Mesina 7 mesi, libera la ragazza per i sei giorni di fuga d'amore

Mesina 7 mesi, libera la ragazza per i sei giorni di fuga d'amore Vigevano, sentenza in 40 minuti per l'ex re del Supramonte Mesina 7 mesi, libera la ragazza per i sei giorni di fuga d'amore Mano nella mano con Valeria Fuse per tutto il processo-lampo, l'ergastolano ha detto: «La mia è stata una protesta» - L'ha tradito una soffiata - Un anno e sei mesi a chi li ha ospitati DAL NOSTRO INVIATO VIGEVANO — E' subito processo per Graziano Mesina, evaso e ripreso per la sesta volta. Ed è il processo del secolo, questo, per Vigevano: l'aula del tribunale, al primo piano del convento dei domenicani, è stracolma. C'è anche un /ans, Angelo Pinna, arrivato da Sanremo: non ha mai perso un processo di «Grazianeddu», assicura. Dibattimento rapido che Mesina e la sua donna, Valeria Fuse, seguono con attenzione e ogni volta che lei tenta un commento lui la blocca. La pena. Mite, stavolta, per Graziano Mesina, perché il reato commesso non prevede punizioni severe. Muto, ha ascoltato la lettura della sentenza, mano nella mano con la ragazza. In aggiunta all'ergastolo per il quale si trova a Porto Azzurro, dunque, -Grazianeddu» dovrà scontare «anche» 7 mesi; la giovane è stata assolta perché il fatto non sussiste; Papalia pagherà la collaborazione con la grande mala con un anno e 6 mesi senza condizionale. La sentenza è arrivata dopo una camera di consiglio di 40 minuti, accolta da un timido applauso del pubblico. Le richieste del pubblico accusatore erano di 9 mesi per l'ex «re del Supramonte», di 5 mesi per la ragazza e dì due anni e due mesi per Papalia. Fedele a se stesso, tranquillo, forte di un'esperienza non comune di aule di tribunale e di assalto di reporters, Mesina è apparso tranquillo, disponibile, anche ciarliero. Vestiva un completo blu con camicia celeste, senza cravatta. Certo s'è reso conto che la faccenda è seria, ma in fondo, ha tenuto a sottolineare, non s'è trattato di una tragedia. Ha detto: -Avevo già avvertito i familiari di Valeria attraverso un amico che sta in Sardegna. Questa era una protesta, non si trattava soltanto del fatto della ragazza. Valeva la pena fare quello che abbiam fatto, ma non era soltanto per quello. Lei del resto è maggiorenne, può decidere quello che vuole-. Qualcuno l'altro giorno l'ha tradito, l'ha confermato in aula il tenente dei carabinieri Michele Sirimarco che, ascoltato come testé, racconta di essere arrivato all'appartamento di Vigevano «attraver- so fonti confidenzialu. Mesina lo sa, ma ha mostrato indifferenza. «Non m'interessa e non faccio neppure ricerche per sapere chi è stato-. Preso in mutande: ad Orgosolo, al suo paese, ci sono rimasti male perché lui, il «re del Supramonte», era diventato davvero qualcosa di molto slmile a un simbolo. Ora dice: 'Non ho mai creduto di essere un mito. L'aggettivo «pentito» ha anche aggiunto, gli è sgradito: «Fare il pentito é.-una vigliaccata, ognuno deve fare la propria carcerazione. No, non volevo sparire, era deciso, anche con Valeria, che sarei tornato dopo una settimana, al massimo domenica. Il Supramonte ormai non fa più per me: sono troppo vecchio-. Quando l'ha interrogato il presidente, Giuseppe D'Alessio, fra le 17,30 e le 17,35, Mesina è apparso molto più parco di parole. Ha mormorato: «Confermo quanto detto al p.m. Non avevo mai visto prima Papalia, che ho incontrato per strada. I soldi die mi hanno trovato, parte erano miei e il carcere me li aveva restituiti, e parte me li ha dati una persona che non voglio nominare-. Fragile, pallida e a momenti quasi tremante, Valeria Fuse è apparsa l'esatto contrario della «donna del bandito» raccontata in tante pellicole di buono e cattivo livello. E' terribilmente inelegante, infagottata nei suoi maglioni sovrapposti, con il giubboto jeans, i pantaloni di velluto verde-marcio e i mocassini «testa di moro» con grandi nocchi argentati. L'assalto dei reporters la intimidisce ancora di più, quando la portano accanto al suo uomo gli si getta al collo in un abbraccio fuggevole. Racconta al tribunale di essere stata bendata da Mesina dopo rincontro a Milano; ma. maldestra, aggiunge: «Siamo saliti su un taxi e poi su un'auto rossa-. Non sembra una buona interpretazione, ma in fin dei conti il suo atteggiamento è talmente ingenuo da convincere forse il tribunale che il «favoreggiamento» è soltanto quasi casuale. Il terzo, Antonino Papalia, recita male la sua parte di buon samaritano e assicura: «Ho fatto quel che ho fatto soltanto per aiutare questi due in difficoltà, lo rifarei-. Secondo il pubblico accusatore, l'uomo fa parte di un'organizzazione ben precisa, tesa ad assicurare al latitanti denaro e luoghi sicuri. Ma dove sono stati Mesina e la ragazza prima della tappa a Vigevano? Lui non parla, lei dice di non saperlo e un'inchiesta è in corso per far luce su tutto. IJ tribunale si accontenta di questa prima verità. Vincenzo Tessandori Vigevano. Valeria Fuse e Graziano Mesina durante il processo (Foto La Slampa - Alessandro Bosio)

Luoghi citati: Milano, Orgosolo, Porto Azzurro, Sanremo, Sardegna, Vigevano