Kraus? Un anarchico che sapeva dispiacere a tutti

Kraus? Un anarchico che sapeva dispiacere a tutti Kraus? Un anarchico che sapeva dispiacere a tutti E' l'«ammore» che rovina il camorrista Knepler, gli ho posto alcune domande. — Ho letto che a Vienna esiste una Karl-Kraus-Gesellschaft, ma deve trattarsi di un errore, perché io non sono riuscito a trovarla. .E difatti non c'è. Si tentò di fondarne una subito dopo la guerra, ma il progetto aborti*. — Lei lo ha conosciuto. Com'era, in realtà, nella vita? -Era un uomo piuttosto notturno. Lavorava di notte e anche di notte coltivava le relazioni sociali*. — Era ricco? .Benestante. Suo padre aveva una fabbrica di carta, i cui uffici si trovavano nella Mahlerstrasse. Durante il nazismo la targa, nonostante il nome ebreo, non fu toccata. E' scomparsa solo alcuni anni fa*. — Perché non fece il militare? .Fu riformato. Era un po' gobbo, anche se si sforzava, per orgoglio, di camminare diritto. Era di media statura e vestiva all'antica». — Com'è visto, oggi, in Austria? • C'è una élite della vecchia generazione che lo ama, ma l giovani se ne disinteressano. Va anche detto che egli fece di tutto per crearsi dei nemici e per non farsi amare. Del resto è troppo difficile per essere popolare*. — C'era molta gente a sentire Kraus quando leggeva o recitava? .Leggeva soprattutto nel Mittlerer Konzerthaussaal, che ora si chiama Mozartsaal. Potevano esserci an¬ Karlun dO. K che mille persone*. — Un grande successo, dunque. •Se vuole, si». — Si può parlare di una filosofia di Kraus? .Assolutamente no. Era soprattutto un uomo religioso o etico. Per lui l'etica era solo una norma assoluta di vita. Non nel senso di Kant o di Schopenhauer, bensì nella tradizione dei profeti del Vecchio Testamento, i quali erano tutto tranne che filosofi, anzi non erano neppure teologi*. — Ma Kraus parla di Schopenhauer. «Quello che lo legava a Schopenhauer era l'amore per la lingua tedesca e non la filosofia come tale. Kraus non aveva una testa filosofica*. — Quali altri autori amava? Hegel, forse? • Hegel proprio no. E neppure Schelling e Fichte. Per lui erano solo nomi. Di Kant lo interessava l'etica. Respinse Nietzsche: l'amore dei viennesi per le cerimonie di questo tipo, immagino che ci fosse molta gente. «Ce n'era poca, invece, e nessuna rappresentanza ufficiale*. — E dov'erano le centinaia di persone che andavano ad ascoltarlo quando recitava? «Molti si erano allontanati da lui, perché parteggiava per Dollfuss. Quindi era malvisto dalla sinistra. Quelli di sinistra credevano che egli fosse un loro uomo, ma non era così. Insomma Kraus, negli ultimi tempi, era un isolato». — E' possibile parlare di un'idea politica di Kraus? *No. Tutt'al più lo si potrebbe definire un conservatore anarchico o un anarchico conservatore. Come Prezzolini. E non dimentichi che alla sua rivista "Die Fackel" (La fiaccola) collaborò perfino Houston Stewart Chamberlain, il noto razzista che sposò una figlia di Wagner». — Come morì? .Era molto malato, anche perché fumava come un demonio. Era sempre alla scrivania e quando si alzava non riusciva neppure a leggere l'ora segnata dal suo orologio a muro. Fra l'altro, era molto miope. Un ciclista, un giorno, lo urtò ed egli cadde vicino a casa. Ma non fu questa la causa della sua morte, avvenuta parecchio tempo dopo. I giornali ne parlarono, moderatamente. Uno scrisse: "La stampa abbassa le armi dinanzi al suo più grande nemico"». Anacleto Verrecchia MILANO — La «Vita di Raffaele Gallo», autore Carlo Castellaneta, resta da settimane al primi posti nelle classifiche di vendita (Rizzoli, pp. 248. L. 18.000). E' un romanzo d'amore e crepuscolo; ha tutto per piacere. Un boss malavitoso, napoletano immigrato da tempo a Milano, trapassa lo zenith della propria esistenza, rapidamente: un amore nuovo lo ringiovanisce e lo stronca: l'emozione impossibile di ricominciare la vita si accompagna ai primi brividi del tempo passato. Culmine e discésa, insomma, lungo-breve viaggio tra passione e consapevolezza, entrambe finali. Cosi Raffaele Gallo, esperto e matuto .sciupafemmene», ne esce sciupato. E la sua stessa esperienza di camorrista arrivato gli serve solo a riconoscere il sostituirsi, irreparabile, di nuovi metodi più crudeli e barbari. Cosi la vecchiaia, sempre, si misura sulla giovinezza altrui: e la storia degli uomini si ripete, incessante. Una malavita d'amore, dunque, proprio come usava nei racconti di una volta: il vento del golfo su via Caracciolo, e gli odori di cherosene ed alberi bagnati qui a Milano. E non mancano, nemmeno, i refrains delle vecchie canzonette, da .distrattamente pienzi a me», a .sto' patto 'e sangue nun aggio scordato», fino all'invocazione finale: .scetaieve guaglione e' malavita». Che rimane cosi, bello e inutile su un cielo tanto mutato. E' una elegia, un travestimento autobiografico, un romanzo di cronaca? Karl Kraus in un disegno di O. Kokoschka — E Lichtenberg? Dovrebbe avere preso da lui più di quanto non dichiari. .Lo amava molto, infatti. Però ci sono differenze essenziali. Se vogliamo adeguarci alla moda e metterci a storicizzare anche noi, possiamo dire che Lichten-' berg era al culmine dell'illuminismo, Kraus alla fine. Ed era deluso dell'illuminismo.. — Quali erano i suoi rapporti con le donne? .Fu molto amico dell'attrice Kalmar. Ma la sua eterna fidanzata fu la contessa cecoslovacca Sidonie Nadìierny von Barotin, la quale ebbe anche una relazione, per un certo tempo, con un conte romano. Probabilmente fu proprio tramite la contessa che egli fece il tentativo di mettere pace tra l'Austria e l'Italia prima che scoppiasse la prima guerra mondiale. Kraus si recò a Roma per questo scopo*. — Lei assistette anche ai suol funerali. Conoscendo non mi piacciono i "letterati". Scrivo perché ne ho voglia. Ed è una sofferenza, un vivere, che mi piglia ogni volta: per Raffaele Gallo dal novembre '81 al novembre '84. Tra un libro e l'altro non so dove vado. Racconterò una storia mia? Sarà un'altra storia di una sconfitta? Sconfitti, difatti, il mio commissario di Salò di Notti e nebbie, il brigatista di Ombre. Sempre perdenti; come se, in chi perde, ci fosse più poesia, più umanità». E perde, anche se non vogliamo anticipare niente ai lettori prossimi, anche codesto nuovo personaggio ch'è Raffaele Gallo. Non foss'altro che la sua vecchia eleganza di guappo a passeggio per Buenos Aires, che a Milano è il Corso dei meridionali tro¬ Tutte le cose, sembra. Castellaneta è scuro, tenero e vivace come un meridionale. Ma è cresciuto a Milano, dove per lui «ogni strada, ogni facciata mi raccontano, vogliono essere raccontate». Raffaele Galle gli somiglia? • E' un personaggio retro — risponde — sentimentale In una realtà che, nella malavita, ha assunto semmai un modello siculo; senza cioè la sensibilità napoletana all'amore; al sentimenti. Io sono di origini pugliesi, e questo vuol dire vicinanza emotiva a Napoli, nel meridione. E Napoli e Milano sono le uniche citta, in Italia, che stimolino qualcosa nel raccontare. Vita vissuta? Ma lo ho sempre usato la letteratura come vita, e viceversa; non mi piace considerarmi un letterato,