Così Frassineti fece parlare in italiano Rabelais e Diderot

In fondo al labirinto il mistero In fondo al labirinto il mistero di un ebreo fascista Così Frassineti fece parlare in italiano Rabelais e Diderot è un libro molto più vicino a noi, abbordabile da chiunque mastichi un po' di francese, e 11 traduttore sembra quasi pentito di un'azione inutile. Ma sbagliava, perché 11 suo libro è godibile anche per chi conosca l'originale. Eppure il suo lavoro deve essere stato, per questo libro vicino, ancora più duro e tormentoso che per il lontano Rabelais. Il dialogo tra Diderot e 11 nipote di Rameau scotta in ogni modo si cerchi di prenderlo, e Impone ad ogni frase la sua natura di ambigua parabola sull'intellettuale. Rameau, il parassita, teorizza cosi: •In tutto un reame non c'è che un uomo che cammina: è il sovrano. Tutti gli altri prendono delle posizioni-. Diderot, Il filosofo, rimbecca: •Però, perà, un essere c'è, esonerato dalla pantomima. E' il filosofo che non ha nulla e non chiede nulla: Chi ha ragione? Diderot scrittore è sicuro di sé come Diderot personaggio? Gli esperti hanno opinioni in proposito; i semplici lettori non possono che seguire, in apprensione lungo tutto il dialogo, 11 percorso sfuggente della verità: è come seguire 11 movimento di una pallina da ping-pong. Paolo Tortone.se Augusto Frassineti, traduzioni di Francois Rabelais: «Gargantua e Pantagruele», Bur, 3 voi., 1590 pagine, 24.000 lire; Denis Diderot: «Il nipote di Rameau», Einaudi, 153 pagine, 9500 lire. IN una piccola nota a pie di pagina, dove inizia il quinto capitolo di Gargantua, Augusto Frassineti difende, attaccando, la sua traduzione: -Il lettore che, .confrontando questo capitolo con l'originale, trovasse scandalose talune libertà che mi son preso qui più che altrove (intendo spostamenti nell'ordine delle battute, talune omissioni, qualche aggiunta) consideri che una tale peraltro assai discreta "manomissione" fu intesa a far salvi il senso ed il ritmo dell'insieme: esigenza che, in una struttura del genere, mi è parsa preminente, ai fini della fedeltà sostanziale e non pedissequa'. E' tutta qui la filosofia di Frassineti traduttore, filosofia non originale ma non prevalente in Italia. Dello scrittore, scomparso a 74 anni, la Bur ha appena ripubblicato il Gargantua e Pantagruele che si era fatto notare qualche anno fa In edizione Sansoni, proprio a causa della traduzione di Frassineti, e che con questa nuova veste economica raggiunge più agevolmente il grande pubblico. Il testo originale a fronte, che di solito incombe come uno spauracchio sulla sua fragile ombra italiana, vale in questo caso a darci una misura dell'impresa del traduttore e a farne risaltare 11 buon esito. Anche i francesi, si sa, traducono Rabelais in lingua moderna, perché il francese In questi quattro secoli è cambiato più di quanto non la solita vita degli sradicati di classe. Scopre che vivere è un •tremendo equivoco', -una serie inestingubile di fatti concatenati e sfilacciati' e desidera soltanto conoscere meglio Thusis, della quale s'innamora a prima vista. I due vivono il loro ménage Inquieto in una soffitta di Piazza Carignano, dove Thusis scopre 11 diario dello zio di Alberto Claudio, che si chiama Tullio Treves: un fascista della prima ora, che ha avuto una vita complessa e ha vissuto con Celeste, donna fatale, -angelica e perversa», un rapporto di intensità distruttiva. La fine di Tullio Treves e della sua famiglia sembra dovuta alla delazione della donna, ma apre ai due giovani amanti un'intera mappa di altre possibili spiegazioni. Il gioco diventa tanto più intrigante dopo la scoperta che Thu¬ sis è la pronipote.di Celeste. Il romanzo sposta il suo filo nel labirinto delle ipotesi. Le nuove notizie ottenute grazie al contadino Rapachl che parla con umorismo Involontario un dialetto da parodia, ridanno vita e mistero a una ricerca senza vera risposta. Dallo scacco dell'Indagine, che lascia le cose come stavano, nasce in Alberto Claudio l'idea di un romanzo da scrivere, nel .quale Tullio Treves risulti vivo e racconti la sua storia di sopravvissuto. Cosi, tutto s'intrica in ambizioni costruttive, con qualche ingenuità. Nel gioco a scatole cinesi, le risonanze del mistero non sono sempre soccorse dalla giusta mano della scrittura. Giovanni Testo Alain Elkann, Piazza Carignano, Mondadori, 249 pagine, 16,000 lire. ALAIN Elkann è nato a New York da madre italiana e da padre francese, ha studiato a Torino e a Ginevra, vive a Parigi. Un po' del suo vivere da cosmopolita trapassa nel protagonista del suo terzo romanzo, che s'Intitola Piazza Carignano. I personaggi di Elkann si muovono in città diverse, in ambienti sempre molto borghesi e spesso blasés e si spostano con la mobilità degli uccelli di passo. Alberto Claudio, 11 protagonista di Piazza Carignano, scrittore pigro e intermittente, lascia a Londra un legame precario con la nevroticissima Cinderella e raggiunge la madre morente in una ^illa presso Torino. Nelle sue visite torinesi ad una zia che abita alla Pensione Europa incontra Thusis. una ragazza che studia danza e,che ha alle spalle sia cambiato l'italiano. I cinque libri di Gargantua e Pantagruele sono zeppi di parole matte, di quelle che fanno impazzire i traduttori: parole lontane, strampalate, inventate. Frassineti non ha tentato di restituirne sapori e colori attingendo agli scrittori italiani contemporanei a Rabelais e qualche volta sopravvalutati da chi glieli paragona. Avrebbe solo trovato parole per noi insipide e scolorite. Allo stesso modo ha evitato di scatenarsi nella creatività lessicale che 11 gaddismo di moda gli suggeriva. Ha più semplicemente, o più difficilmente e meritevolmente scelto di utilizzare tutto ciò che l'italiano moderno offre, con 1 suoi accumuli, stratificazioni e selezioni linguistiche. Lo ha fatto con grande libertà e grande senso della misura. Una nuova traduzione di Frassineti era uscita recentemente da Einaudi: Il nipote di Rameau di Diderot. Ha scritto Frassineti, in fondo al volume: questo Una storia prussiana Mandalarl, 145 pagine, 12.000 lire). Dramma del «falso onore», come sarà anche il capolavoro di Fontane Effi Briest, quest'opera non vuole soltanto rappresentare poeticamente un conflitto psicologico, ma intende soprattutto descrivere la crisi dello Stato militare prussiano, la fragilità morale di un esercito, «cui al posto dell'onore è rimasta la boria, e al posto dell'anima un meccanismo ad orologeria».

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