Trentt'anni: non solo canzonette di Ugo Buzzolan

Treitt'cmni: non solo canzonette Treitt'cmni: non solo canzonette Da oggi un altro ciclo su Raiuno: «La lunga campagna d'Italia», che comincia dallo sbarco in Sicilia La fascia del primo pomeriggio di Raiuno è decisamente dedicata al documentario storico in occasione del quarantennio della Liberazione e della fine della guerra. E' terminata ieri la serie Italia in guerra di Massimo Sani con la consulenza di Giorgio Rochat ed è terminata con il capitolo più tremendo, più allucinante, la campagna di Russia, la disperata resistenza del nostro esercito, la ritirata (a piedi) e il massacro per i combattimenti e il gelo. Nessuna fiction con ricostruzioni miliardarie e con attori potrà mai far rivivere «l'immane tragedia — ha detto il commento di Rochat — in cui l'Italia fu trascinata dal regime fascista». Oggi parte un altro ciclo, La lunga campagna d'Italia con la regia di Alberto Caldana e i testi di Manlio Cancogni. Attraverso filmati talora inediti e il più delle volte raramente comparsi sul eideo, e reperiti in cineteche di Stato di tutto il mondo, e attraverso interviste a testimoni e • protagonisti', il documentario costituisce una vera e propria continuazione de L'Italia in guerra: comincia con lo sbarco in Sicilia, e nelle altre quattro puntate, tutte trasmesse nella settimana, ripercorre IV settembre, la lenta avanzata degli alleati, la lotta partigiana e infine la sconfitta dei nazifascisti e la resa definitiva il 2 maggio 1945. Un denso racconto bellico che si integra nella narrazione dei principali avvenimenti politici nazionali e internazionali, e nel ricordo della grama vita quotidiana di popolazioni die allevano la guerra sulla porta di casa e spesso dentro la casa. E' un perìodo, questo, in cui le rievocazioni storiche saranno frequenti. Si è già detto che ci sono tanti modi di fare storia per immagini. C'è ad esempio il tipo di romanzo sceneggiato con divi e dive che ripropongono personaggi famosi in chiave patetica e passionale, coinè Io e il duce. E c'è addirittura la storia die si veste con i frivoli panni del varietà come Trent'anni della nostra storia (stasera, ultima puntata, una panoramica del 1966). Il bilancio della trasmissione non può che avere due facce: da un lato il non improbabile successo dello show die sta fra. l'intrattenlviento salottiero, la girandola di ospiti e di argomenti sul modello di Domenica In, e la passerella — che definirei elemento preponderante — di cantanti e canzonette; dall'altro lato l'esito assai discutibile, per me negativo, della rievocazione storica che è sempre stata, salvo rarissimi momenti, sbrigativa, lacunosa, reticente, incline a sottolineare ed elogiare gli aspetti positivi degli Anni 60 e le benemerenze dei governi di allora, costantemente in un clima di abbracciamoci tanto, cuore in mano, siamo tutti fratelli e italiani Uno spettatore giovane ha recepito di quegli anni prevalentemente il Concilio Ecumenico, la svolta della Chiesa, il boom, l'incremento della motorizzazione e delle autostrade e soprattutto un mare di canzonette come se la storia dell'Italia di vent'anni fa fosse passata soltanto attraverso il festival di Sanremo. Ugo Buzzolan

Persone citate: Alberto Caldana, Giorgio Rochat, Manlio Cancogni, Rochat

Luoghi citati: Italia, Russia, Sanremo, Sicilia