Non c'è più vento per le vele del dinghy

Noif i?è più vento per le vele del dinghy Noif i?è più vento per le vele del dinghy ce romana lavora in profondità dentro i personaggi e i rapporti che li legano, ma senza alcun accenno di analisi psicologica. E l'effetto è quello di un punteruolo die riga una vetrata luminosa. Due coppie sposate con figli, Giulio e Irene, Michele e Luisa, a cui si aggiungono la sorella di quest'ultima. Marta, e il fratello, Checco, affermato critico letterario di Milano, trascorrono una va¬ «Hagi>> di Uris, l'autore di «Exodus» Poesie di Becchis QUOTIDIANAMENTE la cronaca ci racconta gli eventi rovinosi che affliggono il Libano, conteso dalle numerose fazioni arabe che si combattono forse solo per il piacere del massacro, secondo un'antica tradizione tribale. Queste le cause che hanno trasformato il Libano in rovente campo di battaglia, e l'intero Medio Oriente in una polveriera che esplode a rate, minacciando un apocalittico finale. Perché, e da che è nata tanta voglia di morte? Il dominio, certo, è una delle molle che spingono le popolazioni arabe a scannarsi a vicenda, ma non è Torse la più importante, altre ragioni devono essere cercate per comprendere la ultrasecolare, sanguinosa battaglia che i popoli arabi combattono l'uno contro l'altro. Una causa di questa sorta di maledizione che grava sull'Islam la spiega Leon Uris. esperto di cose del Medio Oriente, in un libro che è insieme testo storico e romanzo. Egli parte da lontano, dal momento in cui i Rothschlld acquistarono terre in Palestina e le affidarono ad ebrei, prima ancora quindi che Herzl desse vita al fenomeno del Sionismo ed alla formazione dello stato israeliano. In «Hagi», che significa «colui che è stato alla Mecca», lo scrittore si pone dalla parte degli arabi per comprendere come poche centinaia di ebrei siano riusciti a sconfiggere milioni di arabi. Gli ebrei, d'accordo, erano più abili ed organizzati, seppero condurre la guerriglia contro gli inglesi che Impedivano il loro accesso in Palestina (Urls è anche autore di -Exodus-, che fu un best seller) con sagacia ed elasticità, ma il segreto della loro vittoria, più che nella propria supremazia militare, consiste, secondo l'autore, soprattutto nell'incapacità degli arabi a ra del non esistere) una materia verbale volutamente casta e scabra, quasi incolore, come per una scommessa di non figuratività, una calcolata e fruttuosa rinuncia a qualsiasi facile suggestione visiva. Bàrberi Squarotti sottolinea con precisione, in questo senso, il «ritmo raggrumato, e i versi i lucidissimi, disseccati» che caratterizzano la poesia di Becchis sul piano formale, in coerenza con la «concentrazione concettuale» e la «dura moralità» (sono ancora parole di Bàrberi) che ne formano la sostanza e il decoro. Non si pensi, tuttavia, a una poesia esclusivamente gnomica: se questo è, senza dubbio, il registro che prevale, non mancano momenti di più vasto agio descrittivo o addirittura narrativo, nei quali la sillabazione asciutta e severa di Becchis si apre a pungenti e agili movenze di parlato; si vedano, per un esempio perspicuo, gli «Incontri con Venezia», a mio avviso le pagine più felici e godibili — degne di ùn Tessa, di un Noventa — dell'intera raccolta.

Persone citate: Becchis, Hagi, Herzl, Leon Uris, Noventa, Squarotti, Uris

Luoghi citati: Libano, Mecca, Medio Oriente, Milano, Palestina, Venezia