Il razzismo figlio dell'intolleranza

Un marocchino ucciso a Mentone; una bomba antisemita in un cinema di Parigi... Un marocchino ucciso a Mentone; una bomba antisemita in un cinema di Parigi... Il razzismo figlio dell'intolleranza Il rancore contro gli immigrati e gli attacchi agli ebrei preoccupano la Francia. I più si oppongono alle discriminazioni, tuttavia ••• Quei persecutori in camicia bianca PARIGI — L'attentato contro il cinema «RivoliBeaubourg», dove si svolgeva il Festival del film ebraico, venerdì sera a Parigi, con diciotto ragazzi feriti. L'uccisione in una strada di Mentone di Azlz Madak, un giovane cuoco marocchino, dieci giorni fa. soltanto perché .era un arabo». Come un fantasma minaccioso, che si credeva da tempo svanito, il razzismo si riaffaccia in Francia, spaventa, preoccupa. La catena di sangue, ormai, è lunga. Nel novembre dell'83 un algerino gettato dal treno Bordeaux-Ventimiglla da tre ex legionari che sono ora sotto processo. Nell'estate dell'84 un'anziana donna ebrea uccisa a Cannes da un giardiniere che non ha esitato a definirsi neonazista. Poi il delitto di Mentone e la bomba di Parigi. Non si può più parlare di •segnali»: l'allarme è suonato da tempo. La gente ha reagito. Anche ieri migliaia di persone hanno manifestato a Parigi. Può sembrare retorico, ma per la stragrande maggioranza dei francesi quelle tre parole — liberta, fratellanza, uguaglianza — sono principi da difendere. E il lungo corteo contro il razzismo si è concluso in piazza della Bastiglia. Giovani e meno giovani esibivano con orgoglio il distintivo a forma di mano aperta, con la scritta: «Touche pas à mon potè» (non toccare il mio amico) che è diventato il simbolo della campagna contro le discriminazioni e le violenze. Eppure nel Paese, soprattutto nelle sue grandi periferie geografiche e culturali, ha fatto breccia il rancore contro gli immigrati •che rubano ponti (fi lavoro» e alla xenofobia si intreccia l'antisemitismo. E c'è chi soffia sul fuoco. Jean Marie Le Pen, il leader del partito di estrema destra ..Front national», non fa mistero del razzismo che anima la sua politica. Sfrutta il nazionalismo, l'Identità francese, la crisi eepnomlea in un cocktail velenoso. Ai giovani che scendono in piazza bollandolo come «fascista», risponde: • Touche pas à mon pcuple». Dopo l'attentato di Parigi, Le Pen ha scritto una lettera al ministro dell'Interno Pierre Joxe. Ha rifiutato coinvolgimenti, ha parlato di provocazioni e dì calunnie che confonderebbero azioni terroristiche con una battaglia politica. «Afa le parole non sono sema colpa», ha scritto Le Monde nel suo fondo di domenica. E -dalle parole qualcuno finisce sempre per passare agli atti». Nello stesso giorno in cui a Mentone veniva ucciso il cuoco marocchino, a Marsiglia l'unico eletto nelle liste del .Front national» nelle cantonali è stato condannato in tribunale per un volantino in cui aveva scritto: «La nostra città è invasa dai nordafricani, è diventata invivibile, è Urss: l'antisemiti stata superata la soglia della tolleransa». Ma sarebbe troppo facile demonizzare soltanto degli uomini: certe idee fanno leva su un malessere che tutti avvertono. Il problema è quello dei rimedi. Alle crociate xenofobe, ai rigurgiti antisemiti, la Francia reagisce d'istinto, ma non ha trovato ancora delle proposte. Il terreno è reso fertile per gli odi dall'insicurezza. Più di due milioni di disoccupati in un Paese che ha prima cercato e poi continuato ad attirare manodopera dalle ex colonie. La crisi economica francese non è più pesante di quella italiana o dì altre nazioni occidentali. Anzi l'inflazione è rallentata, la bilancia dei pagamenti recupera, la moneta tiene. Ma negli anelli più deboli della catena le tensioni si riversano sugli stranieri che sono presenti nel tessuto sociale molto più che nel resto d'Europa. Una situazione in cui adesso anche la sinistra ammette i suol ritardi. Solo pochi giorni fa a Montreuil, vicino a Parigi, l'amministrazione comunista in nome del rifiuto della •.ghettizzazione» degli immigrati, ha bocciato la costruzione di un palazzo popolare detinato ad accogliere 200 nordafricani, Una decisione che ha lasciato l'amaro in bocca a molti. Enrico Singer 9*- Un negro, un ebreo e un - indiano visti e «collocati» secondo i luoghi comuni dei razzisti ( Disegno di Marantonio) L'Italia e le radici Comincio con l'esibizione del «principi assabesl» all' Esposizione nazionale di Torino del 1684, magra consolazione del trasloco della capitale di vent'anni prima. Quel «principi», In realtà erano una manciata di colorati, presa sulla costa eritrea, punto di partenza delle aspirazioni coloniali Italiane. Ma che cosa ci tacevano sulle rive del Po? Il meno che si può dire del programma Imperlale della Terza Italia è che esso riuscì a moltipllcare I nemici. Andammo a Tripoli (1911) dichiarando di voler liberare gli Arabi dal giogo turco, ma riuscimmo a gettarci contro I libici, con una guerriglia che In breve ci ridusse a pochi chilometri di costa. Sbaglio chiama sbaglio, I possedimenti Oltremare furono riconquistati con metodi efferati. Prima di essere scritto nello sciocco decalogo per la difesa della stirpe, Il razzismo — discriminazione, persecuzione, abbozzi di genocidio — fu messo In pratica In corpore vili, cioè in Libia, Somalia (ove venne conservata In vita la schiavitù), Abissini;]. La repressione della guerriglia etiopica sbocco In vero e proprio etnocldlo: sterminio della dirigenza colta, del capi religiosi e persino del cantastorie, depositari della memoria collettiva popolare. Ma era davvero razzismo o solo II sovrapprezzo d'odio verso un nemico che resisteva In armi al volo delle aquile Imperlali nuovamente aleggianti sul colli di Roma? In realta era razzismo bello e buono e della peggiore specie: e Ingigantiva cammln facendo. Un esemplo: giacché neanche gli ufficiali di colore delle truppe ausiliarie erano di legno. Il regime non poteva negare loro l'accesso al patrll bordelli organizzati In terra di conquista. Ma, per evitare che ne riuscisse contaminata la stirpe Italiana, si provvide a dotarli di malefemmlne francesi, non perché più abili nell'arte millenaria, ma ritenendo fossero di una gente che gl'Italiani erano allevati a ritenere già un gradino più sotto (ripagati di buona misura, del resto, dal lettori di Asterlx). Messa la sordina a «Faccetta nera». II.regime fece 11 possibile per impedire che tra I dominatori e r vinti continuassero I commerci un tempo fiorenti Ira di essi a le «madame» e I «diavoletti», cioè le procaci abissine e I garzoncelli di colore col quali si trastullavano I maschi dominatori dalla mascella volitiva e dal ciuffo alla Cesare e che da Cesare pare avessero ereditato anche la bivalenza sessuale. L'esplosione antisemitica del 1838 In Italia cadde dunque su un terreno da tempo fertilizzato da lunga politica di discriminazione nel confronti del popoli di colore, compresi gli orientali sin dal primo Novecento bersaglio di un'allarmata campagna contro II «pericolo giallo». Del resto, che cosa facevano e e che cosa fanno I manuali di storia se non seminare razzismo a piene mani? VI si leggeva Infatti —e vi si legge —che gli Austriaci facevano questo, I Tedeschi quell'ultra, I Turchi altro ancora e cosi via, caricando di responsabilità (e, conseguentemente, di odio) Interi popoli, vittime In verità del loro governi o di dinastie un tempo regnanti su Imperi polletnlcl. dei nuovi razzisti > Ma come stiamo e razzismo ora In Italia? Cinque anni or sono, la squadia di pallacanestro d'Israele fu accolta a Varese con croci uncinate, urla antisemitiche e slogan deliranti. Non molto tempo dopo, a Roma, durante uno del tanti cortei sindacali, un gruppetto di benintenzionati corse a depositare un'emblematica bara dinanzi alla sinagoga: tetro presagio dell'attentato che di n a poco costò la vita a un bimbo di tre anni. Due considerazioni al riguardo. Anzitutto, se oggi troppi giovani esibiscono atteggiamenti razzistici non se ne può cercare la responsabilità nel fascismo di Mussolini, morto e sepolto, né nell'attivismo di poche decine di Infatuati lettori di libercoli eemlclandestlnl. Questi ragazzoni crescono nell'Italia odierna, senza libri, In un Paese che alla «cuoia (oggi a pezzi), al dialogo, al ragionamento ha sostituito comunicazione di massa, slogan, manifesti, gestualità. Ed eccoti, perciò, oggi vestiti in una foggia, domani In un'altra: sempre disponibili per avventure, reclutatali come massa di manovra per eroismi o canagliate: marce della pace o pestaggi. In gran parte sono ragazzi «proletari». Come proletari sono altri, che magari si credono di sinistra, ma trovano normale che sul muri delle città ricorrano seniD'j più spesso scritte xenofobe, sfoghi di vero e proprio razzismo. Il loro sinistrismo svanisce quando si vedono Insidiato II loro piccolo mondo — la ragazza, Il posto di lavoro — da «figuri» venuti di lontano, di altro colore, di altra lingua. Dopo tanti paroloni sull'uguaglianza e I diritti civili, non appena Il problema si è presentalo In carne e ossa — con la presenza di un milione e mezzo e forse più di colorati — riemergono gli stessi atteggiamenti del conquistatori di Imperi e del difensori della razza del tempi andati. Che fare? CI sembra Inutile la predica del buoni sentimenti. Che cosa ha latto la Repubblica se non predicare buoni sentimenti da quarantanni a questa parte? Prima che da serpeggiante malumore le xenofobia divenga un movimento Incornerà-. bile — pericolosamente congiunto con certe forme di separatismo regionale, con certe fatue difese delle sacre memorie del passato, dialetti, tradizioni locali, Il verde di una volta, la purezza del ruscelli un tempo popolati di pesci e slmili leziose rievocazioni del secoli di carestie, pesti, roghi — bisogna porre mano a una seria normativa sull'Immigrazione per Imbrigliare la realtà e Impedire che la minoranza del predicatori di razzismo trovi pascoli nelle vaste masse di quel «popolo» che non è affatto voce di Dio, bensì, assai spesso, malabestia. Poiché anche In Italia gli stranieri — a cominciare da quelli di colore — è probabile aumentino In futuro, sarebbe sbagliato fingere che II problema non esista. Non si può rischiare come In passato di assistere Impotenti all'esplosione di movimenti che, come l'antisemitismo durante la fase più buia del fascismo, contarono sul consenso di masse per secoli Incitate all'odio del popolo deicida da un clero fanatico e Intollerante. Aldo A. Mola

Persone citate: Aldo A., Enrico Singer, Jean Marie, Le Pen, Mussolini, Pierre Joxe, Turchi