Il motore bloccato di Mario Pirani

Il motore bloccato Il motore bloccato La nostra diffidenza per l'esito avuto dagli innumerevoli piani economici governativi varati nel corso degli anni è talmente radicata che la evanescenza dell'ultimo nato, il piano per l'occupazione presentato ieri da De Michelis, ci sembra quasi una buona cosa. Esso si limita, infatti, a caldeggiare l'3pprovazionc parlamentare di alcune leggi che dovrebbero sancire l'assunzione di disoccupati e cassintegrati da parte della amministrazione pubblica, nonché una problematica ipotesi di accordo in materia di gestione delle eccedenze occupazionali, corroborata dalla infelicissima profferta di scaricare sul Fondo per gli investimenti i maggiori costi derivanti alle imprese da una eventuale diminuzione dell'orario: una piccola offa alla Cisl a spese dell'erario. D'altro canto ogni possibilità d'approccio ad un problema così arduo c stravolta in partenza quando incombe il giudizio delle urne e l'unico insegnamento che vale può, semmai, ispirarsi all'opera di quel ministro barese che si assicurò le ambite preferenze riuscendo a far assumere qualche centinaio di postini in soprannumero nella sua circoscrizione. E' questa una tendenza che non discende, però, solo da una propensione demagogica ma dal permanere di una dif¬ fusa ideologia, ad un tempo statalista e industrial-opcraistica, che individua nello Stato, nelle sue leggi e ordinamenti, il «motore» dell'occupazione, la quale deve essere in primo luogo incrementata sia nell'apparato industriale esistente sia nella amministrazione pubblica. Scaturisce da questa premessa la «idealizzazione» di lavori «nobili» come quelli dell'operaio siderurgico, chimico, meccanico o «appetiti» come i posti di usciere ministeriale, impiegato comunale, bancario e, di contro, la svalutazione di lavori considerati «umilianti» o di ripiego come l'addetto al turismo, all'artigianato generico, al commercio al minuto. Ciarpame ideologico, assurde ricerche di status sociali inesistenti, ritardi culturali hanno contribuito ad impedire una coerente politica dell'impiego ed alimentato tanti inutili piani di settore e sprechi mastodontici per mantenere industrie senza futuro. Quanto diversa, ad esempio, sarebbe la condizione sociale del Mezzogiorno se i finanziamenti inghiottiti dalla chimica e dalla siderurgia fossero stati invece destinati alla valorizzazione turistica di quelle regioni! Ma il discorso non vale solo Mario Pirani (Continua a pagina 2 In settima colonna)

Persone citate: De Michelis