Rischiosa rotta per l'America con clessidra e astrolabio

Rischiosa rotta per l'America con clessidra e astrolabio Rischiosa rotta per l'America con clessidra e astrolabio Igrandi viaggi «nel mare Oceano» hanno rappresentato alcuni secoli fa l'equivalente dei viaggi spaziali attuali. Vi era allora però una sostanziale differenza: non si era ancora sviluppato il metodo galileiano e si contava più sulla benevolenza divina che su Osservazioni obiettive. . Le preoccupazioni attuali di dotarsi di tutte le attrezzature più sofisticate erano qualcosa di secondario rispetto a un buon rito propiziatorio e all'osservanza di tutte le regole e consuetudini: sui velieri, specie se navigavano in acque sconosciute, venivano svolte brevi funzioni religiose al mattino e alla sera e ogni mezz'ora, «al volgersi dell'ampolletta», il mozzo non mancava di cantare le lodi del Signore. Ma proprio questo volger dell'ampolletta ogni mezz'ora con una certa solennità, svelava una delle preoccupazioni più sentite dal capitano: conoscere l'ora esatta. L'ampolletta, sino alla fine del 1500 era l'unico orologio di bordo: un «reloj da arena» cioè una clessidra, in genere costruita dai mastri vetrai veneziani, che si vuotava nel tempo esatto di 30 minuti. Il far cantare una pre- eiietto della rotazione terrestre, tutti i meridiani passano sotto il Sole. Con una semplice proporzione si trova che. se 360 gradi passano in 24 ore. in un'ora passano 15' e un grado passerà ogni 4 minuti. Basta misurare l'ora esatta del luogo in cui ci si trova e avere un orologio che ci dia l'ora esattadel porto di partenza per poter calcolare la longitudine. Ma al tempo della scoperta dell'America si faceva navigazione stimata e soltanto durante il terzo viaggio di Colombo si cominciò a misurare lo spazio percorso con il solcometro a barchetta, oltre che il tempo con la clessidra. Si gettava il solcometro, che praticamente nell'acqua si ferma, facendo sfilare la corda (sagola) alla quale e attaccato. Si rovesciava quindi la clessidra e si contavano i nodi di sagola che erano passati. In tal modo si otteneva direttamente la velocità, infatti la distanza fra nodo e nodo era di 14,62 metri (lunghezza di sagola scorrente in 30 secondi alla velocita di un miglio all'ora, cioè per l'appunto un nodo). Tenendo quindi conto della velocità e della rotta si stimava il punto in cui ci si trovava. Kicostru/ione della «Santa Maria», la caravella di Colombo ghiera dal mozzo incaricato di rovesciarla, era senz'altro un modo di ricordare quanto una buona navigazione dipendesse dalla Provvidenza, ma anche un buon metodo per controllare che il mozzo non si fosse addormentato: lo stesso Colombo non fu affatto tenero con un mozzo che si lasciò prendere dal sonno e trascurò questo suo dovere. La necessità di conoscere il trascorrere del tempo derivava dall'uso di calcolare la «lunghezza» percorsa dalla nave nelle ventiquattrore in base a quella che la nave riusciva a percorrere in un'ora. In effetti conoscendo l'ora esatta sarebbe anche stato possibile ricavare la longitudine, in quanto la rotazione della Terra è correlata con il trascorrere delle ore. Ogni giorno, cioè ogni 24 ore. per e certe culture fiorite a Nord delle Alpi, nel Vallese e nella regione del Danubio dall'Austria all'Ungheria. La tomba che proprio in questi giorni sta venendo alla luce risulta contemporanea delle prime necropoli europee. Chi erano gli uomini neolitici che vivevano sulle colline camune? Da dove venivano? Quale cultura avevano sviluppato? Com'era una loro giornata-tipo? «Esiste un'archeologia del gesto — spiega Fedele —. Certi strumenti, armi o stoviglie che siano, consentono quasi di sorprendere queste popolazioni preistoriche nell'intimità della loro vita quotidiana. In base a ciò che noi qui abbiamo portato alla luce possiamo immaginare queste genti vestite di pelli ma anche di tessuti vegetali e di lana. Dovevano vivere in piccole comunità di 50-100 individui, probabilmente cacciavano soprattutto cervi e piccoli mammiferi, allevavano buoi e maiali, praticavano una rudimentale agricoltura fondata sulla conoscenza di alcuni cereali, cucinavano su un focolare domestico. I carboni e i resti vegetali che abbiamo trovato, tra l'atro, consentiranno una precisa datazione radiocarbonica». Il popolamento delle Alpi nel paleolitico e poi nel neolitico è un problema affascinante. Oggi circa il 12 per cento della popolazione mondiale vive in ambienti montani. Ma la montagna fu uno degli ultimi ambienti colonizzati dall'uomo. Quasi sempre le tracce degli insediamenti più antichi sono state cancellate dalle ricorrenti ondate glaciali. Soltanto negli ultimi 75 mila anni, corrispondenti alla glaciazione Wurm, sono state riconosciute venti pulsazioni dei ghiacciai, ognuna delle quali può essere stata un colpo di spugna sulle fragili tracce dell'uomo paleolitico alpino. Ma da 10 mila anni a questa parte il clima postglaciale è sialo di una mitezza insolitamente favorevole all'espansione dell'uomo. Nonostante ciò le scoperte di insediamenti neolitici alpini sono ancora rare e casuali. «Un aspetto nuovo del nostro scavo — chiarisce Fedele — consiste anche in questo: nel fatto che il nostro è uno scavo "mirato", fatto in un silo scelto a tavolino In base a considerazioni scientifiche e non grazie a qualche fortunato affioramento». C'è qualche rapporto tra il ritrovamento BC-3 e le celebri incisioni rupestri della Val Camonica? e della Val Camonica

Persone citate: Vallese, Wurm

Luoghi citati: America, Austria, Ungheria