Mastro Titta boia e artista

Mastro Titta boia e artista Mastro Titta boia e artista . ~K JT ASTRO Titta, è ti \\/\ un'espressione ■ "*mprowrbfale''pisr i| romani. Cosi, confidenzialmente, battezzano ogni carnefice: ricordo di un -Mastro Titta- veramente esistito. Si chiamava Giambattista Bugatti. Esercitò il mestiere di boia nella Roma papale per sessantotto anni, dal 1796 al 1864. Tra un'esecuzione e l'altra, faceva il verniciatore di ombrelli. Ma è sul patibolo che si rivelava un autentico artista: «In ogni genere di supplizio, mazzola, squarto, forca, ghigliottina, mostrò sempre uguale abilità. Quale dlffe- nali, le torture, i patiboli. Grazie ai minuziosi resocon4bEr*&>tt&l4fi3 ^nche la presentazione ài ogni condannato: età, professione, delitto, tipo di pena. Intorno ai protagonisti, la folla. Gente che veniva da lontano per assistere allo, spettacolo. Padri che davano ai figli uno schiaffone ammonitore nel momento fatale. Popolani, borghesi, nobili, preti, ladri: tutti mescolati nella piazza del popolo col naso all'insù. Tra loro non mancano spettatori d'eccezione: Lord Byron, Massimo d'Azeglio, Cìiarles Dickens. g, 1, s. L5 INCONTRO d'un . regista con un altro w. reglsta-'è^emprp interessante, spesso stimolante, a volte curioso. Perché alla base del loro rapporto c'è un amore e una conoscenza del cinema che in larga misura 11 unisce, anche al di là delle differenze reciproche, del gusto e della cultura. Chi non ricorda l'incontro di Truffaut con Hitchcock, che diede origine a un libro esemplare, ristampato recentemente in Italiano in una nuova edizione accresciuta (F. Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Pratiche, pp.... 315. L. 22.000)? E l'Interesse e la curiosità nascono proprio dal fatto che a parlare di cinema sono due «addetti ai lavori», e le analisi che essi possono fare di questo o quel film sono calate in una dimensione «professionale, che le libera da ogni Incrostazione critica troppo accademica, o intellettualistica, o anche semplicemente alla moda. Soprattutto quando, come f nel caso del libro su John Ford scritto dalregista inglese Llndsay Anderson, esso è -la testimonianza di un entusiasmo e di un'ossessione che durano da più di trenfanni- (come scrive Anderson nella sua prefazione). m Ci troviamo, di fronte a un testo clie si presenta come una sorta di collage di Incontri diversi, di approcci critici eterogenei, di analisi illmiche e di proposte interpretative (accompagnate da non pochi strali contro la «nuova» critica fordiana, soprattutto anglosassone) che si collocano in una prospettiva certamente stimolante, ma forse un poco deludente. Intendiamoci. Anderson non è Truffaut, né Ford è Hitchcock; e soprattutto questo libro non e il frutto Ufi. .«rl-^iiH yAl{f Ancora Etruschi Si allunga in libreria l'elenco dei titoli dedicati agli Etruschi. Tra le novità uscite in queste ultime settimane c'è -L'arte degli Etruschidi Mario Torelli per Laterza (pp. 354, L. 45.000): l'opera integra e sviluppa la -Storia degli Etruschi- dello stesso autore, edita nell'Sl. Lavorazione dei metalli e ceramiche, pittura e scultura, architettura e urbanistica: attraverso queste diverse forme dell'artigianato prima e dell'arte poi, Torelli ripercorre cultura e civiltà del popolo etrusco lungo dieci secoli. renza — scrive un cronista dell'Ottocento — dai carnefici romani del tempo precedente!». Nel libretto di Livio Jannattoni Mastro Titta (Lucami, pag. 187, L. 16.000) c'è la storia della sua lunghissima vita; e anche del suo tempo e della sua città. Roma, raccontata attraverso i tribu¬ Una storia a fumetti

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