Un Sudan ci prova di Khomeini

fluii ci prova di Khomeini fluii ci prova di Khomeini DI RITORNO DA KHARTUM — «£' forse il momento più difficile della nostra storia; dice Mansur Khalid, rientrato da Londra dopo undici anni di esilio. Olà ministro degli Esteri, questo Intel-, lettuale di 54 anni, allievo dell'orientalista francese '.Jacques Berque, aveva rotto con Nimeirl nel 1974. E' molto vicino al partito «Umma» di Sadek E'1 Madhl, il potente capo degli Ansar. Fin dal primi dcll'800 11 Sudan era «terra di nessuno»; nel 1819 Mohammed AU, «egiziano e crudele», lo conquistò con la forza dominandolo tra corruzione e massacri sino al 1881 allorché sorse l'astro guerriero di Mohammed Ahmed, il Madhi (messia). Egli raccolse intorno alla sua bandiera nera 1 dervisci per scacciare gli egiziani e 11 battè in modo ignominioso. Dopo aver lungamente tergiversato, gli inglesi inviarono in soccorso degli egiziani 11 generale Gordon, perché salvaguardasse gli interessi britannici e garantisse lo sgombero, deciso nel frattempo dal Cairo, delle truppe egiziane. Ma Gordon la pensava all'opposto del suo governo sicché fini col diventare il peggior nemico del Madhi e La Confraternita, che ha depositi di armi e possiede una banca, si è rifatta una verginità politica dopo i compromessi con Nimeiri - «Se il nuovo governo abolisce la Sharia ci avrà contro» - Il movimento vorrebbe raccogliere l'eredità politica delle due sette più importanti. Ansar e Khatmia (cui appartiene il generale golpista Dahab) - Spaventa soprattutto il terrore intellettuale usato per ridurre al silenzio gli avversari mento a 37 anni, alla Regina Vittoria. Infine, dopo oltre mezzo secolo di condominio anglo-egiziano, il Sudan divenne indipendente 11 primo gennaio del 1956. Da allora 1 rapporti con l'Egitto sono stati «fraterni» solo nelle relazioni tra capi di Stato. La «fraternità» non ha impedito al presidente Mubarak di lasciar scivolare Nimeirl verso la caduta, sotto lo sguardo Indifferente degli Stati Uniti. Nimeirl, novello Caligola, negli ultimi anni del suo «regno» aveva fatto e disfatto, punito e premiato, portando 11 Sudan alla bancarotta (il debito estero è di 9 miliardi di dollari), stravolgendone la cultura con l'introduzione della «Sharia». «Ora bisogna rifondare il Paese — dice Mansur Khalid — ina non è facile ricominciare da zero-. In verità la partita si è già aperta: la posta è grossa e complessa. SI va dalla rlfondazlone del Paese, afflitto dal pauperismo e diviso fra Nord e Sud, quindi sull'orlo di una nuova guerra civile, all'equilibrio delle alleanze in Africa, al ruolo delle grandi Potenze in questo Paese cerniera tra il Continente nero e il mondo arabo. C'è, soprattutto, un fatto nuovo (che, poi, è «antico»), vale a dire il fondamentalismo Islamico. Schiacciati, prima, dai madhisti, perseguitati, dopo, da Nimeirl e, tutto sommato, malvisti In un Paese che dagli inglesi ha mutuato 1 principi basici della democrazia e il gusto per la birra e il whisky. I Fratelli musulmani son vissuti in disgrazia fino al 1977, l'anno della riconciliazione. Sadek el Madhi, discendente del «messia», ritorna in patria dopo aver teleguidato, l'anno precedente, un golpe, affogato nel sangue. Hassan El Turabl, leader dei Fratelli musulmani questi nel 1885, dopo un lungo assedio a Khartum, lo sconfisse. Il generale inglese cadde trafitto dalle lance dei dervisci sui gradini del palazzo che fu, poi, residenza del governatore britannico e, successivamente, di Nimeirl. Gli inglesi si presero la rivincita tredici anni più tardi. Dal Cairo 11 generale Kitchener raggiunse El Shellal in ferrovia, vi costruì tre cannoniere (la superstite funge da «rest-house» al club velico di Khartum) e con esse risali il Nilo falcidiando a colpi di spingarda i guerrieri del Madhi; infine lo sbaragliò a Omdurman in una furibonda battaglia. (Alla carica della cavalleria partecipò 11 tenente Winston Churchill). Il Madhi aveva Infisso la testa di Gordon su di una lancia; Kitehener mandò il teschio del Madhi, caduto in combatti- lpo di Stato, un corteo di duemila persone lancia slogan ostili co guito alle pressioni dell'Egitto e degli Stati Uniti preoccupati per gli eccessi della ■Sharia» Introdotta da un Nimeirl plagiato dal suo •consigliere»: Hassan El Turabl, appunto. Trenta giorni di carcere hanno ridato a El Turabl, al Fratelli musulmani una «verginità» che sembra autorizzarli a rivendicare un ruolo importante nella caduta del dittatore. ^Tecnicamente eravamo al governo — sostiene El Turabl, 40 anni, barba grigia, massiccio nella sua galabia bianca — ma durante l'ultimo anno siamo stati noi la principale forza di opposizione-, A Omdurman, la notte del 16 aprile, abbiamo assistito a un comizio dei Fratelli musulmani. Su di un palco spicca, sotto la sferza dei riflettori, l'emblema con il sole che sorge, il mitra e il Corano. Con addosso il flato di trentamila persone che gridano a ogni pie sospinto -Allah è grande, non c'è altro Dio fuori di lui-, la signora Soad El Fateli, segretaria generale dell'Unione delle donne islamiche, lancia la sfida alla giunta militare che penserebbe di «emendare» la «Sharia». -Non scenderemo a compromessi sull'applicazione delta Sharia. Siamo pronti a morire, armi in pugno, in difesa dell'Islam-, grida la vecchia signora in un subisso di ap¬ ntro i Fratelli musulmani plausi. Ma quando si leva a parlare El Turabi, scoppia un'ovazione che dura sette minuti d'orologio. Parla in tono sprezzante dei vari partiti: «seri'i di Mosca- 1 comunisti; -anacronistici-, tutti gli altri. In quanto alle potenti sette Ansar (il Madhi) e Khatmia (cui appartiene il generale Dahab) -giacciono nel museo della storia-. E' chiara l'intenzione di El Turabi: raccogliere sotto la bandiera del suo Fronte islamico e nazionale i seguaci delle due sette, per cosi fare del Fronte -la forza politica dominante e decisiva-. Il Fronte di El Turabi promette un appoggio leale ai militari a una sola condizio¬ ne: -Noi domandiamo loro di mantenere in vigore la Sitarla. Se non lo faranno ci avranno contro-, In politica estera El Turabi contesta il non allineamento prospettato e dai militari e dal comunisti. Il suo slogan è quello di Khomeini: 'Né con l'Est né con l'Ovest-. 'Gheddafi e l'Imam Khomeini sono i nostri veri, grandi amici-, aggiunge. Epperò, sofisticato com'è, El Turabi non vuole una .mullahcrazia devota ma ignorante- bensì un regime presidenziale, che 'esalti e fortifichi il rinascimento islamico nel segno della Sliaria-. Ed è una battaglia decisiva poiché in fatto politica. Dal suo esito dipenderà se il Sudan diventerà un Iran africano, ovvero una repubblica islamica sì ma non isolata dal resto del mondo. I Fratelli musulmani hanno contro 1 sindacati, le associazioni professionali, la maggioranza degli ufficiali delle forze armate che sono laici o anche islamici ma innanzitutto .liberali». E tuttavia nessuno osa denunciare apertamente la «Sharia*. Forse perché i Fratelli musulmani esercitano un vero e proprio terrore intellettuale sugli altri partiti o associazioni. Se nessuno avrà il coraggio e la forza di mettere il morso alla Confraternita (che ha depositi d'armi e possiede pure una banca) più passerà il tempo è più il Sudan subirà un processo d: involuzione ideologica. Combattendo gli inglesi, alla fine del XIX secolo, il Madhi proclamò lo Stato islamico, subito distrutto. Ma di fronte a quello postulato da El Turabi. corre la stessa differenza che distingue la Tunisia dall'Iran khomeinista. La formula prescelta da El Turabi è antica e ottiene sempre lo stesso risultato: affascina le masse, intimidisce l'avversario quando non lo terrorizza. Prima bigotti che politici, i profeti dell'integralismo uniscono alla ipnotizzazione delle masse fanatizzate all'estremo da un linguaggio incantatore, il terrore teologico per colpevolizzare ogni potenziale resistenza. Non sarà facile imbrigliare il vento dell'Islam integrista sulle rive del Nilo Azzurro. Igor Man DALLESTERO V Khartum. Nei piami del coesce dalla galera dove era stato sepolto. Ora, mentre Sadek el Madhi, un .messia» con una bella barba corta spolverata di «henne» definisce 1 Fratelli musulmani ^antistorici, reazionari, fanatici- postulando 11 ritorno alla democrazia parlamentare -grazie a un corretto processo di assimilazione, dei valori positivi e delle tecniche utili della civiltà 7noderna-, El Turabl parla, ancorché con semantica da Sorbona, un linguaggio inquietante. Un mese prima della caduta, Nimeiri aveva arrestato El Turabl relegandolo con trecento altri «fratelli. In un carcere duro. Questo In se¬