Piloti e odio in F1
Piloti e odio in FI COSF PER SPORT di Gian Paolo Ormczzano Piloti e odio in FI Nella Formula 1 si cerca un effetto-uomo piuttosto singolare, una sorta di neodesumanesimo, se ci passate il termine. E cioè si conta sull'odio, anclie e magari soprattutto interno alle varie squadre, di un pilota per un altro: questo odio dovrebbe tradursi in esasperazione dell'impegno, così da permettere uno sfruttamento speciale del mezzo meccanico, altrimenti sfruttato sempre nello stesso notissimo modo dallo stesso pilota. E' un'operazione mollo rischiosa, e poco nobile, anche se non ancora ignobile: tanto più che è ormai quasi ufficializzata, e infatti la vigilia del Gran Premio di Rio è stata riempita da ipotesi e tesi su rivalità speciali, più che da ipotesi e tesi sulle auto, sul loro rendimento e sul modo di guidarle. ... Quasi alla fine di un lavo: ro sulle auto spinto ormai q. limiti estremi, con spazi ridottissimi di miglioramento, e senza ancora l'inizio di un lavoro vero, fisiologico sull'uomo (ma Conconi è già andato a Marancllo, forse ci siamo), c'è questa novità, interessante e pericolosa. Il pericolo è soprattutto l'insistenza gaglioffa: ad un certo punto, c'è persino il sospetto dell'odio tra uomini fatto a macchina, creato, costruito come un accessorio (e piace segnalare la serenità di Alborcto, tanto per far nomi: personaggio davvero appartato, e se non supcriore a tutto e a tutti, però distante, almeno per chi osserva da fuori, da un certo mondo e da un certo modo di fare: Alboreto die ad esempio nel calcio si è scelto un tifo, quello per il Torino, molto esclusivo ed un po' elusivo, tutto per lince interne, senza — per ora — bisogno di grandi complicate e impegnative rivalità internazionali). Moser e Juventus Moser. bronchilella permettendo, va alla ParigiRoubaix per cercare di inncerla una quarta volta, come sinora soltanto è riuscito a De Vlaeminck. Gli organizzatori gli offrono quest'anno un accesso al pavé meno «tragico- del solito, senza imbuti, strozzature. Inoltre c'è in assoluto meno pavé che lo scorso anno. Esiste nel ciclismo, e la si «tocca-, una specie di rispetto per Moser,. gli , .si fanno -offerte .speciali,,- in luendo die sono le corse ad avere bisogno di lui vincitore, più che lui ad avere bisogno di vincerle. Al limite, è una sensazione che può riguardare anche la Coppa dei Campioni: essere cioè più la Coppa ad avere bisogno della Juventus, che la Juventus della Coppa. Tornando alla corsa di domani, una Parigi-Roubaix vinta da uno qualunque non serve agli organizzatori, al ciclismo. E' un discorso, il nostro, apparentemente antisportivo. In realtà persino un campionato del mondo, ad un certo punto, ebbe bisogno di avere Coppi. Tivù e Ionesco E' saltato, nella telegiornatona di mercoledì scorso, l'appuntamento ciclistico con la Gand-Wevelgem, per problemi di orario della televisione belga. Un tocco di poesia dell'imprecisione, se si vuole, in una serie di programmi sportivi per il resto tutti ammollati con regolarità quasi drammatica, senza pietà Nel futuro orwclliano del consumatore sportivo ci saranno altre giornate-nottate altrettanto dure, e senza neppure bisogno di un'Olimpiade: è una promessa, una minaccia. Ci è venuta in mente «La cantatrice calva- di Ionesco, dove due personaggi, un lui e unii lei, confrontando nel corso di una banale conversazione piccole esperienze comuni, scoprono progressiuqniprjte.^i, essere marito e mpgfic, di t'1 l'ere nella stessa casa, di avere dei bambini. Alt, avverte la servetta ioneschiana: siccome identificando un bambino c'è un equivoco su dove sta una voglia, un neo, ecco che salta tutto il resto, più niente è vero, più nulla è credibile, quei due che pure ìianno lo stesso cognome, provengono dalla stessa città dove vivono nello stesso appartamento, sono due estranci. Ecco, ci sarebbe piaciuto che la Gand-Wevelgem saltata avesse significato il crollo dì una serie di ore troppo artificialmente intense per essere l'ere, e troppo precise per essere finte.
Persone citate: Alboreto, Conconi, De Vlaeminck, Gian Paolo Ormczzano, Ionesco, Moser
Luoghi citati: Parigi
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