L'uragano Simac e la piuma Scavolini
L'ungano Sima€ eia piuma Scavolini BASKET Travolgenti Carroll e compagni nella prima finale scudetto: 93-71 L'ungano Sima€ eia piuma Scavolini A Milano non c'è stata lotta - Domani a Pesaro finisce il campionato se Sacco non escogita qualche mossa tattica DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Alla fine, mercoledì sera, 11 più contento cU tutti era Dldo Guerrieri. «La l'era finale scudetto l'abbiamo giocata e persa noi, di poco, contro Carroll e socU aveva sentenziato l'allenatore della Berloni. Simac e Scavolini, nel primo round sotto il Tendone ribollente, hanno fatto di tutto per dargli ragione. Non c'è stata partita: Pesaro una piuma, Milano un uragano, In mezzo minuto si è capito chi era 11 padrone del vento e chi ne era in balla. Facile analizzare l'accaduto, meno facile capirne i pei^ig e. trarne convincenti próle^èj.per il ritorno di domani a Pesaro. Mercoledì la Scavolini è andata in campo con l'atteggiamento della vittima predestinata. Ci si aspettava una squadra incompleta (Silvester), però gasata, concentrata e battagliera, in forma smagliante, trascinata da un solista discusso per tanto tempo e finalmente consacrato da questi playoff (Frederick, naturalmente). Invece, nulla di tutto ciò: Scavolini con encefalogramma piatto, Frederick evanescente, piuma fra le piume, allo sbaraglio. Come sia possibile tentare di arginare l'armata Carroll è già risaputo. L'ultima dimostrazione l'ha data proprio la Berloni: occorre escogitare qualcosa che crei problemi tattici al Super-Simac, colpendolo nel suoi due gangli vitali, la regia di D'Antoni e i canestri di «JB». Primo comandamento: assediare, assillare, isolare D'Antoni a tutto campo e circondare Carroll di braccia, gambe, corpi: poi il resto si vedrà. Chi non ha obbedito a questa legge ha sempre dovuto pentirsene. La Oranarolo, nel quarto di finale al Palando, ha voluto andare in campo contro il Simac a viso aperto, armi pari, faccia a faccia: ne è uscita distrutta. La Scavolini di mercoledì ha ripetuto l'esperimento e l'esito non è mutato. Perché Giancarlo Sacco. 11 barbuto giovanotto dei miracoli, abbia commesso quest'errore è tutto da stabilire. Forse, semplicemente, Sacco ha capito che in tre giorni, con una squadra stanca e scarica dopo la guerra con Caserta, senza Silvester, con gli uomini contati e non propriamente duttili sul piano tattico, non valeva la pena di lavorare a soluzioni ardite. In sostanza, Sacco avrebbe •sacrificato» la prima partita, per tentare il tutto per tutto nella seconda, in campo amico, sperando magari che domani la Giudicante gli renda Silvester (ma è molto difficile, semmai se ne riparlerà per la •bella»). E' una tesi come un'altra: ma come spiegare altrimenti quella marcaturlna di D'Antoni affidata a un difensore tanto poco aggressivo come Frederick? E quel lasciare a Carroll la libertà di un normale «uno contro uno» con un Tillls o un Costa? O quelle zonctte alla camomilla, esposte agli agevoli cannoneggiamenti di Robertino Premier in condizione straordinaria? Premier (8/12 da due. 4/6. da tre), peraltro, ha anche subito tolto ogni poesia a Zani Frederick (4/15 nel tiro totale), Improvvisandosi in inedita versione di difensore decente. Ma quel che è accaduto sotto il canestro del Simac è una semplice conseguenza: solo Zampolini s'è arrangiato gagliardamente, gli altri — massacrati nella loro metà campo — andavano all'attacco con la baldanza di un agnellino che s'affaccia alla tana del lupo. Commento di Franco Casalini, piccolo grande «vice» di Dan Peterson: «Tutto troppo facile. Soìio perplesso. Ricordo la semifinale di due anni fa: noi che vinciamo di venti a Milano, loro die vincono di venti a Pesaro, noi che vinciamo di venti la bella. Della Scavallai iioiic't.ptQpTlo mai. dd fidarsi*.—; ' "' Gianni Menichelli t1cPgttrrpmd Roberto Premier, cannoniere della prima finale: 32 punti
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