Inflazione che nostalgia di Mario Salvatorelli

I nostri soldi di Mario Salvatorelli I nostri soldi di Mario Salvatorelli «Ixi frequenza con cui i lettori intervengono sul tenia ilei rendimento dei titoli di Stato, il cui potere d'acquisto sembra ridursi di anno in anno, dimostro quanto l'argomento sia di interesse generale, ma dimostra pure che, forse, non è staio bene compreso. Ritengo, però, che nelle sue risposte, lei non ubbia messo in sufficiente evidenza un dato essenziale, probabilmente ritenendolo ovvio». Chi scrive c il signor C. Zocco, di Biella, clic si riferisce a questa rubrica del 27 marzo, c così continua: «Mi sarà forse sfuggito, ma non ho mai letto che la quota d'interessi che il percettore di un reddito da capitale può spendere è soltanto quella che eccede il tasso d'inflazione, e cioè l'interesse reale, mentre il rimanente dovrà essere capitalizzalo. Perciò, non dovrà spendere le 150 mila lire che gli avrà fruttalo il suo milione investilo in Boi, Cci o altrove, ma 40 mila lire soltanto (se l'inflazione è sull'I I per cento circa, n.d.r.). Solo reinvestendo il rimanente, il potere d'acquisto del capitale posseduto rimarrà invariato nel tempo : 11 lettore di Biella ha ragione, sia nel definire l'argomento «d'interesse generale') (200 mila miliardi di lire in titoli di Stato in mano alle famiglie, oltre 10 milioni in media ciascuna, sono qualche cosa di molto «generalo), sia nel suggerire questa regola di spesa. Anche lui, però, ha commesso, non un errore, un'inesattezza: il potere d'acquisto del rendimento dei titoli non (sembra ridursi'), si riduce effettivamente di anno in anno, e per due motivi, il primo perché scende il suo valore nominale, con il diminuire dell'inflazione, il secondo perché il costo della vita continua ad aumentare, anche se meno di prima. Ma, se il signor Zocco, come appare dal seguito della lettera, intendeva parlare di orendimento reale)), cioè di differenza in più rispetto al tasso d'inflazione, allora il «sembra') t giustificato, come osservavo anch'io il 27 marzo. Dovrei aggiungere, però, che la sua «regolai» è tanto saggia quanto difficile da seguire, non solo a causa del caro-vita, ma anche psicologicamente. Le numerose lettere ricevute su questo tema, dopo il 27 marzo scorso, m'inducono a riprenderlo. 1 lettori Francesco Casalcgno, di Torino, e Giovanni Ferrerò, di Firenze, pur con giri di frase diversi, finiscono per dichiararsi (nostalgici') (dell'inflazione, naturalmente). Scrive il signor Casalcgno: (Ammesso e non concesso che i dati circa l'inflazione rispecchino esattamente la situazione sotto tale aspetto, un'altra cosa è il costo della vita (vitto, alloggio, riscaldamento, luce, telefono, gas; abbigliamento, tasse, assicurazioni, eccetera, eccetera). Provi a fare il conto a casa sua, e vedrà che il costo della vita è aumentato e continua ad alimentare, alla faccia dell'inflazione che ci viene detto stia diminuendo'). Dato atto al lettore che gl'indici del costo della vita sono incompleti (tanto per incominciare, mancano di una «voce» molto sonora, le tasse), la sua lettera è un'ennesima conferma di quanto sia generale la confusione tra inflazione e costo della vita, quando non si tenga conto del fatto che l'inflazione misura non il costo della vita, ma la sua variazione in aumento. Certo, caro signor Casalcgno, il costo della vita continua ad aumentare, purtroppo: ma un conto è che aumenti del 20 per cento (e cioè, che in un anno il tasso d'inflazione sia del 20 per cento), c un altro conto c che salga del 10 per cento (quindi, il tasso d'inflazione sia seeso, si sia ridotto della metà). Pur avendo abbastanza chiara in mente questa differenza, può capitare però che 11 signor Ferrerò, da Firenze, ma torinese, lontano dalla sua (aura città» da 50 anni, scriva: (Quale vantaggio ne trae un pensionalo dal calo d'inflazione, se il reddito del suo risparmio cala, e le spese sono sempre in aumento? Non sono certamente gli aumenti della pensione Inps. aumenti che io definisco ritocchi, a fare aumentare di molto le entrare mensili. Anche se l'inflazione è in calo, il mio borsellino non ne trac beneficio.' Dico bene?'). Permetta-, caro signor Ferrerò, ma lei non dice bene. Non dice bene se tiene conto degl'interessi del Paese, ma anche se pensa solo alla sua situazione, come, del resto, a una certa età, si ha ben il diritto di fare. Un Paese (immerso» fino al collo nell'economia del mondo occidentale, con tutte le spinte dal basso verso l'alto che riceve da questa situazione, ma anche le spinte dall'alto verso il basso che subisce dalla concorrenza intemazionale, non può evitare a lungo di annegare, se continua ad avere un'inflazione, quindi un aumento dei costi e dei prezzi, del 10 per cento e anche più, quando i Paesi concorrenti l'hanno del 5 e anche meno. Certo, non sarà semplice il riassestamento delle economie domestiche, in questi anni di rientro dall'inflazione c, speriamolo, di ritorno alla stabilità della moneta. Non per dare suggerimenti ad alcuno, ma il governo e le autorità monetarie tengano presente che non tutti coloro, e sono milioni, i quali in questo decennio «si sono mossi') e hanno mosso i loro risparmi, sono diventati, solo per questo, esperti finanzieri. Non tutti, ancora, sanno interpretare i corsi dei titoli, dei rendimenti, delle valute e gl'indici dell'economia, come ieri conoscevano il corso delle stagioni, gl'indici buoni per le semine e i raccolti. j Inflazione che nostalgia

Persone citate: Zocco

Luoghi citati: Biella, Firenze, Torino