Enver Hoxha, il duro e sanguinario erede di Stalin

En ver Hoxha, il duro e sanguinario erede di Stalin En ver Hoxha, il duro e sanguinario erede di Stalin Fucila/ioni degli avversari accusati di «revisionismo» • Già nel lontano "48, il leader compi la prima rottura internazionale con il vicino Tito Drammatico documento di «Amnesty» su arresti e scomparse di persone - Ix? disumane situazioni dei detenuti nelle miniere di pirite Nel commenti dedicati alla morte dell'ultimo epigono di Stalin, Enver Hoxha, non poco spazio è stalo riservato alla sua (paranoica) tendenza all'Isolamento nazionale riflesso nell'art. 28 della Costituzione del '76 e alla 'purezza» Ideologica. Da qui certe messe a fuoco — non prive di Inconfessabile ammirazione — delle rotture consumate da Hoxha nel corso - del suo quarantennale potere: quella con Tito nel '48; con Krusciov nel '60: con la Cina, consumata In tempi più lunghi (dall'Incontro Mao-NIxon del 72 al trionfo di Deng del '78). Fanaticamente devolo a Stalin, Hoxha ha condiviso con lui l'Incoercibile volontà di violentare la storia e II popolo; nonché l'Irrefrenabile spinta a «liquidare» tutti I possibili o presunti avversari. La sua leadership si è accompagnala ad un'impressionante teoria di «cadimenti», di «compagni d'arme» che si rivelano agenti (doppi o tripli) al servi¬ A. zio di «potenze ostili». Apri la serie nel '48 II ministro degli Interni Xoxhe, accusato di voler «vendere» l'Albania a Tito. Processo con «confessione» e fucilazione. Con la crisi del '60 finiscono al muro dirigenti ritenuti filosovietici: tra loro, una donna, membro del CC, Uri Bellshova: si è scritto che fosse Incinta al momento della fucilazione. Tra II '74 e II '75, mentre si sono guastati I rapporti con Mao, una nuova crisi spacca II vertice del pc albanese: Il ministro della Difesa Balluqu, e con lui altri dirigenti, come II capo della planllicazlone Kellezl, Il ministro dell'Industria Theodosl, quello del Commercio Ngjela, sono accusati di «revisionismo», processati e fucilati. La rottura definitiva con la Cina provoca una nuova crisi: muore «suicida» (dicembre '81) Il fedelissimo primo ministro (dal '54) Shehu, filocinese. La versione ufficiale parla di «grave depressione nervosa». Poi si ap- I namente un bambino, dietro richiesta della madre). Un rapporto denso e circostanziato di Amnesty International (Milano, 1984), ha preceduto di pochi mesi la morte di Hoxha. Intendiamoci, non c'è niente di nuovo rispetto alla storia, cosi ripetitiva del mondo comunista. E' strano, tuttavia, che scrivendo di Hoxha, solo pochi abbiano rammentato questo rapporto. Le testimonianze raccolte dall'organizzazione umanitaria concordano nel denunciare l'estrema durezza del Gulag albanese: lavoro forzato nelle miniere, nelle opere di bonifica, nelle costruzioni (strade, aeroporti, ferrovie, edifici Industriali): alloggiamento In baracche di cemento senza riscaldamento, assenza di adeguate misure di protezione sul lavoro, alimentazione e vestiario assolutamente Insufficienti. I lager più noti sono quelli di Spac e Ballsh; fra le carceri (In prende che una ventina di altissimi funzionari del partito-Stato e congiunti di Shehu sono «scomparsi». Il premier sarebbe stato ucciso a revolverate, durante una seduta del Polltburo: forse, dallo stesso Hoxha. La notizia della sua «liquidazione» per «tradimento» (Shehu è descritto come agente di Mosca, Belgrado e Washington) viene data, ufficialmente, un mese fa a Tirana. Non sono queste le morti che commuovono: si tratta, Infatti, di personaggi che hanno condiviso fino In fondo politica e decisioni di Hoxha, come quelle, ad esemplo, che tra II '67 e II '68 portano all'abolizione di tutte le confessioni religiose: si distruggono I luoghi di culto (moschee, chiese cattoliche e ortodosse); si Imprigionano e uccidono sacerdoti rimasti fedeli alla propria missione (è noto II caso del prete cattolico Shtefen Kurti, fucilato nel febbraio '72 per aver battezzato clandesti¬ cui le condizioni di prigionia sono più dure che nel «campi») si citano quelle di Tirana (diretta dalla Slgurlml, la potente polizia politica) e di Burrel. La cifra di prigionieri politici è difficilmente definibile. Ad Amnesty sono noti solo 400 casi certi di prigionieri dagli Anni 70 ad oggi. Ma tra I soli laUjer di Spac e Ballsh, Intorno al '982, I detenuti politici sarebbero stati In tutto 2400. Un'amnistia decretate nell'82 avrebbe ridotto II numero del prigionieri politici, ma secondo testimonianze pervenute ad Amnesty sembra che da allora siano arrestate altre persone sotto l'accusa di aver sostenuto alti funzionari di governo (probabilmente Il gruppo Shehu, p.s.) caduti In disgrazia e arrestati nello stesso anno. Trecento sarebbero I «pomici» chiusi a Burrel. Le condizioni durissime avrebbero suscitato alcune rivolto (nel '73 e nel 79), concluseti con violente repressioni. Motti casi di tortura e turbe mentali: «Un prigioniero — si legge nel rapporto — detenuto a Spac alla fine degli Anni 60 ha sostenuto di aver visto prigionieri Impazziti gettarsi contro la recinzione di filo spinato e venire uccisi a colpi di fucile dalle guardie». Le visite del parenti sono autorizzate, ma scoraggiate. Molti testimoni hanno riferito che «In caso di morte di un detenuto, la famiglia viene Informala dell'accaduto, ma non può riavere la salma prima del giorno In cui scade la condanna del defunto». DI alcuni campi, come quello di Spac (nel distretto di Mlrdlte, Importante per la produzione del rame), I detenuti lavorano nelle miniere di pirite. «Le miniere — afferma II rapporto di A. I. — si trovano all'Intorno del campo stesso, che è circondato da diverse recinzioni di filo spinato, dell'altezza di Ire metri e da torri presidiale da guardie armato». Pi Piero Sinatti

Luoghi citati: Albania, Belgrado, Cina, Milano, Mosca, Spac, Tirana, Washington