Con 13 ergastoli si chiude il capitolo degli otto anni di terrorismo a Torino

Con 13 ergastoli si chiude il capitolo degli otto anni di terrorismo a Torino Nel bunker delle Vallette la sentenza della corte d'assise d'appello Con 13 ergastoli si chiude il capitolo degli otto anni di terrorismo a Torino Una condanna a vita in più rispetto al primo giudizio - Assolto con formula ampia Giuliano Naria Torino lia chiuso il conto con quella generazione delle Brigate rosse che per otto anni l'aveva messa in ginocchio. Per i dieci omicidi (tra cui quello del presidente degli avvocati Fulvio Croce, del vicedirettore de La Stampa. Carlo Casalegno e del commissario Berardi). i 17 ferimenti e gli oltre cento tra attentati e rapine compiuti tra il '73 e 180. 48 giovani dovranno pagare con 13 ergastoli e oltre 300 anni di carcere. L'ha stabilito la Corte d'assise d'appello che ieri alle 17.30. davanti a soli 19, distratti, imputati sparsi per le cinque gabbie dell'aula bunker delle Vallette, ha letto la sentenza con cui sono state sensibilmente inasprite le pene inflitte in primo grado (un ergastolo e. complessivamente. 50 anni di carcere in più) e assolto con formula ampia Giuliano Naria dall'accusa di aver partecipato all'assassinio del procuratore di Genova. Francesco Coco. e della sua scorta. La tredicesima condanna a vita è stata inflitta a Maria Carla Brioschi per l'assassinio degli agenti di ps in servizio davanti alla Nuove. Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu. La donna, appartenente agli organismi direttivi delle Br che avallarono il massacro, in primo grado era slata assolta per insufficienza di prove. I giudici d'appello hanno invece ritenuto che la sua responsabilità debba essere equiparata a quella di chi sparò materialmente. Stesso principio è slato affermato dalla corte per quanto riguarda il ruolo svolto da Giuseppe Mattioli, che gestiva il covo dal quale parti il collimando omicida: e stato condannato a 24 anni mentre la corte d'assise gli aveva inflitto solo tre anni. Ampia, invece, l'assoluzione -per non aver commesso il fatto» di Giuliano Naria. • Questa sentenza, spero, influirà sugli altri processi, primo fra tutti l'appello per la rivolta di Troni, per cui è sta¬ to condannato a 17 anni-, dice l'avv. Guidetti Serra che con l'avv. Gianaria («Sono felicissimo») ha assistito il detenuto ricoverato nel repartino delle Molinette per i postulili dello sciopero della lame che lo portò sull'orlo della morte. «Avevo il presentimento clic Naria sarebbe stato assolto con formula ampia — ha commentato il pg Pochettino con l'avv. Gianaria —. Lei è riuscito a dimostrare la falsità di un teste. In questo modo sono caduti tutti gli elementi d'accusa-. Per Antonio Delfino, dissociatosi da tempo dalla lotta armata, la pena è stata ridotta da 19 a 17 anni. Nessuno sconto invece per Gianfranco Mattacchini, Claudio Toffolo, Silvana Innocenzi e per l'ex fidanzata di Patrizio Peci. Maria Rosaria Roppoli. tutti dissociatisi nel corso del processo. «Abbiamo creduto poco a queste dissociazioni dell'ultima ora», ha commentato il presidente Isnardi. 1* sette ore di camera di consiglio (tutto il processo si e svolto all'insegna della rapidità, provocando non poche polemiche fra i difensori e la corte) sono state sufficienti, inoltre, per confermare gli ergastoli a Vincenzo Acclla. Lauro Azzolini. Franco Bonlsoli. Andrea Coi. Raiiaele Fiore, Silvana Innocenzi, Rocco Micalclio. Mario Moretti, Luca Nicolotli. Cristoforo Pianconc, Nadia Ponti e Angela Vai. Beppe Minello La sentenza della Corte d'assise d'appello è storica: dei terroristi della prima generazione delle Brigate rosse che tra il '73 ed il '80 insanguinarono Torino non si parlerà più nelle aule giudiziarie delle Vallette. Né (salvo un improbabile rinvio dalla Cassazione), mai più essi dovranno entrare nelle gabbie degli imputati e raccontare, giustificare, esaltare I propri crimini o fare dichiarazioni di dissocazionc- 11 verdetto pronunciato dal presidente Isnardi in un'aula scmideserta di accusati e di loro famigliari consegna alla storia della nostra città questi 60 ex giovani (oggi l'età media è sulla trentina) che hanno creduto di cambiare il mondo andando per le strade ad uccidere persone inermi. Dieci innocenti assassinati; altri diciassette feriti a colpi di pistola alle gambe; due stragi progettate, tentate e andate fallite solo per volontà del caso; innumerevoli rapine, incursioni, incendi. Sono le cifre della dissennata avventura vissuta dalle Brigate rosse a Torino. Tanto sangue e tanti lutti non sono serviti a nulla. Hanno distrutto la felicità di decine di famiglie e bruciato l'esistenza di ragazzi che, stravolti da un sogno folle ispirato da un'assurda interpretazione della realtà sociale e politica, si trovano ora ad avere un solo futuro: il carcere. Del terrore seminato in città resta la tragica testimonianza delle lapidi sui luoghi dei delitti. Già il tempo sta scolorendo le iscrizioni «Qui cadde, barbaramente ucciso dalle Brigate rosse...». La speranza è che ciò non accada nella memoria collettiva, che in essa rimanga sempre impresso il ricordo di quegli otto anni di sgomento, scanditi dai funerali delle vittime, dalla caccia agli assassini, dal loro minacciare sempre più tracotante. Si chiude un capitolo, ma quegli anni d'incubo sono sempre in agguato; ricordarli servirà anche ad evitare che essi ritornino. Claudio Giacchino Maria Carla Brioschi in primo grado fu assolta con il dubbio

Luoghi citati: Genova, Torino