Quella carissima malattia

Quella carissima malattia INCHIESTA / Quanto costano alla zootecnia le patologie animali Quella carissima malattia Secondo il direttore dei Servizi veterinari, la scarsa salute del bestiame ci fa perdere 5-6 mila miliardi Tanno, cioè il 20-30 per cento della produzione lorda vendibile - Il presidente degli allevatori, Carlo Venino: «Ricordiamoci che gran parte delle malattie entra in Italia dalle frontiere, insieme con la carne importata» ROMA — Quanto costano le malattie del bestiame? Secondo il prof. Bellani. direttore generale del Servizi veterinari del ministero della Sanità, da 5 a 6 mila miliardi all'anno: • Provocano perdite pari al 20-30% del valore della produzione vendibile del settore-. Nel 1984 questa produzione zootecnica è stata di 20 mila miliardi: cosi si arriva alla conclusione che le voci .malattie degli animali» ci costano circa 13 miliardi il giorno. Questa somma esorbitante potrebbe ridursi sensibilmente, se lo Stato desse al ministero della Sanità le risorse necessarie per controllare le varie patologie che oggi sono presenti nel nostri allevamenti. Dice il presidente degli allevatori, Carlo Venino: «£' necessario difendersi da questi morbi presto e bene; non serve la politica dello struzzo. Ci vuole una coerente politica sanitaria, con congrui incentivi, per mettere in moto un sistema efficiente, pilotato dagli esperti e dai tecnici del settore-. Precisa Bellani: -Mentre da un lato sono diminuiti i danni provocati dalle malattie infettive e diffusive, sono aumentate le cosiddette «tecnopatte» cioè quelle provocate dal sistema di governo del bestiame, dalla riproduzione, dal trasporto, dall'alimentazione, dalla polluzione e dall'inquinamento-. Tra le malattie classiche, le più onerose sono le strongilosi del ruminanti, che causano perdite per oltre 400 miliardi, le distornatosi dei ruminanti (oltre 220 miliardi), le malattie respiratorie bovine (250 miliardi), le mastiti contagiose (200 miliardi), le malattie infettive del pollame (280 miliardi). Poi c'è l'afta epizootica, che quest'anno ha dato filo da torcere in alcuni allevamenti del Piemonte e dell'Emilia Romagna causando perdite per diversi miliardi. I danni non sono imputabili agli allevatori. Lo rilevano le organizzazioni di categoria: -Fino a quando la tutela della sanità animale è stata delegata per i territori di loro competenza, agli uffici del veterinario provinciale, le cose, pur tra mille difficoltà, hanno bene o male funzionato. Ora die tali delicatissime competenze sono state trasferite ad enti che, oltre ad essere gracili e completamente impreparati, si occupano più di mantenere prestabiliti rapporti di potere al loro interno di quanto avviene nei territori di loro competenza, la situazione — e non solo per l'afta — è precipitata-. La vaccinazione preventivata nella maggioranza del casi non viene più fatta regolarmente, né ci si preoccupa di acquisire in tempo le necessarie dosi di vaccino che, prodotto dagli Istituti zooprofilattici, giace cosi inutilizzato nel magazzini. Solo ora che si contano i morti — i capi coattivamente abbattuti superano già i duemila — l'interesse sembra essersi risvegliato, anche se le misure che vengono adottate per «chiudere le stalle quando i buoi sono già scappati» appaiono, nella maggioranza dei casi, non idonee in quanto intempestive a mantenere la situazione sotto controllo». La conclusione è questa. Le malattie del bestiame ci costano troppo e riducono sensibilmente il'reddito degli allevatori, le' produzioni di latte e di carne e acuiscono 11 nostro deficit agro-alimentare. Sarebbe opportuno che lo Stato individuasse con l'aiuto del tecnici del ministero della Sanità, delle Regioni e delle organizzazioni di categoria, soluzioni adeguate, tenendo presente — come osserva Venino — che gran parte delle malattie del nostro bestiame entra in Italia attraverso le massicce importazioni di carni e di animali vivi. Franco Rosilo

Persone citate: Bellani, Carlo Venino, Franco Rosilo, Venino

Luoghi citati: Emilia Romagna, Italia, Piemonte, Roma