in questi giorni sui manifesti. «A'o, il modello fisiognomico è assolutamente da scarta- ' re — dice Portigliatti —, non '■ sarebbe di buon gusto. D'ai-\ irò canto, tra i politici già affermati in campo nazionale, a voler cercare le orecchie a punta o gli aspetti batraciani (ossìa di rana, ndr) non la si finirebbe più». Invece senza *mininuimente criminalizzare l'immagine», ' come l'antropologo esclude che si debba fare, qualche notazione non specialistica può riguardare i candidati e le, loro pubbliche fotografie a colori: «Sono tutti eleganti, ben pettinati, con la cravatta a posto, probabilmente anche i loro calzini sono intonali alla cravatta. Appaiono ben puliti, taluni abbronzati; e non importa se la tintarella è di montagna o del terrazzo di casa. Quel che conta è l'aria di efficienza. Mi pare di ravvisare un'intensione comune a tutti, quella di dimostrare virilità manageriale, salute fisica, capacità di riuscita. Colgo una specie di amèricanlzzazione del programma pubblicitarioelettorale». Secondo il direttore del dipartimento di Sociologia del-1 l'Università di Milano, Alberto Martinelli, questo tipo di propaganda elettorale «ha, un'efficacia vicina a zero». Quale vantaggio può portare a molti candidati l'abbinamento del loro volto, sconosciuto, con il loro nome anch'esso sconosciuto? « Un raddoppio d'oscurità — sorride il sociologo — anclie se bisogna tener conto di un elemento in queste forme americanizzanti di pubblicità, che paiono estremamente ingenue: taluni candidati magari sanno die non verranno mai eletti, ma pensano alla possibilità di una ricaduta del loro sforzo propagandistico in altri settori. Pensano di acquisire comunque una certa notorietà». Per l'ennesima volta va riconosciuto che la pubblicità è l'anima del commercio? «Oltre a questo — dice Martinelli — non escluderei che qualche candidato di buon nome o senza fama si sia deciso al manifesto-fotografia con questo pensiero riposto: io esibisco la mia faccia per le strade, perette è onesta, perché nessuno l'ha mai vista prima sui giornali o alla tv, nei resoconti degli scandali». Franco Giliberto

Persone citate: Alberto Martinelli, Cesare Musatti, Lombroso, Mario Portigliatti Barbos, Martinelli, Musatti, Portigliatti

Luoghi citati: Milano, Torino