PADOVA IN 2800 REPERTI VENTIQUATTRO SECOLI DI STORIA
Spade, bronzi e ori narrano la Polonia PADOVA: IN 2800 REPERTI VENTIQUATTRO SECOLI DI STORIA Spade, bronzi e ori narrano la Polonia DAL NOSTRO INVIATO PADOVA — Ventiquattro secoli di civiltà polacca, dalla protostorla al Medio Evo — sino al regno di Casimiro il Grande (1333-1370) — sono illustrati nella maniera più suggestiva da una mostra che, patrocinata dalla Provincia di Padova, è stata allestita nella superba aula del Palazzo della Ragione e intitolata «/ tesori dell'antica Polonia: dai Veneti ai Re di Cracovia-. Non bisogna sorprendersi se, con le sue 1263 schede in catalogo, cui corrispondono in realtà oltre 2800 reperti provenienti da ventiquattro musei dell'intera Polonia, l'esposizione (che vi rimarrà aperta sino al 31 luglio) è già considerata come «/a più importante mostra sulla storia e sull'arte polacca mai realizzata in Occidente'. Molti 1 pezzi unici, di eccezionale importanza o valore (il solo piviale broccato d'oro proveniente dal Tesoro della cattedrale di Plock è assicurato per quattro miliardi); alcuni, frutto di recentissime scoperte, mai esposti prima d'ora, neppure in Polonia. Una vera impresa. Perché proprio a Padova una mostra sulla storia più remota della Polonia? La risposta è venuta dall'assessore alla Cultura, Gregorio Morelli, Indicando il palazzo del- l'Università dove «sono decine gli stemmi che ricordano gli allievi e i docenti polacchi che hanno plasmato o offerto le loro conoscenze all'ateneo patavino.. Ed è una tradizione che si può riassumere in nomi anche notissimi, come quelli di Copernico, di Jan Kochanowski o' di Giovanni Zamoyski che, rientrato in patria agli inizi del Cinquecento, volle vi fosse edificata un'intera città in tutto simile a Padova. Anche più profondi e coinvolgenti si fanno 1 confronti territoriali se si pensa alle diciassette città che in Polonia portano il nome Venezia e soprattutto se, a distanza di millenni, non si può che ipo¬ tizzare una comune origine per Veneti euganei e Veneti (o Wenedi) del Baltico. Ma in uno dei saggi firmati in catalogo dai maggiori specialisti, da Girolamo Zampieri e Nuccla Negroni Catacchlo (l'esperta che sa ogni cosa dell'ambra e delle sue antiche vie) a Witold Hensel e a Teresa Dabrowska, è stato lo stesso Gabriele RosslOsmida, coordinatore della rassegna, a *ricordare...l'emozìone provata al primo impatto con i reperti destinati alla mostra. Le spade lusaziane, a foglia o ad antenna, cosi simili, se non uguali, al ritrovamenti del Piave e del Sile; le fibule a spirale, gli spilloni, i pugnali ricurvi, le asce 'a car¬ toccio', i falcetti: forme che non possiamo certamente considerare nuove'per il nostro Veneto: Del tempi più antichi, all'inclrea 11 millennio avanti Cristo, la mostra presenta urne cinerarie e armi, gli arredi e gli oggetti d'uso in bronzo e In oro. alcuni dei quali r*itTuvatl a Biskupln, la «Pompei polacca.. E si riferiscono a una popolazione di agricoltori che praticava l'allevamento e la tessitura, che fondeva 11 bronzo e lavorava osso e corno. Seguono 11 periodo preromano e 1 primi cinque secoli dell'era cristiana: ricchi di Influssi già diversificati a contatto di Celti, Romani, e di varie tribù bar¬ bariche; tra un fiorire di commerci, incursioni di armati, tributi e scambi di doni. Se ne ha testimonianza in oggetti d'oro e argento delle «Tombe del Principi-, fibule e bracciali, collane, pettorali cui si aggiungono gli ornamenti d'ambra, ./'oro del Nord., i primi .tesori, di monete, ma anche in interessanti reperti della cultura materiale di Eruli e Burgundi, di Unni, Vandali e Baiti, di Vichinghi e Bizantini. Dagli scavi di Gniczno, che dal 963 fu la prima capitale polacca, vengono altri tesori tra 1 quali il corredo d'una Tomba Reale. E' però anche l'epoca di reliquarl, calici, e altre testimonianze della prima cristianizzazione della Polonia, come il Codex Aureus, uno del più belli del mondo. Insomma qui si spazia dai manufatti correnti alle oreficerie, dagli scacchi d'osso alle corone reali che con altri esempi dell'alto artigianato artistico medioevale, sacro e profano, locale e no, completano una rassegna che si chiude con un'immagine delle insegne regali: la coppia degli speroni, e in copia le corone e lo scettro di quel Casimiro il Grande che nel 1364 aveva tra l'altro decretato la fondazione dell'Università di Cracovia: prendendo a modello quella patavlna- Angelo Dragone tlllil leeone di bronzo (Cracovia, Xll Secolo) e urna cineraria di ceramica (Pregoivo, VjV Secolo a.C.)
Persone citate: Angelo Dragone, Celti, Copernico, Giovanni Zamoyski, Girolamo Zampieri, Gregorio Morelli, Negroni, Witold Hensel, Xll Secolo
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