Caro diario ti mando a un concorso

Gli italiani si confessano: un piccolo Comune lancia una «banca dei ri Gli italiani si confessano: un piccolo Comune lancia una «banca dei ri cordi» &£% Caro diario ti mando a un concorso A Pieve Santo Stefano arrivano pacchi di memorie, giornali intimi, epistolari - C'è anche qualche scorcio di storia: dagli scritti di un ufficiale di Francesco Giuseppe alla lettera di un prigioniero di Menelik - Oscure esistenze allo specchio: le scoperte di una scolara dodicenne e l'autobiografia di un carrettiere scoppiettante registra i suoi stupori. Ha scritto: ■ La lucertola è furba, se tenti di prenderla ti lascia la coda Oppure: -Quando tornavo tardi da scuola, ed era caldo, mi mettevo alla finestra a MiMm/io Elisabetta Rasy racconta la giovane di Lisieux colare: dalla nascila, attraverso il nascondiglio del convento: al «ricongiungersi con la propria parte morta», alla morte, la cui immagine riporta a prima della nascita. Il libro è resoconto caldo, scandito da ritmi esatti e senza pause, di un viaggio graduale ma rapido verso il nulla e il suo abbacinante paradiso; verso l'acquietamento che cancella, che scioglie il legame con la materia. E la Ra^' riesce, parlandoci di un'anima, ad aprire spesso l'ascolto sul linguaggio della materia, attraverso la sensibilità del personaggio, che del corpo tende soprattutto a cogliere I limiti e gli impacci, l'inettitudine e la provvisorietà. L'itinerario inarrestabile e sottilmente compiaciuto, eroicamente assurdo di Teresa conosce una sola direzione, quella che porta, nel desiderio sublime della perdita e dell'assenza, dal mondo e dal creato al tutto-nulla e alla perfezione dell'increato. La bellezza di questo personaggio sta proprio nella luce del suo abbandono, nella sua capacità di leggere nella materia e nella vita ciò che all'occhio comune non appare ma che internamente si agita, nel rifiuto di ogni atteggiamento costruttivo o protagonistico (o anche soltanto attivo) per -conservare l'infanzia, la posizione filiale, per appartarsi dall'ingegneria della storia». £ guardare quel compiccilo: era vuoto e silenzioso. Si sentiva solo il plinch plineh dell'acqua che cadeva dentro una botte arrugginita. Ora costruiscono. Solo un alberello è rimasto...-. qualcosa per gli altri, invece era meglio non più parlare di queste cose-), i Lager sono alcuni motivi dominanti di queste memorie impastate più di dolore che di stile. Uno scampato da Mauthausen ha consegnato i suoi schizzi, tragedie affidate alla matita e accompagnate da frasi come questa: -Noi pezzi di ricambio siamo ancora vii'i». E' un coro di voci che finirà nella «banca dei diari». Un contributo alla storia minore degli italiani, un cumulo di esistenze oscure catalogate in scai-, fali. La scadenza per il premio quest'anno è il 25 aprile, ma la raccolta proseguirà. A Pieve Santo Stefano i commissari addetti alla lettura si ritrovano intorno a un lungo tavolo. Leggono: discutono, si appassionano; e mentre luori fa buio si domandano: ma perché uno scrive un diario? Per afferrare meglio la sua vita, per parlare con se stesso, per rivelarsi poi agli altri? Una risposta, una sola e definitiva, non l'hanno trovata. Ernesto Gagliano 11 dramma, la difficoltà di intrecciare rapporti quotidiani, compare invece nelle lettere di una donna di Bologna con il marito che si droga e finisce in carcere. Missive che rivelano il tentativo di tenere insieme con dignità, e un accanito amore per la vita, i fili che si spezzano. Lei scrive alla madre, al marito (disposta ad aiutarlo, ma con la giusta pretesa che anche lui si sforzi di uscire dall'abisso), al padre morto da anni: «Si, tu sei morto, ma per me sei i?i un altro luogo, come se tu fossi dietro l'angolo-. Lo specchio dolente di un'intimità familiare. Un'altra esperienza è raccontata da un giovane, sopravvissuto a un incidente d'auto e a 20 giorni di coma: -Era come vivere in una realtà trascendentale-. C'è anche il preside che. inviato in un liceo del Sud. annota i piccoli compromessi, gli scontri di mentalità, i difetti suoi e altrui, la crisi tra potere e insegnamento che gli fa scegliere di tornare al semplice ruolo di professo- telato É "le, .fliéjnprie? Ecco la te ai patrioti. -Stai attento, questa gente certamente vuole gualcite cosa, non toglierti mai la sciabola e non mangiare o bere quello che ti viene offerto-. Sullo sfondo ci sono duelli, orgogli militari e di casta (-La maggior parte delle grandi, ricche famiglie milanesi viveva a Torino e lasciava i palazzi vuoti...-), si agitano fermenti contestatori e il preannuncio di un impero che si sta sgretolando. I diari di guerra sembrano un mare sterminato di solitudini. Un artigliere italiano, sul fronte nel 1917, annota le sue giornate come tabelle di un libro del dare e avere: contrappone, con il titolo «Novità accadute-, un ordine interiore alla crudeltà esterna del conflitto. Scrive: -Anche oggi alle 10 la solita visita del nemico alato, perù senza gettare bombe». E più in là: .Sono di guardiu ed è x-cnuto mi aeroplano che si e fermalo lungamente per osservare-. L'esperienza in divisa, vissuta come un'avventura unica sospesa tra vita e morte, il ritorno dall'Urss (-Credevo di aver fatto sloria di un'infanzia trascorsa nel Casentino, in una felicità a'/resie remota nel tempo, oppure il resoconto della vita di un carrettiere, scritto in gergo locale, con apprezzamenti sulla fatica, i campi, e la moglie che è utile o meglio .■(onici bene . Molli documenti arrivano dal passato, sono carteggi ingialliti e strappati a un definitivo oblio. Come la lunga lettera dì un soldato lrancesc caduto prigioniero nel 189G dei «neri» di Menelik e aiutato da un missionario. («Questo Cappuccino mi ha dato dei pantaloni, un gilet. un cappello e un fazzoletto da naso-). E poi. singolare pezzo di storia inviato dagli eredi de! protagonista, vien fuori da quésti carteggi la «memoria di un ufficiale di Francesco Giuseppe», il conte Ernst Wurbrand. duecento pagine che si proiettano dal 1840 al 1917. Li c'è Vienna e c'è la «piazza di Milano». E' l'Italia vista dall'altra parte, con giudizi sulle donne, sensibili alla divisa degli ufficiali occupanti, ma a volte «infide»,perché lega¬ MiMm/ioiti <li Daiiniicr Incontro con la regista al suo primo romanzo MI LAN K UNDER A

Persone citate: Casentino, Elisabetta Rasy, Ernesto Gagliano

Luoghi citati: Bologna, Italia, Milano, Pieve Santo Stefano, Torino, Urss, Vienna