Pubblico e privato
Capitali: vietato il rientro Pubblico e privato «Non so che cosa pensino gli altri, a me vieti da sorridere quando sento o leggo i consigli che i nostri uomini poli ■ liei più carichi di responsabilità, e cioè i ministri che ci governano, elargiscono generosamente, in tema di economia, di consumi, di risparmi, anche di vacanze», scrive il signor Alberto Giusti, da Ventimiglia. Spiega il perché della tentazione di sorridere: «Infatti, se guardiamo i cosiddetti 'dati della contabilità nazionale', e confrontiamo quelli della pubblica amministrazione con quelli delle private famiglie, l'impressione che se ne ricava è che di consigli avrebbero più bisogno loro che li danno di noi che dovremmo ascoltarli con la massima attenzione e applicarli con zelo». Questa lettera mi ha spinto a riguardare ancora una volta, e con più attenzione <• finalizzata», quei dati, e devo riconoscere che il signor Giusti fa onore al suo cognome. Ho constatato, per esempio, che negli ultimi tre anni, dal 1982 al 1984, i consumi finali delle famiglie, compresi quelli all'estero dei residenti in Italia (ma, ovviamente, esclusi quelli in Italia dei non residenti, come i turisti stranieri), sono aumentati del 52 per cento in lire correnti, cioè al lordo dell'inflazione, mentre le uscite correnti delle Amministrazioni pubbliche, nello stesso periodo, sono cresciute di quasi il 71 per cento. Ho osservato, inoltre, che, al netto dell'inflazione, i consumi delle famiglie, sempre nell'ultimo triennio, sono aumentati appena dell'I.7 per cento, una crescita che. in percentuale, è appena doppia dell'aumento della popolazione (da 56 milioni e mezzo a 57 milioni circa di residenti). Questo significa che il cosiddetto (•consumismo» è tanto diffuso nei severi richiami dei politici e nei commenti degli osservatori eda superficie», quanto è poco «attuale» nella realtà italiana. La difesa del «privato», nel vero senso della parola, mi sembra doverosa, anche perché, scendendo nei particolari, ci si accorge che a «tiraren i consumi sono sempre quelli più necessari e meno «voluttuari» Per esempio: i consumi alimentari, in tre anni, sono aumentati nel complesso, di quasi il 4 per cento, ma quelli non alimentari appena dell'I per cento. Le bevande alcoliche, per esempio, sempre al netto dell'inflazione, hanno assorbito nel 1984 appena lo 0,6 per cento in più di spese del 1981, mentre le spese per «beni e servizi per l'igiene» sono cresciute del 3.9 per cento. E la crisi della casa si rispecchia nelle spese per < mobili, articoli di arredamento, apparecchi e senizi per l'abitazione», che sono addirittura diminuite dell'8 per cento. Morale: un po' più di rispetto per noi Italiani sarebbe bene che incominciassimo ad averlo.
Persone citate: Alberto Giusti
Luoghi citati: Italia, Ventimiglia
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