A Loreto i delegati sostengono « Siamo la Chiesa del dialogo »

A Loreto i delegati sostengono « Siamo la Chiesa del dialogo » Partito il Papa, si discutono nei gruppi i «modi» della presenza cristiana A Loreto i delegati sostengono « Siamo la Chiesa del dialogo » 1 movimenti e la Cei tendono ad attenuare l'interpretazione politica del discorso di Giovanni Paolo II DAL NOSTRO INVIATO LORETO — Loreto vive le ultime Intense giornate del Convegno ecclesiale, su cui il discorso del Papa ha avuto un impatto profondo. Non tanto sui lavori delle singole commissioni — molti interventi, almeno in quelle più significative, paiono aver seguito linee ispiratrici diverse da quelle espresse da Giovanni Paolo II — quanto nell'atmosfera generale. Nella piazza barocca, punto di incontro fuggevole di delegati, osservatori e vescovi, l'intervento di Giovanni Paolo II e l'argomento principale di discussione. Non tanto nei suoi risvolti di interpretazione politico-elettorale, quanto nella forte riaffermazione di presenza cristiana, di rivendicazione di verità esclusive e di silenzio sulle verità «altre» dalla fede cattolica interpretata dal magistero. Tra le due anime della Chiesa, quella che vuole impregnare di valori cristiani il mondo immergendovisi, e quella che privilegia nei confronti del mondo un'identità cristiana .forte». Giovanni Paolo II ha scelto la seconda? Il presidente dell'Azione Cattolica, Alberto Monticone, lo nega, cosi come esclude «che il Papa volesse esortare i cat- tolici a rotare per la de». Il Papa, gli si fa osservare, chiede di muoversi con urgenza: «Non possiamo governare con i decreti-legge dentro la Chiesa, per via breve — risponde —. // Papa ha dato un colpo di acceleratore. Il suo messaggio ha bisogno di una trasmissione obbediente e respoìisabile. L'Azione Cattolica si sforzerà di farlo». Domenico Rosati, presidente delle Acli. ricorda invece che «l'unità politica ha fatto problema anche negli anni in cui la pratica unitaria era più diffusa. Non è ]>ensabilc che non faccia problema oggi». Ma. in un convegno imperniato anche sulla riconciliazione all'esterno, che cosa offre il discorso elei Papa al mondo «laico»? «Apparentemente non offre lince immediate di collegamento — risponde Rosati —, sembra ridurre la riconciliazione a una proposta di pura e semplice conversione. Ciò sarebbe t'ero se fosse iìnpedito ogni sviluppo di dialogo e di confronto». Il che, secondo il presidente delle Acli, non è; anche l'identità, «se non è brandita come una clava», può aiutare nella discussione. E' questa la tesi anche di Rocco Buttiglione, esponente di Comunione e Liberazione: «Il mondo laico vuole un cristiano con un'identità precisa ». Ma non sono gli aspetti elettorali, o solo essi, a creare qualche problema ai vertici Cei. La differenza fra quanto detto dal Papa giovedì, e i metodi pastorali seguiti nella sua maggioranza dalla Chiesa, è rilevata in forma ufficiosa da molti, anche se in queste ore è in atto una doppia operazione. Da un lato si cerca di attenuare l'impressione di «durezza» suscitata dalle parole del Papa. Dall'altro, la Conferenza episcopale non sembra disposta a rinnegare anni e anni di dialogo /aperto con il mondo ..estcr- j ' no»? anche se i vescovi dal ";p9pjtv:"sl attendevano fórse una parola di equidistanza Ira le due anime — presenza e mediazione — più che una scelta precisa di una delle due. • Mi sembra che la Chiesa italiana si sia posta in ascolto — ha detto don Cesare Bissoli. relatore al convegno —. Non si poteva dare adito a una comprensione immediata. Non mi sembra die il discorso smentisca la linea che la Cei porla avanti». Gli fanno eco Monticone e il rettore della Università Cattolica, Adriano Bausola. «La Chiesa italiana — ha detto Monticone — continuerà a essere la Chiesa del dibattito, del confronto e del dialogo». «Il Papa avrebbe potuto 7ion venire, per sottolineare le sue riserve — ha aggiunto Bausola —: penso che non ci fosse nessuna intenzione di intolleranza». Lo scontro frontale che molti si aspettavano nella commissione dei «movimenti» non c'è stato. Azione cattolica e CI hanno discusso, dimostrando disponibilità al dialogo, specie sulle cose concrete. Che i movimenti debbano lavorare nelle diocesi, sotto la guida dei vescovi, è ormai, dopo l'intervento del Papa, accettato: purché — ci ha detto don Camisasca — «non ci siano né figli illegittimi né il primo della classe nelle diocesi». Lo scontro è ricmerso altrove, coinvolgendo vescovi e laici, e, in una lettura indiretta, anche le cose dette dal Papa. Nei «gruppi» la cultura moderna e stata rivalutata; è stato rilevato quanto c'è di positivo nella società attuale; ò stata data una valutazione positiva del •pluralismo culturale». 11 ruolo delle istituzioni pubbliche, siicele dei consultori, è stato esaltato rispetto a quelle private. «£' velleitario pensare che la società possa essere cristianizzata — ha detto nella commissione «Coscienza politica» Alberto Guariste della Cisl di Milano —. «7/ mondo cattolico, nei momenti decisivi, non é mai sta¬ lo unito — ha ricordato monsignor Clemente Riva —. La società è complessa, non si può dare una risposta unica. La verità storica deve essere detta fino in fondo». A monsignor Maggiolini, vescovo di Carpi, autore di un intervento molto «diiro», monsignor Nicora di Milano ha ricordato che non tutta l'Italia è l'Emilia-Romagna: «Sarebbe pericoloso estrapolare indebitamente». Infine don Ilalo Mancini, professore di filosofia all'Università dì Urbino, è stato accolto da un applauso prolungalo; -Bisogna riconoscere la dignità delle ideologie — ha detto —: non sono il ripostiglio del rifiuti. Manca una convergenza etica con tutti gli uomini di buona volontà. Ma porcile la Chiesa cattolica, da Loreto, non dice: lavoriamo insieme per la pace, la solidarietà, la difesa dell'ambiente?». La risposta, se ci sarà, arriverà silenziosamente: se su alcuni punti la Chiesa italiana non appare in sintonia totale con il Papa, non ama neanche sottolinearlo. Marco Tosati.

Luoghi citati: Carpi, Emilia, Italia, Loreto, Milano, Romagna, Urbino