Nell'inferno segreto di quarantamila famiglie di Marco Neirotti

Nell'inferno segreto di quarantamila famiglie Nell'inferno segreto di quarantamila famiglie Sono quelle clic nella provincia di Torino vivono il dramma quotidiano di ragazzi schiavi della droga, di uomini e donne abbrutiti dall'alcol - Uno scenario di violenze e di umiliazioni - Altri dolorosi handicap 'Quand'Ita bisogno di droga è pronto a tutto: non credevo che un giorno avrei avuto paura di mio figlio-. «Mio marito beve, diventa violento, anche coi bambini-. Scorrono in molte case questi pianti. Non soltanto droga, non soltanto alcol: malati di mente restituiti bruscamente alle loro stanze, handicappati fisici o mentali, giovani e anziani dalle antiche sofferenze. Oltre 40 mila famiglie in provincia di Torino affrontano quotidianamente simili realtà, più spesso le scontano come condanne al rallentatore, annegandosi nella rassegnazione, aggrappandosi a impossibili speranze, affidandosi al tempo -che tutto guarisce-. A queste famiglie e ai loro drammi l'Ucipcm (Unione italiana dei consultori) ha dedicato due giorni di convegno. Dopo l'introduzione dell'avv. Dardanello. hanno parlato don Luigi Ciotti. Maria Varano e Dario Merlino delV Associazione genitori e figli contro l'emarginazione del disagio giovanile, il prof. Renzo Buitolo, che ha creato nell'ospedale di Udine una sezione alcologia, il prof. Piergiorgio Battaggla. responsabile ser¬ vizio psichiatrico Ussl 27 di j Cirié, Il prof. Francesco Mo- ' naco, associato di Terapia neurologica, e 11 prof. Oian Giacomo Rovera. associato di Clinica psichiatrica. dell'Università di Torino. Poi membri di associazioni. E' la droga il fenomeno più plateale. Coinvolge parenti, vicini, estranei, con un corollario di reati, violenze, devastazioni familiari. In casa c'è vergogna, poi un'esasperazione talora spinta a estreme conseguenze. Dice don Ciot¬ ti: «La famiglia dev'essere recuperata come nucleo terapeutico principale, aiutandola a cancellare l'iniziale senso di colpa e vergogna. E occorre abbandonare la logica della delega, lavorare assieme-. E' meno appàVlscente il problema alcol, eppure ricordano le statistiche che il 54 per cento dei ricoverati nei reparti di medicina generale hanno problemi Jffiaji al suo abuso. Il Friuli è In testa alla classifica, quasi a pari merito la Valle d'Aosta, il Piemonte è buon inseguitore. In Italia si consumano 13 litri di alcol puro prò capite l'anno, la media europea è della metà. E la famiglia subisce i graduali, sotterranei mutamenti del carattere dell'etilista.' qualcosa si sgretola, la quotidianità si deteriora, i parenti finiscono per accettare quel calvario come immutabile forma d'esistenza, in un'altalena d'ire e compassioni. Perchè non ripetere anche in Piemonte l'esperienza (non costosa) che 11 prof. Bttttolo ha avviato a Udine? Una sezione di alcologia nel reparto lungodegenti: terapie mediche, psicoterapia, poi ore di ginnastica, attività varie, dibattiti di gruppo dove si coinvolge la famiglia. Incomunicabilità e anche paura fisica quando si aprono le porte dei reparti psichiatrici. La malattia esercita un'ansiogena influenza sulla famiglia, un logoramento feroce, soprattutto in assenza d'una vera, completa assistenza domiciliare. Altre case, un'altra realtà: 1 portatori di handicap, spastici da traumi, sindrome di Down, distrofie muscolari, non vedenti. Un esemplo, legato agli handicap dalla nascita. Spiega il prof. Monaco: -Il primo impatto è con le aspettative tradite. Insorge un senso di lutto, è uno scoppio interno, arriva il panico. Ci si chiede dove si è sbagliato, crescono sensi di colpa-. La notizia di morte d'una persona cara è un colpo che mette line a qualcosa, questo è un colpo clic dà il via a qualcosa. La famiglia innesta meccanismi di difesa, tenta una negazione completa, l'incredulità apre la strada a un calvario di visite mediche che spesso porta nelle mani di -ciarlatani-. Non si cerca una soluzione, ma una diagnosi ottimistica, un medico che dica: «A'oh è grave-. Finché la realtà ha il sopravvento: è la cicatrizzazione del dolore. «un'accettazione con riserva-. Dalla droga all'alcol, dal malati di mente agli handicap: l'assistenza pubblica è insufficiente, gli esperti concordano sul valore di associazionismo, consultori, volontariato. «Queste famiglie — sostiene Monaco — hanno bisogno di parlare ed essere ascoltate, di conforto e consigli. Riunirsi, affrontare assieme i problemi è la prima rio per sfuggire inutili vergogne e speranze irrealizzabili-. Marco Neirotti

Persone citate: Dardanello, Dario Merlino, Francesco Mo, Giacomo Rovera, Maria Varano, Piergiorgio Battaggla, Renzo Buitolo

Luoghi citati: Cirié, Friuli, Italia, Monaco, Piemonte, Torino, Udine, Valle D'aosta