Irregolarità alla De Angeli? Esplode la guerra in famiglia di Vincenzo Tessandori

Irregolarità alla De Angeli? Esplode la guerra in famiglia Esposti e denunce contro i titolari dell'industria farmaceutica Irregolarità alla De Angeli? Esplode la guerra in famiglia DAL NOSTRO INVIATO MILANO — I bilanci di una grande industria farmacautica, l'.Istituto De Angeli» di Milano, per diversi anni saprebbero stati falsificati, i costi di produzione «gonfiati» cosi da alterare i prezzi, e ora un'ennesima pagina di difficile lettura è sotto gli occhi dei giudici. Chi punta l'indice stava all'interno dell'azienda e sulla serie di irregolarità presunte, meditano, da mesi, alcuni magistrati. Inchiesta complessa, certo, ma andata avanti in modo cosi lento da attirare sugli inquirenti i sospetti del denunciarne e un nuovo esposto, stavolta contro di loro. A questo punto ci sono una denuncia alla procura di Milano per le irregolarità amministrative, un'inchiesta preliminare alla pretura di Brescia e un secondo esposto al Consiglio superiore della magistratura per l'operato dei giudici e, infine, sull'intera vicenda un depu¬ tato ha presentato un'interrogazione al ministro di Grazia e Giustizia. Una storia aggrovigliata e, forse, emblematica sulla lentezza della nostra giustizia. Il primo giorno del dicembre 1981 Floriano De Angeli, allora quarantenne, agricoltore, fino a poco tempo avanti consigliere delegato dell'azienda di medicinali e azionista di minoranza, denuncia falsi in bilancio, evasione fiscale, illecita costituzione di capitali all'estero, truffa e appropriazione indebita aggravata. Responsabili della presunta serie di reati, secondo l'esposto, Carlo e Luigi De Angeli, padre e fratello dell'accusatore; Luigi Tavazzani, Luigi Brindicci e Guido Severgnlni. un tempo ai vertici amministrativi della società; Siegfried Bene, Hansjerg Gauger e Viktor Leysieffer. funzionari della «Boehrlng Ingelheim». industria tedesca che, nel 1973, ha acquistato la .De Angeli»; Francesco Nobolo, dottore commercialista. Nodo centrale della vicenda, la cessione dell'industria milanese e delle sue consociate decisa per il presunto non brillante stato di salute. A insistere sull'utilità della vendita del gruppo pare sia il dott. Severgninl. In un promemoria del 4 marzo 1971 sottolinea come «la situazione economica e finanziaria dell'Azienda richiede interventi univoci, decisi e urgenti,. Nella riunione del vertice della società del 16 giugno si segnala «/a necessità di non prevedere ulteriori investirne?^ nelle aziende, per cui, onde non paralizzare lo sviluppo delle stesse, si è giunti alla decisione di studiare una combinazione con terzi al Quali cedere U7ia partecipazione in misura da concordare-. L'affare con la «Boeringh» si conclude nel 1973. Floriano De Angeli sostiene di aver ot- tenuto un miliardo e 800 milioni, come quota parte di 29 miliardi per l'intero pacchetto azionario. . Dice Floriano De Angeli: .Negli anni successivi sono venuto a conoscenza di essere rimasto vittima di un'attività truffaldina per indurmi a cedere il mio pacchetto azionario al gruppo tedesco. Infatti, ìion esistevano le difficoltà finanziarie prospettate e invece c'erano falsi in bilancio macroscopici con accantonamento di fondi neri liquidi di circa un miliardo e mezzo, all'anno. Seppi, poi, die il denaro per la vendita dell'azienda era rimasto in qualche banca svizzera-. Secondo le accuse, in nove anni sarebbero stati accantonati undici miliardi di fondi neri e anche il socio tedesco avrebbe continuato con il medesimo sistema. Dice il difensore di parte civile, avv. Graziano Masselli, di Torino: «I documenti in nostro possesso sono molto precisi-. L'avvocato Gian Maria Chiaravlglio, difensore di Guido Severgninl, osserva: «La denuncia di Floriano De Angeli è un'iniziativa strumentale. Fondi neri? Nessuno di noi ha mai negato che ci fossero ma, secondo noi. i documenti che ha presentato dimostrano che c'è stata tutta una serie di irregolarità prima del 1973, non dopo. Del resto, si tratta di cose ormai prescritte». Carlo De Angeli parla delYaffaire con voce dolente e dice: -Questo ynio figlio è persona che, purtroppo, ha dilapidato un patrimonio che io gli avevo dato in donazione. Pochi padri si sono dimostrati tanto generosi come io lo sono stato con lui. Ha lavorato con ine in azienda, era consigliere delegato, quiyidi sapeva tutto quello die succedeva. Più tardi, avendo perso tutto il denaro, voleva ottenerne da me dell'altro e per questo ha iniziato una campagna diffamatoria. Si sta dando da fare adesso che è fallito con le sue 'tre aziende e deve difendersi davanti al giudice di Pavia». Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Brescia, Milano, Pavia, Torino