Non temete la macchina che pensa di Franco Giliberto
Non temete la macchina che pensa INTERVISTA CON MINSKY, PROTAGONISTA DELL'INFORMATICA Non temete la macchina che pensa TORINO — E' vagamente ovoidale la testa del professor Marvin Minsky, e ciò soddisfa le aspettative di chi l'ascolta durante le sue pubbliche conferenze; quale altro aspetto potrebbe avere, pensano gli spettatori, l'uomo che è ritenuto per acutezza uno dei primi dieci studiosi d'informatica al mondo? Anche la biografia di Minsky non lascia dubbi: rivela che ha costruito e disegnato una grande varietà di computer digitali e analogici, sistemi di sintesi musicale ed eccezionali strumenti di microscopia ottica. Come esperto ingegnere, è stato uno dei più influenti ispiratori della «t'nfeiligenec-batcd mechanical robotics-, ossia della irreversibile rivoluzione alle catene di montaggio. Kd è lui, numero uno del IVissachusetts Institute of Technology, che nel 1954 incominciò YArlificial Intelligence Project, ricerca d'alto bordo che ancora persegue con autonomia e influenza sempre maggiori nel- y -v l'ambito scientifico internazionale. Però, se aspetto e referenze di Marvin Minsky appagano gli ascoltatori (ne abbiamo avuto conferma ieri al convegno su Mente umana e mente artificiale, conclusosi a Villa Gualino). chi si attendesse da lui difficili, tortuosi o accademici discorsi rimarrebbe deluso. Professore, non ha timore di sconcertare chi immagina che lei debba adoperare un più elevato linguaggio tecnico? -In primo luogo, credo che riflettere su problemi semplici sia molto importante e istruttivo. In secondo luogo, mi sforzo di usare le parole del linguaggio comune, perché diffido dei termini tecnici, filosofici, specialistici, che spesso sono sbagliati o compromettenti. Perciò se invito a ragionare su/ significato di "sedia", a scoprire die esistono possibili definizioni di tipo strutturale e di tipo psicologico per descrivere quell'oggetto, non è per un vezzo banale: tento invece di indurre gli ascoltatori a stabilire dei legami tra le cose che possiamo descrivere e i problemi che vogliamo risolvere-. I computer stanno via via diventando più duttili: scrivono, disegnano, in qualche misura ascoltano e rispondono. Qualcuno li chiama idiofs savants, altri fantasticano che un giorno possano addirittura pensare autonomamente. L'ambita intelligenza artificiale delle macchine è una questione di quantità di informazioni e di connessioni logiche da dare in pasto agli elaboratori elettronici? •// problema centrale riguarda ciò die la macchina deve fare. Non basta che al computer siano fornite grandi quantità di informazioni e di propedeutiche connessioni, se poi non sarà in grado di decidere come, dove e quando usarle; se diventerà lento e istupidito. Ecco allora che, preventivamente, assumono grande importanza il significato e la definizione efficace delle cose. Vediamo un po'l'esempio del gatto: al di là del suo aspetto, qual è la sua essenza? E' un acchiappatopi o un acchiappatala, un animale da compagnia? Sembra questo un esercizio intellettuale ingenuo, ma ti assicuro che non é fine a se stesso-. L'uomo della strada che comincia a sentir parlare dell'avvento, per gli Anni Novanta, del computers di quinta generazione, capaci di dialogare efficacemente con chiunque, fa bene ad avvicinarsi con interesse a questi problemi? • Sarebbe meglio se questo nuovo processo di acculturamcnto avvenisse in cinquecento anni, non in fretta e furia. E' rischioso che la gente comune acquisisca rapidamente un sacco di informazioni, anche corrette se prese isolatamente, senza che parallelamente cambino e progrediscano le basi organizzatila della conoscenza di ciascun individuo-. Allora chi dovrebbe legittimamente, e senza pericoli di cadute schizofreniche, accostarsi all'informatica? -C'è una speranza: che il processo democratico in tutto il mondo fornisca una diffu¬ sione delle conoscente in questo campo. Ma non sono sicuro che ciò avvenga. E' vero che negli Siati Uniti parecchi studiosi d'alto livello per essere più lucidi, ricettivi, sensibili nel sondare i meandri dell'informatica di tanto in tanto si aiutano con droghe psicotrope? -Può essere vero non tra gli informatici, ma qualche volto tra gli studio-i di fisica: prc dono qualche droga, credono di capirne di più c invece semplificano i loro processi mentali. Immaginano dì star meglio. E non sono più in grado di scrivere nemmeno un elementare trattato di fisica, mei eventualmnete soltanto saggi folcloristici, in cui raccontano le loro nuove esperienze esistenziali. • Quando un cosiddetto mistico afferma che è necessario elevarsi, perché la mente é come un mattone, non credetegli: è lui che ha ridotto la sua propria mente come un mattone-. Franco Giliberto l'orino. Minsky al congresso su Mente umana e mente artificiale
Persone citate: Gualino, Marvin Minsky, Minsky
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