Taddei: grandezza d'una voce da cinquant'anni protagonista

Taddei: grandezza d'una voce da cinquantanni protagonista Il baritono ha debuttato a Roma nel «Don Pasquale»: ha molti progetti Taddei: grandezza d'una voce da cinquantanni protagonista ROMA — Giuseppe Taddei è contento: la prima del Don Pasquale, domenica al teatro dell'Opera di Roma, sembra averlo soddisfatto, anche se il pubblico e una parte della critica ha manifestato perplessità e riserve. L'allestimento immaginato per questa edizione dallo scenografo Giovanni Crisolini lo giudica migliore dell'altro suo Don Pasquale, quello fatto dall'Opera di Vienna. 'A Vienna la scena sembrava una stazione ferroviaria di terza classe mentre questa di Roma ha una sua nobiltà che vagamente riecheggia lo spirito de Il marchese del Grillo». La regia di Sandro Sequi gli è parsa equilibrata. «Ha il merito. Sequi, di sapere dove toccare c dove non toccare l'impalcatura dell'opera'. Soprattutto gli è piaciuto il soprano Daniela Dessi alle prese con il ruolo di Norina. «£' una ragazza molto seria, attenta alla parte, studiosa e preparata: l'avevo già sentita in uno Stabat ma qui ha confermalo le sue qualità: Per Giuseppe Taddei questo Don Pasquale di Donizetti rappresenta l'occasione pubblica per festeggiare i suoi cinquanta anni di attività operistica: il suo debutto è avvenuto infatti sempre all'Opera di Roma il 26 dicem¬ bre del '36 con 11 Lohengrin. Da allora Taddei ha interpretato centotrenta opere in parti da protagonista e da comprimario mettendo nella sua voce di baritono una freschezza e una potenza che pochi hanno saputo conservare. «Non ho segreti — confessa —. Il merito, se di merito si può parlare, è quello di non avere mai sforzato la voce. Canto e ho cantato, tutte le volte che me la sono sentita sema sovraccaricarmi di troppi impegni e senza corre¬ re troppo dietro i facili guadagni. Del resto non sono l'unico cantante d'opera ad avere una carriera tanto lunga. Anche Mattia Battistini e Titta Ruffo hanno avuto carriere lunghissime e De Luca a 75 anni faceva Rigoletto». Nonostante quello che è stato detto e scritto, Giuseppe Taddei non ha però alcuna intenzione di chiudere con il mondo dell'opera. «Ho ancora tanti altri impegni: un Falstaff nell'87 a Vienna con Abbado, un Barbiere a San Francisco. San Francisco è lontana ma l'offerta è allcttante: se ce la faccio canterò anche là-. Ma se dovesse decidersi a chiudere la sua carriera, con quale opera le piacerebbe farlo? «Con il Simon Boccanegra. Chissà se ci riuscirò-. Cinquantanni di attività sono un peso o un vanto? «Nessuna delle due cose. Sono un'ulteriore tappa in una vita ricca e piena. Non vai la pena neanche di sottoli7iearli troppo questi miei cinquantanni di palcoscenico. Io, per esempio, ho festeggiato l'evento solo con una bottiglia di spumante bevuta in famiglia. Dimenticavo. Per questi cinquantanni mi sono anche messo a scrivere un libro». Un'autobiografia? -Un racconto umoristico e provocatorio nel quale oltre a parlare dell'opera lirica parlo anche della mia vita quotidiana. L'ho intitolato Mondo ladro, ma senza allusioni». Quali sono state secondo lei le voci più belle di questo secolo? «Non ci sono dubbi Caruso, Gigli e Del Monaco». E tra le donne? «Afaria Callas, Renata Tebaldi e Magda Olivero. Ma la più straordinaria era la Callas: il suo stile interpretativo, la sua finezza d'animo, la sua penetrazione psicologica sono rimaste memorabili», si. ro. ,;ff y* \- i j Giuseppe Taddei (al centro) in un niomvnlo del «Don Pasquale»

Luoghi citati: Roma, San Francisco, Vienna