La guerra maleducata

La guerra maleducata DALTON, L'ITALIA E DUE DITTATORI La guerra maleducata Si dimentica talvolta che nella prima guerra mondiale centomila inglesi hanno combattuto al fianco degli italiani contro gli austriaci. Il primo ad arrivare, nel 1915, fu George Macaulay Trcvelyan, noto storico del Risorgimento, che comandò un gruppo di quaranta ambulanze sul fronte dell'Isonzo; con lui c'era Philip Noci Baker, che più tardi vinse un Premio Nobel per la Pace. Per entrambi gli anni di guerra in Italia furono un'esperienza decisiva, e Trcvelyan ne ha ricavato un libro che si può ancora leggere con piacere e profitto. Un altro libro perfino migliore, sebbene ormai quasi dimenticato, lo scrisse nel 1919 1 lugli Dalton, un uomo che avrebbe compiuto un'importante carriera politica, in Inghilterra. Il suo racconto è la più bella testimonianza diretta di un autore inglese sulla guerra in Italia negli anni 1917-18. Questo giovane ufficiale d'artiglieria tenne anche un ricchissimo diario che sarà presto pubblicato in Inghilterra dal suo biografo. Ben Pimlott. La biografia di Pimlott, lìttgb Dalton, è appena stata pubblicata dall'editore Jonathan Cape. Il diario, atteso per la fine di quest'anno, è ricco di aneddoti interessanti: ce n'è uno, per esempio, sul re d'Italia arrestato per sbaglio mentre prendeva foto di postazioni inglesi; un altro racconta di Toscanini che dirige una banda militare, in un concerto improvvisato di musiche marziali sulla cima del Monte Santo, mentre la battaglia infuria e i proiettili esplodono tutt'intorno. Dalton ricevette una decorazione italiana per il valore dimostrato salvando le armi dopo Caporctto. Sarebbe stato orgoglioso di conoscere il commento del Duca d'Aosta, comandante della Terza Armata, secondo il quale senza l'azione inglese nel decisivo passaggi del Piave «non ci sarebbe stala nessuna vittoria a Vutatif \Ceneto». Dalton non ha mai perduto l'ammirazione e l'amore per l'Italia, appresi durante la collaborazione quotidiana di quei due anni. Quand'era studente a Cambridge, allievo di Keyncs, aveva già mostrato interesse per la storia italiana fondando una società studentesca chiamata «Carbonari» insieme col suo amico Rupcrt Brooke, il poeta. Più tardi subì l'influenza di F.inaudi, Nitti e soprattutto dell'economista italiano Eugenio Rignani, del quale cercò di applicare alcune idee sulla tassazione quando divenne ministro. Ma la principale conseguenza del suo soggiorno in Italia fu la decisione di darsi alla politica e dedicare il resto della vita affinché la mostruosa tragedia di una guerra mondiale non si ripetesse mai più. Ritornato in patria nel 1919, appoggiò il partito laborista c lavorò per far tornare in Parla mento sessantatre deputati so cialisti. Divenne docente d economia a Londra. In seguito fu deputato socialista per trentacinque anni, e ministro per dodici. Come politico, i suoi due maggiori interessi furono gli affari esteri e l'economia poli tica. Insieme con altri aderenti al circolo dei «Carbonari» d: Cambridge, appoggiò con vigore il disarmo internazionale e l'arbitrato all'inizio degli Anni ÌO. Nel '32 visitò l'Italia, per rendersi conto di persona se lo «Stato corporativo» era un nuovo tipo di semisocialismo o semplicemente una trovata retorica. In quell'occasione s'incontrò con Mussoli ni, con il quale poteva parlare in italiano, e lo trovò affasci nantc e gradevole. Mussolini gli spiegò che il fascismo credeva nella pace e nel disarmo, era essenzialmente socialista ed era ancora favorevole all'è spropri azione della proprietà privata. Dalton, pur non completamente persuaso, tornò in patria convinto che il partito laborista doveva muoversi con maggiore decisione verso una direzione economica centrale e un'economia più pianificata. Più tardi, dopo la guerra d'Etiopia, Daltcn si diede da fare per smorzare il pacifismo del partito laborista e convin cerio ad appoggiare la Lega delle Nazioni nella politica di sicurezza collettiva e di sanzioni contro l'Italia. Era disposto a concessioni minori nei confronti di Mussolini se ciò fos se stato necessario per evitare un'altra guerra mondiale. Hitler doveva essere fermato a ogni costo, anche alleandosi con la Russia sovietica. Era quindi amareggiato per quello che chiamò il tradimento di Chamberlain a Monaco, e appoggiò il gruppo dissidente di Churchill tra i conservatori che sostenevano la necessità di difendere la Cecoslovacchia. Alla fine il partito laborista svolse un ruolo importante nel portare al potere Churchill, nel maggio 1910. La ricompensa per Dalton fu la nomina a ministro nel governo Churchill, con la responsabilità per la «guerra economica» e il «SOE», l'organizzazione per il sabotaggio e l'agitazione del lavoro in Europa. Lui lo chiamò «il ministero per la guerra maleducata». Ma sfortunatamente la sua visionaria nozione di cominciare rivoluzioni di sinistra in Europa si dimostrò troppo ottimistica. E' interessante notare che, da ministro, continuò a considerare l'Italia un alleato potcn- zialc nonostante l'entrata in guerra decisa da Mussolini. Anche se la civiltà occidentale poteva salvarsi solo sconfiggendo i due dittatori, Dalton era pronto a smorzare il «pregiudizio dottrinario contro il fascismo» del suo partito, perché una eccessiva concentrazione ideologica poteva impedire di trovare alleati in Italia. Già prima della fine del 1940 Dalton cercava appoggi tra industriali e lavoratori italiani, c possibilmente anche all'interno della famiglia reale. Il successo principale della sua vita politica Dalton lo ottenne dopo la guerra, quando divenne la figura dominante di un governo socialista che modifico il complesso delia società inglese. La vittoria dei laboristi nel 1945 rese l'Inghilterra un Paese molto più egualitario e gettò le fondamenta del Wclfarc State; c fu Dalton più d'ogni altro a fornire idee ed energie a questa trasformazione fondamentale. Per ironia della sorte, la sua carriera fu distrutta da una dichiarazione indiscreta. Mentre entrava in Parlamento per pronunciare il discorso annuale sul bilancio come Cancelliere dello Scacchiere, incontrò un amico giornalista e gli sussurrò qualche parola sulle modifiche della tassazione che stava per proporre. Fu considerata una infrazione delle prerogative parlamentari, abbastanza per provocarne le dimissioni. Visto con occhi d'oggi potrebbe sembrare un'ingiustizia. Ma lui stesso era pronto ad ammettere che le regole della rettitudine nella vita pubblica non possono essere conservate senza pagarne il prezzo. Altri uomini politici negli ultimi quarantanni non sono stati tanto scrupolosi. Denis Mack Smith Hugh Dalton: da combatlente sul Piave a protagonista della politica britannica