Una musica con molto Eros

Guarda che ti Fo! Guarda che ti Fo! Una musica con molto Eros Dice: «Non penso di incepparmi: .'importante è fare bene questo lavoro che a me piace molto» Ci mancherà e speriamo di rivederlo presto, anche se non potremo mai perdonargli di averci tatto perdere tutti quei gol in moviola. Ormai c'eravamo abituati a vederlo arrivare solo, sulla negletta Rete Tre, senza neppure la musica in sottotondo, a sfidare «La domanda sport/va», i pregiudizi sulle sue idee politiche, la verità magari esibita come una questione di faccia tosta. Dario Fo: con la scusa di lare una lezione di teatro, ci forniva un'occasione unica di ridere. In televisione, il concetto più difluso è che per far ridere sia necessario essere almeno un plotone di ambosessi. Basta dare un'occhiata ' ai rotocalchi di questi giorni dove i protagonisti degli show più chiacchierati, si assiepano nell'esiguo spazio di centimetri 20 per 28 della prima pagina. La ressa, multicolore e impressionante, la si intuisce anche furente: tutti danno la sensazione che, tino a un istante prima della «posa», si stavano scalciando per farsi largo e che, un ' momento dopo, sgomiteranno per districarsi verso un improbabile assolo. Come su una zattera in balla del mare tempestoso e intestato da squali, si reggono quelli di «Drive In»: Pista-. rino, Cogliandro, Setaro, Romano, Beruschl, D'Angelo, Greggio, Zuzzurro e Gaspare si aggrappano a Lory Del Santo, Margherita Fumerò, Tini Cansino, noti e meno noti uniti dalla paura di scadere, tornare, rivisitare, precipitare a Tele-Singapore. Una discesa agli interi che accomuna autori, scenografi, coreograli, ballerine, elettricisti, cameraman. 'E intanto Dario Fo stava solo (attrezzi a disposizione: alcune maschere teatrali di pregevole fattura che si metteva da solo) e con la scritta »Rai« che dagli angolini del teleschermo, gli ha fatto una perlida guerra riuscendo a finirgli sul viso sempre nel momento culminante. Ma abbiamo riso. Come avessero appena preso il treno in corsa, ecco i protagonisti di «Risatissima»: bene in saldo sul vagone c'è già l'Edvige Fenech con attanagliata al piedi la Loredana Berte, acciecata da occhiali che fanno «Rock» anche nella montatura, ma si devono reggere Toltolo, Villaggio in bombetta, certo biondo detto Turchi, certa mora chiamata Celeste, Massimo Boldi, Lino Banli, Carmen Russo, e cosi danno la sensazione di traballare. Sempre più, si, malgrado la seta ricamata, i broccati, il raso, le pajettes di cui si ammantano e incollano. Dario Fo intanto sempre lutto solo con maglione blu, pantaloni di vigogna e scarpe Timberland neppure maltrattate, tagliava corto anche con le dotte dissertazioni («Un. due, tré, quattro: i ritmi del teatro son dentro di noi, proprio come una musica») e soltanto mulinando le braccia, agitandosi su una gamba sola, nuotando sul dorso, volando alla deriva, gonliando le gote, tacendo versacci, ci tirava fuori tutta la voglia di ridere. Nelle sue storie di matrice antica, c'è anche l'umorismo — Involontario ahimè — che sta dentro al video di tutti i giorni. Dall'annunciatrice che, nell'unica latica della serata, incespica come ebbra sul titolo del film: «Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Atrlca?», alla scriteriata che legge il telegiornale di Montecarlo, zeppo di morti tra Iran e Iraq, con lo stesso brio con cui vanta il frizzare di una caramella, al «Processo del lunedi» dove i superlativi, le avverbiazioni e le aggettivazioni iperboliche di Aldo "Biscardi, gareggiano con la solerte ottusità di Paola Perissi che deve leggere, sbagliando punteggiatura, anche gli auguri alla collega Falcetti vittima di un incidente stradale. Fasti da bagno di Diocleziano, sterminate moquetles verdi, filosofi e mèntori sportivi che si pavoneggiano sullo slondo di improbabili affreschi pompeiani, oggi più che mai contrastano con quel nudo palcoscenico illuminato a giorno — dove però era straripato il pubblico — su cui si esibiva Dario Fo. Tagliato a mezzo, circuito di spalle, zummato a sproposito da cameramen imbarazzati, non ci ha mai deluso. Abbiamo addirittura provato a togliere II sonoro a questo mostro, lasciandolo davvero solo sul video. Ebbene, ne è venuto fuori un gallinaccio alieno, bizzarro, strampalato, improbabile, diciamo anche pazzesco che, a modo suo, solissimo e muto, raccontava una storia. E faceva ridere. collaborazione di Adelio Cogitati mentre le musiche sono di Piero Cassano, ex tastierista del Matia Bazar, con arrangiamenti di Celso Valli e Maurizio Bassi. Ci ho messo dentro tante energie e convinzione e penso che se uno ascolta con attenzione questo Lp davvero "si accorge che è stato fatto con il "cuore agitato" e al massimo della tensione. Buone vibrazioni, insomma». Nella nostra ultima intervista abbiamo parlato di Roma, della tua borgata e di tuo papà che voleva fare il cantante ma che, dopo un Cantagiro, ha saggiamente scelto di fare l'imbianchino. Oggi sarà felice delle soddisfazioni che gli stai dando. «Penso di si, ma lui non lo dà molto a vedere. Mi segue con attenzione, ha paura che prenda cattive strade e, del resto, ho visto un mucchio di miei coetanei fare delle brutte fini nel mio stesso quartiere periferico. Cinecittà. Però ora sono con gente seria, intelligente, pronta al sorriso e al consiglio e allora penso che papà se ne possa stare tranquillo». In borgata si gioca a pallone in ogni rettangolo disponibile: tu sei diventato 11 «bomber» della squadra nazionale dei cantami, il Pruzzo della situazione. «Mi place molto giocare in questa squadra dove ci sono degli otitmi artisti che ho scoperto essere tutti amici. Mi diverto a giocare a pallone e poi noi lo facciamo sempre per beneficenza, per scopi sociali molto belli. Davvero, una soddisfazione'. Pallottola, «bomber... Matt Dillon di borgata, nuovo Battisti o nuovo Venduti: quante etichette da appiccicare a questo ragazzo che vuol farsi avanti senza etichette. Viviamo nell'era degli aggettivi, con pochi veri sostantivi. Sarà colpa del look? E' la pallottola della Colt di Sanremo: dalla roulette del Casinò della canzone italiana, Eros Ramazzotti è uscito infatti fuori diritto e sparato catapultandosi con prepotenza nelle Hlts. Sesto nella graduatoria del Festival è inveceil primo ad aver venduto subito dischi battendo nelle classifiche 1 vincitori «Ricchi e Poveri» e, di un soffio, gli ottimi Matia Bazar. «Mi piace questa cosa della pallottola: c'è il testo di una canzone del mio Lp che dice: "Io vado diritto per quell'unica via, vado diritto come uno sparo". Si vede che ho fatto una profezia». L'anno scorso a Sanremo eri un debuttante e ti sei imposto con «Terra promessa»: quest'anno, da big, hai sbaragliato con «Una storia importante». Non hai paura di correre troppo, di incepparti? «No, penso proprio di no. L'importante è fare bene questo lavoro che, d'altronde, a me piace moltissimo e che ho sempre desiderato fare. Ora sono qui, lavoro, e non penso ad altro: vado avanti e cerco di fare sempre bene». Si, però, non ti senti un po' con gli occhi di tutti puntati ■addosso? Non ti mette a disagio il sapere che c'è chi ti guarda per esaltarti e chi per coglierti subito in fallo? «Fa parte del gioco e poi spero che la gente capisca che io sono un personaggio vero, con pregi e difetti, ma comunque una persona c non un prodotto». D'accordo, ma questo lo dicono un po' tutti e poi si è detto che c'è stato un grande lavoro per studiare la tua immagine, la tua trasformazione in un «Battisti-rock di periferia»... «Sono cambiato dall'anno scorso, certamente: allora avevo vent'anni, oggi vado per i ventldue e anche questo influisce. Ma non sono, ti ripeto, un personaggio costrui- Kros Rama/zolli: «Rimarrò sulla cresta dell'onda!» vanti al pubblico vero. Penso che inizierò gli spettacoli alla fine di aprile per andare poi avanti sino alla fine dell'estate. Con me c'è un gruppo di giovani musicisti con i quali mi trovo molto bene e speriamo quindi di offrire concerti divertenti». Veniamo al tuo disco, a questo Lp «Cuori agitati» che segna il tuo debutto nella sezione degli album anche come autore di testi. •E" stato un lungo lavoro, ma sono felice del prodotto finale. Ho scritto i testi con la to a tavolino. Sono i massmedia che ti costruiscono e ti propongono in modi strani al pubblico: tu d'altronde non puoi andare nelle case di tutti a spiegare come sei e allora cerchi di farlo capire attraverso le interviste, ma non sempre ci si riesce». L'anno scorso non hai fatto spettacoli dal vivo, nessuna tournée: ora invece sei deciso a prendere la strada e iniziare i concerti. Perché? •Ma perché è la cosa più bella che possa fare un cantante quella di cantare da¬ Alberto Gedda La Morlacchi, scoperta da Calindri e lanciata da Visconti, si confessa 20,30 Inquietudini e premonizioni, di Giuseppe Di Leva , 21,30 Amore mio, vado in • Africa.

Luoghi citati: Africa, Iran, Iraq, Montecarlo, Roma, Sanremo, Sesto, Singapore