Semi nobili protetti da brevetto

La formula del supermais: niente norre fra parenti stretti La formula del supermais: niente norre fra parenti stretti Semi nobili protetti da brevetto dove si sono avuti risultati formidabili, il deserto avanza. Alcune fattorie sono ormai circondate da suolo inaridito e inospitale. Gli agricoltori rimangono, desolati, a considerare amaramente l'inutilità delle loro reti di irrigazione governate da microprocessori. Tutto questo avviene soprattutto per quanto riguarda il mais, la cui alta qualità produttiva è protetta dal fatto che sWKTpOSti in vendita ibridi sterili. Le caratteristiche ereditarie sono continuamente ritornite dai produttori di senienti e non si dà mai la più piccola probabilità di adattamenti alle diverse condizioni climatiche e colturali. Questo sementi, sf diceva, stanno diventando causa di Ut) importante «affaire» internazionale. Un poco per le ragioni ecologiche che si sono descritte, molto per via della loro sterilità. Gli agricoltori devono sempre dipendere dai fornitori. Economicamente e praticamente. Cosi non é mai possibile realizzare l'autosufficienza alimentare, tanto importante nel Sud del nostro pianeta. Proprio di questo si è trattato in un convegno indetto dal Centro Intemazionale Crocevia, una organizzazione non governativa che ha per centro di interesse l'aiuto al Paesi in via di svilii imo. LI chiamano «semi della discordia». Nascono non tanto dalla terra quanto piuttosto dalle sofisticate tecniche di ibridazione tra vegetali e persino dall'ingegneria genetica. In generale sono all'origine delle produzioni da record che caratterizzano i progressi più recenti dell'agricoltura, Figli innaturali del regno verde, sono portatori di ricchezza, prosperità, alti redditi. Accolti con gioia dai moderni .manager» della rivoluzione industriale, sono anche molto esigenti: ■hanno gran sete d'acqua, vogliono che in essa sia bene disciolto un accurato cocktail dì sali minerali, non sopportano, per via dell'imperativo di elevata produttività, che altre piante si pongano in concorrenza o che le mandibole d'un insetto vadano a ferire i loro turgidi tessuti. E allora é necessario spendere in meccanizzazione, pesticidi, fitofarmaci. L'insieme delle operazioni da svolgere su vasta scala fase per fase è cosi complesso che diventa necessaria l'assistenza di computer. E. quando le condizioni ambientali sono o divengono incompatibili con questo anello che s'avvita senza fine, il ciclo artificiale si spezza. Già oggi, in 'aste aree della Corn Belt americana. tante sfaccettature che lo rendono più complesso di quanto possa sembrare: le piante di mais costrette all'autofecondazione ripetuta perdono vigore e producono quindi poco seme. Inoltre al momento dell'incrocio .la pianta che deve produrre il seme e quella che deve fornire il polline vanno coltivate vicine, per cui solo una parte della superficie coltivata sarà produttiva. Infine è necessario che la pianta che produce il seme venga privata della capacità di produrre polline. Il primo problema veniva risolto un tempo con gli ibridi doppi, che consistono in un primo incrocio fra due coppie di piante ed in uno successivo fra i due ibridi semplici. In questo modo l'eterosi si attenua un po' attraverso il secondo incrocio, ma la produzione finale di seme è molto maggiore. Ora ci sono altri modi per produrre a basso costo semente di ibrido semplice. Si è scoperto, ad esempio, il carattere della maschiosterllità, che comporta l'incapacità della pianta di produrre polline fertile. Si sono anche messe a punto delle macchine per la meccanizzazione dell'emasculazione (l'asportazione del pennacchio dall'apice della pianta), riducendo cosi i costi di produzione della semente. LA superiorità delle sementi ibride dì mais è oggi accettata da tutti, ma all'inizio di questo secolo, quando Shull e East pubblicarono 1 risultati delle loro ricerche sulla depressione da inbreeding e l'eterosi, forse neppure il mondo della scienza si rendeva conto che si stava preparando una vera e propria rivoluzione verde. Se prima una buona varietà locale coltivata in ambiente idoneo e con le tecniche più adeguate poteva dare 40 o 50 quintali per ettaro di granella, oggi, con l'aiuto dell'irrigazione, si superano ampiamente i 100 quintali per ettaro e in prove di produzione ufficialmente controllate si sfiorano i 200. Il merito di questo sensazionale salto di produzione va alla ricerca genetica applicata. Il mais è una specie allogatila, una specie cioè in cui la fecondazione è incrociata: il polline prodotto da una pianta non feconda gli ovuli della stessa pianta ma, trasportato dal vento o dagli insetti giunge su quelli di piante vicine. Il continuo incrocio tra individui è favorito nel mais dalla separazione «fisica» tra i fiori maschili che stanno in cima alla pianta (il cosiddetto pennacchio) e quelli femmi-' nili che stanno più in basso sulla spiga (impropriamente detta pannocchia). Se costringiamo una pianta di mais ad autofecondarsi. impedendo ai fiori femminili di ricevere polline da altre piante e fecondandoli invece con il polline della stessa pianta, assisteremo nelle generazioni successive (le piante nate dal seme prodotto alla fine di un ciclo) alla «depressione da inbreeding-, un fenomeno che interessa anche l'uomo. Infatti l'unione tra parenti stretti, quindi con corredi genetici slmili, non è consigliabile in quanto espone al rischio di caratteri indesiderabili, Proseguendo nell'autofecondazione del mais, si possono però eliminare nelle successive generazioni gli individui che manifestano caratteri negativi e ottenere, dopo 5-6 generazioni, un materiale «depresso» ma ormai abbastanza stabile nel suo aspetto. Se poi si fanno incrociare due piante che derivano da questo processo preliminare, si assiste nella loro progenie a una vera e propria esplosione di vigore vegetativo e produttivo, la cosiddetta «eterosi.., fenomeno che non si verifica invece (o si verifica in modo molto attenuato) nelle specie autogame come il frumento, che normalmente si riproducono per autofecondazione. Ovviamente il problema presenta tanti aspetti e S Sete" Tutolo ' ' Brattee Peduncolo Paolo Itola versità viene pagata nelle diverse regioni, secondo gli ecologi, al grave prezzo di una terribile instabilità ambientale. Allora il deserto avanza: non a caso tanto nel Nord che nel Sud planetario. Ma c'è qualcosa che preoccupa ancor più gli esperti dei Paesi in via di sviluppò: le materie prime per le operazioni di selezione artificiale, ibridazione, manipolazione genetica derivano proprio da queste regioni. Esse ne sarebbero dunque espropriate. Le loro collettività agricole sarebbero poi costrette a importare sementi, con csborso di valuta pregiata che ne aumenta i livelli già intollerabili di indebitamento. Accade, allora, con 11 materiale ereditario, lo stesso fenomeno che si realizza, in modalità diverse, con la gomma, il rame, o il petrolio. Qui. però, ci si trova di fronte a un fatto nuovo. E' Una rete internazionale di organizzazioni analoghe da due anni esegue una istruttoria accurata sull'argomento, tenendo aggiornati, sull'urgenza del problema, i governi e le agenzie internazionali che si dedicano alla coopcrazione per lo sviluppo. Il problema più urgente é la conservazione del plasma germinale (cioè del complesso di caratteri ereditarii presente sul pianeta. Sembra paradossale: tutti sanno che il panda va protetto, che le aquile vanno difese, che numerose specie di fiori sono minacciate d'estinzione, ma pochi sono al corrente che molto più ingente e vasto è il processo di riduzione delle specie vegetali coltivate, delle razze locali oggetto d'allevamento tradizionale, delle varietà un tempo usate in agricoltura e nella semplice economia di raccolta. La «caduta- di questa di¬ possibile che un gruppo economico possa detenere, a proprio esclusivo beneficio, non tanto dei materiali quanto «il» materiale ereditario di una varietà vegetale? E' lecito il regime di brevetto e di protezione delle modalità d'uso di una semente, anche se questa è stata elaborata, con un certo costo, nei laboratori di una impresa multinazionale? Il problema è nettamente giuridico, filosofico. E politico, nel senso più tradizionale di questa parola ormai molto inflazionata. Certo, appare molto più equa, umana, giusta l'opzione e l'obiezione di molti Paesi del Sud: che almeno il DNA sia e resti una risorsa di pubblica e universale utilità. Una sorta di «cosa di nessuno» perché tutti la possano adoperare nel tempi e nei modi ecologicamente e socialmente più oppor- tuni Ettore Tibaldi

Persone citate: Ettore Tibaldi, Paolo Itola, Shull