«Autonomia voleva l'eversione Toni Negri ordinò atti infamanti» di Giuseppe Zaccaria

«Autonomia voleva l'eversione Toni Negri ordino atti infamanti» La motivazione della sentenza di condanna dei 71 del 7 aprile «Autonomia voleva l'eversione Toni Negri ordino atti infamanti» Violenze, rapine, omicidi - Gli imputati non sono stati condannati per reati politici ma per gravissimi crimini comuni ROMA — Non e stato .Un processo politico», ne il tentativo di criminalizzare ^innocue elucubrazioni teoriche';: dieci mesi fa. nell'aula del Foro Italico. !a Corte d'assise di Roma ha condannato Toni Negri ed i suoi compagni per colpe precise -per i singoli momenti di un progetto» che aveva «armato nuclei occulti e mititariseati di giovani-, assoldato «bande di delinquenti per compiere azioni di finanziamento-, concorso ad -elaborare, preparare, orchestrare un'attività che nella pratica si e tradotta in episodi criminosi, reati gravissimi, fatti infamanti-. Dieci anni di storia italiana, l'intero ciclo di un «progetto rivoluzionario», si chiudono con queslo sugello: ieri mattina Nino Abbate, giudice a latere' della prima Corte d'assise di Roma, ha depositato le 1180 pagine che motivano uno dei giudizi più controversi di questi anni, la sentenza che il 12 giugno '84. pur non riconoscendo alle attività dell'Autonomia la pericolosità di una -insurrezione politica-, ha bollato Negri e gran parte degli altri imputati come criminali comuni. Del processo facevano parte scttantuno persona, ma questo spiega solo in parte la inusitata ampiezza del documento. Ai giudici premeva soprattutto chiarire, attraverso un minuzioso esame delle prove, delle coni erme, delle contraddizioni, come il verdetto non fosse stato influenzato dalla cultura dell'emergenza, né dal significato. che molti volevano attribuirgli, di simbolica chiusura di »Knn tormentata stagione di violenza politica-. Le condanne sono state inflitte per una interminabile serie di attentati, di violenze, di -esì)ropri-. di rapine, di omicidi, come quello ad Argelato del brigadiere Lombardini, o di sequestri, come quello di Carlo Saronio. morto nelle mani dei suol carcerieri. Il documento è diviso in tre parli: la prima, di oltre 300 pagine, fornisce il quadro delle imputazioni cosi come si era sviluppato dall'inchiesta padovana di Pietro Calogero lino al processo. La seconda. la più ampia (più di cinquecento fogli) spiega i motivi della decisione, l'ultima si sofferma sulle posizioni dei singoli imputati. Quelle della rivista «Rosso» c di «Metropoli- sono vicende troppo note per meritare altro spazio, cosi come definita in tutti 1 punti essenziali appare ormai la parabola di • Potere operaio.. Altri aspetti, come quelli degli incontri con Renato Curcio. sono stati ammessi al Foro Italico da Negri stesso, all'epoca non ancora riparato in Francia. Quel che ai giudici maggiormente preme è dimostrare come l'Autonomia avesse sviluppato «aggregazioni 7UWVC e di straordinaria potenza aggressiva, che seguendo istruzioni, proposte, regole di comportamento, direttive tattiche e strategiche- si proponevano «programmi effettivi e. ambiziosi, con strutture decise a creare le condizioni per la guerra civile-. Che queste condizioni, nel 79. si fossero poi determinale davvero è cosa dubbia, ed è questa valutazione che ha spinto la Corte ad assolvere tutti dall'accusa di insurrezione. Ma rimangono i singoli reati: dall'omicidio del brigadiere Lombardini («quei vecchi leader rnandavano i ra- gazzini a fare le rapine, facendo loro credere che operavano il collegamento con le Br», lia detto Alfredo Buonavita) al fallito sequestro dell'industriale Duiba. dalle rapine «appaltate- alla malavita comune In cambio della metà del bollino, al sequestro di Carlo Saronio, l'amico, il compagno. Il sequestro — i giudici ne sono convinti — era stato programmato da Toni Negri: «Questo delitto non è la cosa più orrendamente lontana dalla politica... In realtà, ha la paternità di un gruppo che in nome di tino folle, alienante ideologia, poco considerando valutazioni umane e culturali, dette il via ad un'azione nefanda». Al «pentito» Carlo Fioroni, nonostante la fuga all'estero, all'ex delinquente comune Carlo Casirati. a tutta una serie di personaggi minori, i giudici del .7 aprile» hanno creduto, e questo era evidente già dalla sentenza. Le ultime pagine della motivazione sono interamente dedicate a Toni Negri: il docente padovano «è stato in quest'ultimo decennio l'autentico motore della trama eversiva calala nell'arca della sinistra-. Non solo un «cattivo maestro-, ma l'uomo «che ha determinato le condizioni perche' fossero conculcate le regole della convivenza civile. Il promotore, l'istigatore, il mandante, il regista di quelle scelte che hanno caratterizzato una lunga stagione di violenza ». Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Argelato, Francia, Roma