Attori e critici a confronto per Enriquez

Attori e critici a confronto per Enriquez UNA FONDAZIONE INTITOLATA AL CELEBRE REGISTA TEATRALE Attori e critici a confronto per Enriquez DAL NOSTRO INVIATO SIROLO (Ancona) — A poco meno di cinque anni dalla morte, che lo colse all'ospedale di Ancona il 27 agosto 1980, il Comune di Sirolo, dov'è sepolto, ha voluto ricordare il regista Franco Enriquez, intestandogli una piazza, inaugurando il rinnovato Teatro Cortesi, dando notizia di una Fondazione di studi e ricerche drammaturgiche intitolata à lui, e radunando quanti lo ebbero amico, compagno e guida nella carriera teatrale. Nel Teatro Cortesi, a picco sul bosco del Conerò che scende ripido e rigoglioso al mare (un gioiello di sala ottocentesca a rotonda, 220 posti, 22 palchi in doppio ordine), sii è discusso delle finalità della Fondazione Enriquez in un dibattito aperto al pubblico. Da parte di attori e critici le proposte non sono mancate. C'è stato chi ha auspicato che la Fondazione ospiti, ogni anno, una «tre giorni» di confronto, franco e aspro se necessario, sulla stagione teatrale appena conclusa: -Di teatro oggi se ne fa anche troppo, è stata la motivazione, ma se ne discute sempre meno, e soltanto a distanza: i critici con le loro recensioni, registi e attori chiusi a volte nella loro stizza. Proviamo, una volta all'anno, a lavare i panai sporchi di casa tutti insieme-. C'è stato chi ha suggerito di accostare, in un ideale laboratorio, anno dopo anno, le esperienze italiane e straniere di giovani scenografi, musicisti di scena, costumisti, drammaturghi, traduttori, tentando cosi un bilancio aperto delle singole componenti del far teatro. C'è stato; infine, chi ha proposto di ospitare ogni anno un grande regista straniero, che illustri in un seminario di varie giornate 1 propri metodi di lavoro e che commenti, registrati su nastro, i suoi più significativi spettacoli. Ma la voce di maggior buonsenso è parsa a tutti quella di Valerla Moriconi, marchigiana di Iesi e compagna per lunghi anni, nell'arte e nella vita, del regista fiorentino,, cui fece conoscere le incontaminate bellezze naturali di Sirolo: -Perché non facciamo della Fondazione Enriquez la sede della prima scuola italiana per tecnici teatrali, direttori di scena, macchinisti, elettricisti? Ce n'è un bisogno enorme nel teatro italiano: e sono diventati rarissimi. Eppure un bravo macchinista è una "stella" in una compagnia, esattamente come il primo attore*. La stessa Moriconi è stata, naturalmente, la testimone più commossa della serata di ricordo e di omaggio a Enriquez, nello stesso Teatro Cortesi affollato al limite della agibilità. Non si è trattato di uno spettacolo, e neppure di una «serata d'onore» per gli amici del regista scomparso, ma di un collage di affettuose testimonianze dal vivo, messo insieme con molto garbo dal più giovane dei numerosi assistenti alla regia di Enriquez, Alessandro Giapponi. Pina Cei, Lele Luzzati, Corrado Pani, Franco Alpestre, Mario Scaccia, Glauco Mauri, la Moriconi hanno delineato con pudore e tenerezza 11 ritratto di un artista entusiasta e impetuoso, capace di slanci generosi e di ire tempestose, sempre pronto a ricominciare, ad ammettere i propri errori, ma inflessibile contro le ipocrisie del sistema. ! Enriquez che nella Cavea di Siracusa fa ripartire Pina Cei dalla prima battuta perché 11 pubblico rumoreggia; o che $1 mette a torso nudo nel gelo della Mandria per costringere Pani a fare altrettanto tyi una,! atlcosa ripresa cinematografica; o che dipinge, pochi istanti prima di andare in scèna, Mauri tutto di verde anilina, dopo essersi scordato di ideare per lui il costume di Càlibano: questi e altri gii aneddoti emersi con sorprendente vivezza dalla memoria dei compagni. Potrebbero far pensare che a Sirolo si sia voluto tentare una rievocazione in chiave pittoresca] dello scomparso. .Erano,,invece, una riprova nell'intenzione di chi ricordava della sua fantasia in perpetua ebollizione, ricca di intuizioni precorritrici. Morto appena a 52 anni, ma con trent'anni di carriera già alle spalle (aveva giovanissimo firmato un Re Lear per Renzo Ricci), Enriquez realizzò la cifra-record di 280 i regie tra prosa, lirica, televisione. -Si è spesso detto che Enriquez andava di frétta, ha voluto precisare Mauri, non è affatto vero: era semplicemente dotato di una straordinaria velocità creativa-. Nel suo turbolento, talvolta contraddittorio trentennio, Enriquez diresse tre teatri stabili (Napoli, Torino per un triennio, Roma) e fondò quella Compagnia dei Quattro (Moriconi, Mauri, Scaccia, Luzzati) che, insieme con quella del Oiovanl di De Lullo-Valli, resta 11 più alto esemplo, per quindici anni, idal 1961 al 1976, di creatività 'nel teatro privato del secondo dopoguerra. In quel trentennio, a fianco di Shakespeare e Goldoni (e bastino due edizioni splendide nel ricordo di tutti, La bisbetica domata e La locandiere), Enriquez apri la sua compagnia e le istituzioni pubbliche al più originale repertorio contemporaneo: Frisch e Durrenmatt, Ionesco e Beckett, Wesker e Stopparci, quando osare in quella direzione era; da tutti ritenuto quasi pazzesco.' «In un anno, ha precisato Giapponi, andarono in scena al Teatro di Roma, da lui diretto, quasi una decina di spettacoli. Franco riuscì persino a far dirigere al suo vecchio maestro, Luchino Visconti, già in sedia a rotelle, una commedia di Pinter, Tanto tetano fa. La prima opera che la Fondazione deve realizzare è una monografia su lui: per comprendere a fondo il patrimonio di idee che ci ha lasciato-. Guido Davico Bonino v di attori Pina Cri, Bruno arino è Valerla Monconi con Franco Enriquez alla prova inino spettacolo

Luoghi citati: Ancona, Comune Di Sirolo, Napoli, Roma, Siracusa, Sirolo, Torino