Nicaragua, per Reagan un'altra dura sconfitta di Ennio Caretto
Ècaragun, per Reagan un'altra dura sconfitta La Camera boccia definitivamente gli aiuti agli insorti Ècaragun, per Reagan un'altra dura sconfitta li c ingresso non vuole un coinvolgimento militare Usa - Ma Shultz ammonisce: «I sandinisti sono ;ome i vietnamiti: e stavolta i loro amici sovietici li avremmo ai nostri confini» dal nostro corrispondente NEW YORK - Dopo aver respinto, martedì, la richiesta di 14 milioni di dollari (28 miliardi di lire) di aiuti agli insorti antlsandinisti, la Camera ha ieri inflitto al Presidente un'altra umiliazione: ha bocciato tutte le mozioni alternative, affinché il problema non fosse demandato una seconda volta al Senato, che aveva approvato di stretta misura il piano reaganiano, ma venisse sepolto fino al prossimo anno finanziario, ossia a ottobre. L'inattesa fine dell'astioso dibattito, che ha ricordato la profonda frattura degli Stati Uniti al tempo della guerra del Vietnam, non è avvenuta senza traumi, e proprio questo ha consentito alla Casa Bianca di fare buon viso a cattivo gioco, e proclamare che se non altro «e emersa la consapevolezza generale della minaccia rappresentata dal Nicaragua;. Ma il significato politico del «rimprovero» parlamentare al Presidente, come lo ha definito il New York Times, è stato chiaro: la Camera non vuole un coinvolgimento militare Usa in Centro America maggiore dell'attuale. Ieri i deputati sono stati chiamati a votare due mozioni, una democratica, l'altra repubblicana. La prima devolveva 10 milioni di dollari (20 miliardi di lire) di aiuti ai Mimagua. L'arcivescovo Obando nale, riceve le congratula/ioni del rifugiati nicaraguensi in genere, e 4 milioni (8 miliardi di lire) al Gruppo di Contadora — Messico, Panama, Colombia, e Venezuela — per la sua mediazione tra contras e sandinisti. La seconda assegnava ai ribelli tutti i 14 milioni, ma esclusivamente a fini umanitari, e non più tramite la Cia A PAGINA 13 y Bravo, appena nominato cardi leader sandinista Daniel Ortega bensì attraverso l'Agenzia per lo sviluppo internazionale: in una lettera, il Presidente la appoggiava, promettendo di riprendere i negoziati con Managua interrotti a gennaio a Manzanillo, in Messico. Il voto, molto contestato, si è svolto cosi: 219 a 206 a favore della mozionedemocratica, e 215 contro 213 a danno della mozione repubblicana. Quando, in base alla speciale procedura di questi casi, la prima è stata riproposta, i repubblicani, furenti, l'hanno boicottata, e la Camera l'ha bocciata: 303 a 123. Probabilmente la disfatta indurrà Reagan a modificare la propria strategia, anche se ieri, tra i commenti ironici dei giornalisti della Casa Bianca, ii suo portavoce Speakes è riuscito a trovarvi i segni idi un inizio di vittoria' . Ma la modifica non sarà quella sperata dai democratici. Il Presidente ha già avanzato una richiesta di 28 milioni di dollari di aiuti per ì ribelli per 11 prossimo anno finanziario, indicando di volerli affidare all'Agenzia dello sviluppo internazionale, come suggerito dal leader dei contras Arturo Cruz: e ha prospettato sanzioni economiche e altre misure (un blocco navale?) contro i sandinistl per indurli a un compromesso. Mantiene inoltre intatto il programma delle manovre militari in Honduras. Senza dubbio, se il Nicaragua gliene offrirà l'occasione, aprirà una crisi. Il presidente nicaraguense Ortega, che con sapiente tempismo ha annunciato ieri il rilascio di 107 prigionieri politici e la partenza di 100 consiglieri cubani, ha già creato dubbi alla Camera con l'annuncio della sua visita a Mosca. L'esito della battaglia, che ha intaccato il mito dell'invincibilità reaganiana. ha sollevato però per il governo una serie di interrogativi inquietanti. Un primo è se il Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
Persone citate: Arturo Cruz, Daniel Ortega, Ortega, Reagan, Shultz
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