I viaggiatori della Local History nell'archeologia dell'altro ieri

I viaggiatori della Locai History nell'archeologia dell'altro ieri I viaggiatori della Locai History nell'archeologia dell'altro ieri saranno utili i nomi di strade e piazze: via della Vigna Nuova, via degli Orefici, via degli Speziali, via Mercanti, Piazza delle Erbe, piazza Fontane Marose, Giardino della Cittadella. Nomi che raccontano vicende sociali ed economiche dal Medio Evo ai giorni nostri (uffici e residenze di lusso nei quartieri degli artigiani). E' affascinante la ricostruzione dello sviluppo della città cominciando dai segni ancora visibili del passato, aree archeologiche, porte, chiese, castelli ecc.) per poi consultare libri, mappe, carte e ripercorrere il cammino dalla fondazione (spesso romana, vedi pianta del Centro Storico di Torino) alla crescita nel Medio Evo e nel Rinascimento, all'età industriale e ai giorni nostri. Scegliamo uno degli esempi più facili per abbondanza di opere da consultare, quello di Roma. Per brevità cominciamo dal 1870. La pianta della capitale, pubblicata quell'anno al prezzo di lire una e accoppiata in fac-simile al Calendario-Atlante De Agostini 1985, ci mostra un organismo urbano enormemente diverso da quello di oggi. Sulla riva destra del Tevere a nord del Vaticano e di Castel S.Angelo era la campagna. Alle falde del Gianicolo il solo quartiere di Trastevere, col porto di Ripa Grande. Sulla riva sinistra, Roma aveva i suoi limiti nel verde del Pincio e della villa Ludovisi, del Viminale e dell'Esquilino. Il Foro, il Colos¬ ell'Accademia di Francia a Roma seo, il Palatino, l'Aventino erano fuori dell'abitato. La ferrovia arrivava al capannone di Termini in mezzo agli orti e alle vigne. Roma nel 1870 aveva 244 Villa Ludovisi fu distrutto per far posto ai quartieri che sorgono attorno a via Veneto. I ministeri di via XX Settembre e i quartieri «pie- Là febbre speculala a coinvolse anche la Casa Savoia, col seguito di scandali sopiti e fallimenti clamorosi, di progetti folli per lo sventramento del quartieri to negli anni del trasferimento della capitale da Torino, tra il 1865 e il 1670. In quel breve periodo il Comune si indebitò a tal punto, per facilitare le nuove espansioni (tra i lottizzatori spiccano nomi laniosi: Francesco Crispi. Rothschild. Lamarmora. Tommaseo), da essere costretto a vendere il palazzo municipale. La piazza della Repubblica ha all'origine un episodio vergognoso: era la sede del ghetto fiorentino, distrutto per tirar su palazzi per uffici e alberghi. Oltre 5 mila Israeliti poveri vennero espulsi. In parte finirono nei «prefabbricati» di metallo importati dall'Inghilterra. Oggi si stenta a crederlo Milano era una città ricca di verde. La «pianta della Regia Citta di Milano., 1856. mostra gli orti del Verziere, a breve distanza dal Duomo (la piazza e la Galleria furono ultimate nel 1878). La campagna lambiva il Castello. Il paesaggio urbano era anche un paesaggio d'acqua: si arrivava a Milano sui barconi dei Navigli, poi in gran parte coperti. Il piano del Beruto (1885) consenti la costruzione di nuovi quartieri a Porta Vittoria. Porta Venezia. San Siro, e la demolizione di vaste fette del Centro Storico. Dopo il trasferimento della capitale, Torino lanciò un appello ai capitalisti ita- , halli e stranieri, decantando la sobrietà e la laboriosità dei suoi operai. Fu 1 avvio dell'espansione indu¬ Holliglieriii dell'inizio del secolo in una via del contro di Torino. Fotografili di Mario Cìabinii mila abitanti, compresi 22 mila preti poveri, detti «scagnozzi» e frati mendicanti. Una città rurale e modesta, raccolta attorno ai monumenti trascurati. Ma in pochi anni cambiò aspetto e dimensioni. Finanzieri torinesi, genovesi, svizzeri, tedeschi, inglesi comprarono migliaia di ettari coltivati, a 5 lire il mq, per lottizzare, costruire, rivendere. Il parco della rinascimentali e barocchi. 11 regime fascista ne realizzò alcuni. Il 1930 è memorabile per la distruzione di 5500 vani abitati nella zona di quella che poi fu via dell'Impero. E' del 1936 il progetto piacentlniano per la demolizione del Borgo, conclusa nel 1950 con via della Conciliazione. Firenze, come la vediamo oggi, è 11 prodotto di un terremoto urbanistico avvenu¬ montesi» furono costruiti in gran parte su terreni agricoli che il ministro delle Armi di Pio IX, monsignor De Merode, aveva acquistato con notevole fiuto. Sui prati a nord di Castel S.Angelo venne edificata una nuova città, battezzata appunto «I Prati». Alla fine del secolo Roma aveva già raddoppiato la sua popolazione; i nuovi quartieri soffocavano il Centro Storico. Mario Fazio fatto qualche passo, la guida Invila a voltarsi per osservare la facciata della villa. Una sorpresa aspetta i visitatori abituati alla nudità della facciata su viale Trinità del Monti: nicchie, bassorilievi, fregi e decorazioni ricoprono uniformemente, in uno stile decisamente barocco, le pareti dei tre corpi in cui è composto l'edificio e delle due torrette sul tetto. Per rendersi pienamente conto della posizione splendida occupata da Villa Me-' dici, costruita in modo tale che ogni parte fosse un belvedere, bisogna salire sulla terrazza sopra la galleria delle statue: la cupola di San Pietro, a sinistra, è un punto dell'orizzonte che le costruzioni moderne non sono riuscite a oscurare e il parco di Villa Borghese, a destra, è un'immensa macchia verde.