Cucchi? Ecco una bella favola

Cucchi? Ecco una bella favola Cucchi? Ecco una bella favola DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Ha dormito con la maglia di Lozano sotto il cuscino, pare, e ieri mattina ha letto voti e giudizi sui giornali e si è guardato incredulo allo specchio. La felicità. Poi, nella sua casa di Tortona, ha ricevuto la telefonata di papà Pierino che fa l'allenatore a Potenza: «Bravo Enrico, sei stato grande: però ricordati che non hai ancora vinto nulla, che non devi sederti sulla nuvola per aver giocato una bella partita». Ma era felice, come il suo ragazzo di neppure vent'anni che ha incantato San Siro contro il Real. «L'ho capito dalla voce: papà era più emozionato di quanto lo fossi io prima di entrare in campo». Enrico e Pierino Cucchi, cioè il calcio come tradizione di famiglia. Centrocampista il padre, Varese e Lazio, centrocampista il figlio, l'altra sera al vere battesimo internazionale con la maglia dell'Inter anche se era già entrato con il Colonia a San Siro al posto dell'infortunato Sabato. «Quello che sono lo devo a mio padre. Lui mi ha portato all'Inter dal Savona, tre anni fa, grazie all'amicizia con Beltrami. Lui mi guida e consiglia. Ed io ascolto e imparo. Mi ricono¬ sco una dote, quella di essere concentrato per 90 minuti. E di essere sempre pronto, quando viene il momento». Enrico è nato a Savona il 2 agosto 1965. E' geometra, e quest'anno si è iscritto a Giurisprudenza. Nessun esame finora, il calcio assorbe la sua giovane vita anche se i quattrini sono pochi, almeno in rapporto ai più famosi e pagati compagni: 25 milioni lordi l'anno, contratto da aspirante professionista in attesa delle canoniche 9 partite in serie A ette muteranno il suo status secondo la legge 91. «Ad ottobre almeno 10 società l'hanno richiesto — dice Beltrami — ma Castagner ha posto giustamente il suo veto: Cucchi non si tocca, penso proprio che l'Inter abbia risolto per la prossima stagione 11 problema del centrocampo». // giudizio di Beltrami, - tutore- di Enrico, si aggiunge ad un lungo coro di elogi. Suarez, Corso, Maldini, lo stesso presidente Pellegrini hanno avuto belle parole per il ragazzo, e Rummenigge gli ha pronosticato un grande futuro. I nerazzurri di ieri l'hanno paragonato a Berlini per dinamismo e potenza di tiro, e Mariolino Corso, ette lo conosce bene, ha detto di lui: -K fortissimo perché sa fare le stesse cose in allenamento e in partita: segno di maturità e freddezza, e ha solo vent'anni». Un po' inorgoglito da tante attenzioni, ma per niente frastornato da tali accostamenti, Enrico si è difeso con bella ingenuità: «Non ricordo Bertlni, sono troppo giovane. Ma mi piacerebbe un sacco assomigliare a Platini, che è il mio modello per eleganza di gioco. Forse però corro troppo: In realtà quello che voglio è di restare a lungo all'Inter, anche in panchina. Il Real, per ora, è solo una fotografia da mettere in cornice». Educato, gentile, molto amato dai compagni che si sono battuti, si mormora, per averlo stabilmente in campo. Specie Rummenigge che se lo coccola come un fratellino, sempre pronto a spendere belle parole e metaforiche carezze. Contro il Real, per tutti, è slato il migliore in campo, e per tutti è destinato ad un grande futuro. Ma lui. Enrico Cucchi, promette di non cambiare, sarà sempre il primo a farsi ai'anti quando ci sono valigie da portare: «Il Real, certo, la finale di Coppa vicina, le lodi: ma io ho un rammarico, lo scudetto perso dalla mia Inter». Carlo Coscia

Luoghi citati: Lazio, Milano, Potenza, Savona, Varese