Garang, il ribelle che ricatta Khartum di Igor Man

Garang, 81 ribelle che ricatta Khartum Il capo della guerrìglia è diventato l'uomo più popolare del Sudan: per neutralizzarlo Dahab gli ha offerto un ministero Garang, 81 ribelle che ricatta Khartum Il Paese, divìso fra Nord musulmano e Sud cristiano-animista, attraversa una grave crisi economica - Il leader antigovernativo, con aiuti di Gheddafì e Menghistu, ha raccolto una forza di diecimila uomini - Alle spalle una brillante carriera nell'esercito regolare e studi di economia negli Stati Uniti - Astuto ed intraprendente, adesso è anche in grado di controllare la cosiddetta «fascia dell'acqua e del petrolio» DAL NOSTRO INVIATO IL CAIRO — Verranno i dollari americani e quelli della «colletta» internazionale (anche l'Italia è chiamata a fare la sua parte) ma sarà solo una goccia d'acqua nel deserto. Se non si riuscirà a (rampare il petrolio del Sud e a realizzare il canale di Jonglei, 11 Sudan sprofonderà sempre più nell'abisso della bancarotta. Per avere petrolio e acqua il governo di Khartum ha solo una strada davanti a sé: rappacificarsi con le popolazioni del Sud restituendo loro l'autonomia già concessa nel 1972 dopo gli accordi di Addis Abeba (tra Nlmeirl e la guerriglia sudista), abolendo la sharia che quelle popolazioni, cristianoanimlste, respingono Più facile a dirsi che a farsi. Il sentiero stretto della pacificazione passa attraverso un personaggio difficile: il colonnello John Oarang comandante dell'Apls, Armata popolare di liberazione del Sudan, e il leader del Movimento di liberazione del Sudan, oggi l'uomo più popolare del Paese. Nel giorni scorsi egli ha preteso che venisse formato un governo civile -entro una settimana-. Cinque giorni dopo il suo l'ultimatum, il governo civile, ancorché d'affari, è già in gestazione. E' di ieri la notizia che tre notabili di Equatorla, quella che chiameremo la provincia moderata del Sud, hanno deciso di entrare nel governo che prevede anche la presenza dei comunisti (ma l'elenco completo dei ministri non è ancora pronto, a causa delle divergenze sorte fra sindacati e partiti). C'è di più: un quarto portafogli è stato offerto a John Garang. E se lui non volesse accettare, che designi pure un nordista di sua fiducia. Il fatto è che senza l'adesione, diretta o indiretta, di Garang qualsiasi governo avrebbe vita grama, col pericolo di cadere, prima o poi, nella spirale della repressione. La guerra contro la guerriglia costa a Khartum 300 mila dollari al giorno ed è una guerra frustrante perché condita di scacchi e umiliata da continue diserzioni. C'è una parola chiave per cogliere il «quid» del conflitto Nord-Sud. Questa parola è: schiavitù. Il Sudan è uno stato artificiale creato attaccando con mastice di sabbia due regioni profondamente diverse sul plano della storia e della geografia, dell'etnia. Tra il Nord e il Sud non esistono, a parte il Nilo, elementi di continuità, di coesione. Al Sud vivono cinque milioni e mezzo di africani puri, cristiani-animisti. Al Nord ci sono 16 milioni di arabi o negri arabizzati, tutti musulmani. Or è un secolo i mercanti arabi scendevano al Sud per razziare schiavi negri da rivendere, poi, nel suq di Khartum o di Omdurman. Il tempo non è riuscito a cancellare nel Sud la memoria della razzia, alimentando un odio tramandato di padre in figlio. Sicché, quando alla fine del 1955 le truppe di sua Maestà britannica se ne partirono, esplose la guerra civile. I ribelli del Sud si chiamavano anyanya, dal nome di un serpente velenoso, il loro emblema. Combattevano come consumati guerriglieri e tennero testa durante 17 anni all'esercito regolare. Interi villaggi distrutti, massacri di gente inerme. Allorché, nel febbraio 1972, gli accordi di Addis Abeba spensero il conflitto, il bilanciò si saldò con un milione di morti e due milioni di senzatetto. Però le concessioni fatte ai ribelli furono piuttosto generose: amnistia generale, integrazione degli anyanya nell'esercito e nella polizia, autonomia politica e amministrativa; infine la solenne promessa di •rivedere con spirito nuovo i rapporti fra le due comunità: Anche John Garang viene integrato nell'esercito col grado di capitano. La sua adesione alla guerriglia è avvenuta nel 1970. Prima di allora aveva vissuto dieci anni negli Stati Uniti. Nell'esercito regolare fa carriera diventando colonnello agli ordini del generale Lagu, vicepresidente della Repubblica, ora in galera. Garang è quel che si dice un rompiscatole, cosi 10 mandano ben volentieri a perfezionarsi nella sua amata America. Fa addestramento militare a Fort Benln, in Georgia, per due anni, e altri quattro ne passa all'Università dello Yowa laureandosi in Economia agricola. Quando ritorna in Sudan, nel 1981, Nimeiri lo nomina capo dell'Ufficio studi e ricerche delle Forze armate, autorizzandolo a tenere corsi universitari. Definito da commilitoni e studenti «un uomo tranqulllon per 11 suo fisico pacioso, per 11 viso ornato da un'accurata barba, Garang era rimasto in realtà con dentro il sangue la boscaglia, la guerriglia. Il 16 maggio 1983 parte in vacanza per il Sud, va a Bor, sua città natale. Ma proprio il giorno in cui l'esercito attacca Bor per soffocare nel sangue un ammutinamento di soldati sudisti, il colonnello con la moglie e 1 quattro figli si infila con la sua Land Rover nella boscaglia. Sparisce come un ago nel pagliaio. Dicci settimane dopo John Garang diffonde il manifesto programmatico dei Movimento popolare per la liberazione del Sudan (Mpls), di cui è fondatore e leader. Quattro mesi dopo, Garang scende in campo con i suoi guerriglieri dell'armata popolare per la liberazione del Sudan (Apls). Perché combatte Garang? Combatte perché 'Nimeiri si mette ogni giorno gli accordi di Addis Abeba sotto i piedi-. E continua a combattere perché la decisione di Nimeiri, nel giugno 1983, di dividere 11 Sud in tre distinte Provincie viene da lui denunciata come una manovra per balcanizzare e indebolire il Sud in favore del «potere egemonico del Nord-. C'è in più la miseria. A Giuba, capitale del Sudan meridionale, 11 novanta per cento del duecentomila abitanti vivono In tucul di paglia e fango. Dormono in sette o in otto In uno spazio di venti metri quadri, acciambellati sulle stuoie o sugli anarep, lettini di legno e corda. Niente servizi igienici, ovviamente, e l'acqua cade dal cielo solo sei mesi l'anno. Quando non Imperversa la siccità. C'è, infine, la sharia a motivar la rivolta armata. Garang diviene presto famoso come guerrigliero e come leader politico. Il suo programma piace perché ecumenico. Egli infatti è contro la secessione, auspica un Sudan unito. Ma come far convivere pacificamente 597 tribù che parlano 63 lingue o dialetti diversi? Garang postula una formula vincente: democrazia, socialismo; laici¬ smo. Lo Stato sarà separato dalla chiesa e dalla moschea; I profittatori verranno messi ai margini della società, le ricchezze equamente distribuite senza discriminazioni razlall o confessionali. Sincero o demagogo? Sia come che sia, 11 suo programma raccoglie consensi e naturalmente aluti: la Libia gli dà II denaro. l'Etiopia 1 santuari dove addestrare 1 suol combattenti. Abilissimo, Oarang attira nelle sue fila disertori e contadini, riesce a provocare una scissione in seno alla Anyanya II, una organizzazione che predica la secessione. Ma 11 successo più grosso è l'inglobamento del partigiani della provincia di Bar el Ohazal, che ricevono le armi dalla Repubblica Centroafrlcana. Anche soldati nordisti entrano nei ranghi della Apls. E non mancano gli ufficiali, cinquanta, tra cui U colonnello Yacub Ismall, membro della potente setta degli Ansar, li cui capo, Sadek el Madhl è stato appena liberato di prigione. L'esercito di Garang si calcola In diecimila uomini, bene armati e perfettamente addestrati in una «accademia rivoluzionaria» posta al confine tra Sudan ed Etiopia. In questo momento le forze di Oarang tengono due delle tre regioni del Sud: il Bahr el Ohazal e l'Alto Nilo. La terza, l'Equatorla, mantiene un prudente non-allineamento. I rivoltosi, In pratica, controllano tutta una fascia del Sudan che va dal silente etiopico di Oambela sino alla frontiera con la Repubblica Centroafrlcana. E' la cosiddetta •fascia del petrolio e dell'acqua-. La conquista della «fascia- ha privato il governo centrale di una fonte di divisa straniera con lo sfruttamento del petrolio previsto proprio per 11 1985. Lo ha pri¬ vato di vitali risorse Idriche — da cinque a sette miliardi di metri cubi — che 11 Sudan, sempre quest'anno, avrebbe dovuto dividere In parti eguali con l'Egitto. • Oarang giura che paralizzerà l'estrazione del petrolio e la costruzione del canale di Jonglel, lungo quanto il canale di Suez e di Panama messi insieme, «/ino a quando il Sudan non sarà interamente liberato-. Il colonnello considera, Infatti, 11 generale Dahab «li guanto della mano di Nimeiri- e tutti gli altri generali 'falsi democratici-. •Bisogna liberare II sudanese dal bisogno e dall'Ingiustizia — ha scritto di recente un amico —. L'acqua e il petrolio non debbono servire soltanto al Nord ma a tutto il Paese-. •La mia donna è come la mia mucca-, dice una canzone del pastorl-guerrlglieri Nuer. «/ miei figli camminano fra i rovi e non trovano mal una scuola-. Ma Garang assicura ai suoi uomini che un giorno sarà fatta giustizia. Quando? Solo un accordo può evitare l'avvitarsi perverso di una nuova guerra civile. Da qui la necessità per il governo sortito dal golpe di •aprire» al vicini Bcomodi: Etiopia e Libia. •E tuttavia — mi dice un vescovo che ha conosciute Garang — essendo il colonnello un buon patriota, essendo soprattutto imprevedibile forse anche domani apprenderemo efie ha accettato il ramoscello d'ulivo che gli viene leso da Khartum. E finalmente ci sarà pace nel più grande Paese dell'Africa nera-. Un Paese lontano e solo con tanta nuova ricchezza potenziale, con infinita fame antica. Igor Man Merowe Omdurman£KHÀRf£ SUDANQfp^ ETIOPIA tÌÉfa.. "È Khan imi. Continuano le manifestazioni di gioia per il colpo di Stato che ha deposto Nimeiri