Tutte le beghe di casa Mussolini di Ugo Buzzolan

Tutte le beghe di casa Mussolini Da domani «Io e il duce» di Negrin con Girardot, Sarandon, Barbara De Rossi Tutte le beghe di casa Mussolini Non si discute la serietà della sceneggiatura, ma lo spettacolo talvolta sfiora il ridicolo - Il film stravenduto all'estero E' venuta la moda di guardare la storia non dico dal buco della serratura, che è una brutta espressione, comunque attraverso l'ottica del sentimenti privati e della dimensione famigliare. Come reagiva Dante Alighieri quando gli dicevano che la cena si stava raffreddando e lui era 11 alle prese con le sue terzine? E come si svolgevano gli scontri tra Napoleone reduce dall'aver conquistato l'Europa e Giuseppina distesa su un letto disfatto a mangiar chicche? , E Benito Mussolini, quando si ritirava dal balcone dopo un'osannante adunata oceanica e tornava a casa, cosa riferiva a Rachele? Appunto. Io e 11 duce — che debutta domani sera su Raluno e che sarà completato da altre due puntate, domenica 21 e lunedi 22 — batte più o meno questa strada. Sia chiaro: non si contesta la serietà della sceneggiatura di Nicola Badalucco sonetta dall'autorevole consulenza di Giordano Bruno Guerrl. Però, all'atto pratico, in quel racconto per immagini che appare sul teleschermo 1 risultati sono quelli che sono, le buone intenzioni di approfondimento e scavo psicologico devono fare i conti con le facce degli attori e con situa- zlonl che tradotte in spettacolo rischiano l'Inverosimiglianza o sfiorano addirittura 11 ridicolo. Già il Mussolini di Bob Hosklns è duro da digerire. L'attore è decisamente modesto e in più non ricorda il duce neanche per un momento; con guance mal rasate, grosse orecchie a sventola, viso un po' inespressivo, pare un ergastolano scappato da Porto Longone e rivestito alla meglio con l'orbace. E non parliamo di Hitler con là voce melliflua che ha l'aria di essere schizzato fuori da una corriva parodia farsesca del nazismo. L'unico — somiglianza a parte — che ha un certo suo decoroso livello è 11 Ciano di Anthony Hopkins, che forse è il vero protagonista dell'intrigo, visto quasi con «simpatia» e raffigurato come una specie di fascista pentito. Le situazioni, dicevo. Ecco una scenataccia di gelosia tra «Ben» e Claretta, con Claretta che stramazza al suolo colpita al mento da un diretto del duce; intanto donna Ra¬ chele zappetta l'orto, Galeazzo Ciano suona il pianoforte mormorando -La vita è tutta un gioco- ed Edda si fa pelare a poker. Il duce rabbonito va a trovare In camera Claretta che gli dice: 'Devi sempre dar retta soltanto al tuo cuore». Quando Ciano viene defenestrato, Edda furibonda affronta 11 padre in pantofole accanto al fuoco, e lui brontola 'Ma sì, lascerò Claretta... però anche di te ne dicono di tutti i colori...». Donna Rachele non si ras¬ segna ai fornelli e caccia energicamente 11 naso in politica: slamo al 25 luglio e rimbrotta il marito: «Scuotiti, agisci! Attento, Benito, che ti pugnalano alle spalle!», ma il duce, appena la moglie se ne va, s'attacca al telefono e chiama Claretta che sta pizzicando l'arpa in vaporoso pigiamone rosa. Va precisato che le attrici sono fior di professioniste (Susan Sarandon è Edda; Annle Girardot, Rachele; Barbara De Rossi, Claretta), ma si muovono continuamente in un conte¬ sto poco credibile, sempre da «rappresentazione». E si che 11 regista Alberto Negrin è in possesso di un solido mestiere e quando rlesee a svincolarsi dalle beghe della famiglia Mussolini lo dimostra: eccellente la sequenza del mitragliamento sulla spiaggia, e con una sua tensione sincera quella del Gran Consiglio. Il resto obbedisce alle regole commerciali di una produzione sontuosa — impeccabile la ricostruzione d'epoca — che punta ai forti e facili effetti ma che non riesce quasi mai a distaccarsi dalla superficie dei fatti e dalla esteriorità dei personaggi. Produzione sontuosa, anzi grande coproduzione internazionale dove figurano apporti francesi, tedeschi, spagnoli, e pure capitali americani. Assicurano che si tratta di un ottimo affare, che Io e il duce è stravenduto all'estero e che platee di tutto 11 mondo s'apprestano a vederlo: si, in effetti è un classico kolossal da esportazione, e come tale avrà sicuramente successo, anche se non dà nessun contributo positivo né alla storia critica del fascismo né alla storia dello sceneggiato televisivo. Ugo Buzzolan Bob Hoskins-Mussolini e Annie Girardot-donna Rachele: nonostante le buone intenzioni quasi tutti i personaggi paiono poco credibili

Luoghi citati: Europa, Porto Longone