Dall'armistizio al 25 aprile Che cosa accadde in Liguria
Dall'armistizio al 25 aprile Che cosa accadde in Liguria Dall'armistizio al 25 aprile Che cosa accadde in Liguria GENOVA — Una tavola rotonda, svoltasi Ieri In Regione, ha concluso I tre giorni di dibattito sul tema «La Resistenza In Liguria e gli alleati». Il convegno è stato organizzato nel quarantesimo anniversario della Liberazione dall'Istituto Storico della Resistenza, sotto II patrocinio del Capo dello Stato. Base del convegno, la relazione del prol. Danilo Veneruso, spezzino, ordinarlo di Storia contemporanea presso la facoltà di Scienze Politiche all'università di Genova, che ha tracciato un'attenta analisi dal giorni dell'armistizio alla Liberazione. Ed su questa relazione si sono Innestati gli Interventi. Il sen. Paolo Emilio Taviani ha contestato chi, parlando di Resistenza, adotta ancora la definizione di guerra civile: «In questo caso, snche II Risorgimento dovrebbe essere considerato alla stessa stregua». Taviani ha Indicato le forze della Resistenza In tre filoni di aggregazione. Il primo, quello degli antifascisti che si opposero al regime per tutto II ventennio. Il secondo quello del giovani diventati antifascisti alla guerra d'Etiopia. Ma ci lu un terzo filone, che diventò fatto scatenante: la persecuzione contro gli ebrei. Altri giovani raggiunsero sul monti I reparti partigiani dopo II bando del gen. Graziani, che non lasciava scelte: o con la Repubblica sociale, o In galera. E galera poteva voler dire campi di concentramento In Germania. Il sen. Taviani ha Inoltre contestato la tesi secondo la quale la Resistenza lu combattuta solo dal Nord: «Qualche brigata era addirittura composta In maggioranza da meridionali-. Quindi ha ricordato I Umori di Genova II cui porto (salvato dai partigiani) avrebbe dovuto essere distrutto II 19 aprile 1945, secondo Informazioni provenienti dal servizio segreto britannico. Il contributo di Genova è del resto confermato dal fatto che solo In questa città II comando della Wehrmacht si arrese al Cln. Ex partigiani stranieri hanno ricordato l'aiuto ricevuto sulle montagne di Liguria, dalla Lunlglana al contine con la Francia: «CI ospitarono e ci nascosero a rischio della vita, molti giovani si unirono a noi, trovammo simpatia e solidarietà», ha detto l'Inglese Basii Davidson che tu comandante di una missione britannica nella zona del Monte Antola. CI furono anche contrasti. «Ma l'esigenza di unirci tutti contro Il nazifascismo prevalse su ogni questione partitica», ha alfermato la prof. Luciana Garibbo, autrice di un volume nel quale sono raccolte drammatiche testimonianze di partigiani. Ieri conclusione del convegno con la tavola rotonda presieduta da Guido Quazza, presidente nazionale dell'Istituto storico della Resistenza. «Dal Risorgimento ad oggi — ha detto Quazza, fra gli applausi — l'Italia ha sempre dato II meglio di sé». Il senantore Leo Vallanl — storico, combattente della Resistenza, personaggio fra I più rappresentativi della lotta di Liberazione — ha analizzato gli anni della Resistenza ricorrendo non solo alla storia, ma anche al ricchissimo e a volte drammatico album dol suol ricordi personali. Ha ricordato una certa diversità di operare fra Longo (che voleva una lotta In grado di coinvolgere politicamente le masse) e Ferruccio Parrl che chiedeva solo attacchi militarmente utili. Fu una guerra di popolo? «Certo — ha concluso Vallanl — ma all'Inizio fummo un'avanguardia. Eravamo 140 mila. Diventammo II doppio alla Liberazione». g, c.
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