Jesus Christ ex Superstar

Jesus Christ ex Superstar Ha debuttato a Genova la celebre rock-opera che ha segnato un'epoca Jesus Christ ex Superstar DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — Jesus Christ Superstar, ovvero tanto rumore per nulla. Al Verdi di Genova, punto di partenza della prima tournée italiana dopo quindici anni di successi in mezzo mondo, la rock opera di Andrew Lloyd Webber e di Tim Rice ha la tunica lisa. Certo, le sue musiche conservano la forza e 11 fascino del brani che hanno fatto da colonna sonora al crescere di un'Intera generazione, sono fissate, oltre che nella memoria, nel costume di un'epoca che, accanto alla Hippy Revolution, ha sperimentato la Jesus Revolution con risvolti commerciali non del tutto evangelici. E tuttavia, senza un adeguato supporto scenico e spettacolare, che può fare la musica? Ve li immaginate Rìgolctto e Aida in forma di concerto? Dicono che questa edizione di Jesus Christ Superstar ha tenuto banco per anni a Broadway, anzi è l'edizione di Broadway che ha attraversato e sfi¬ dato 11 tempo con spavalda fierezza. Ciò accresce il nostro Imbarazzo, poiché raramente abbiamo visto uno spettacolo cosi povero di idee e cosi privo di invenzione. Sarebbe un errore confrontarlo con 11 celebre film di Norman Jewson, il cui fulgore desertico contrasta violentemente con la fissità, di questo racconto in venlotto quadri sviluppato per brevi scene indipendenti. LI c'era, fra piccole o grandi provocazioni, un'idea vagamente rivoluzionarla, quella di Giuda presentato come una Pantera nera, qui sono rimasti giusto le tuniche e i jeans. Il palcoscenico del Verdi è occupato da due pedane laterali. Sul fondo svettano tre parallelepipedi a specchio che ruotano su se stessi ad ogni cambiamento di situazione. Dentro questa cornice, i cantanti e 1 ballerini fanno mucchio, accennando appena a teatralizzare gli episodi. Si direbbe che il disegno d'insieme consista nel deprimere l'azione teatrale, non nell'esaltarla. Si prenda, per esemplo, l'ingresso di Gesù a Gerusalemme nella Domenica delle Palme. C'è un corteo che esprime la propria letizia agitando due piccoli spezzoni di stoffa colorata ed elevando un fascio d'erba visibilmente e grossolanamente finto. Passiamo alla scena dell'ira di Gesù nel tempio. Bene, la mercanzia in vendita consiste in tre foulards appesi ad un bastone e in due cappelli di feltro contenuti in una cesta. L'allusione è certamente una categoria estetica, ma qui ci troviamo in tutt'altro territorio. Nessuno chiede oro e stoffe pregiate, ma un'idea di dissipazione mondana, una venatura di pagana venalità non avrebbero guastato. I pochi momenti in cui si crea una genuina tensione drammatica provengono da Pilato e dall'irrompere del braccio armato del potere. Ma sono momenti fuggevoli, diremmo persino accidentali, cancellati per esempio da Erode e dalla sua corte che, in lustrini, lamé e boa di struzzo, 'vanno ad agganciare improbabili e incongrue atmosfere del music hall Anni Trenta. E' un peccato che ogni spunto venga enunciato e subito abbandonato. La fede nel potere ipnotico della musica deve essere evidentemente assoluta e cieca se si trascurano con tan-1 ta ostentazione le nervature teatrali. E' un peccato soprattutto perché la ; compagnia è di prlmordlne. Mark Vitalc, biondo, etereo, delicato, diafano, è un Gesù vagamente preraffaellita, ispirato da un amore cosmico espresso con voce da tenore leggero. Lisa Lacorte è una splendida, carnale Maddalena, attrice espressiva e cantante superba. Lewis Robinson è un Giuda negro e vitalissimo. ; E bravi sono 1 ragazzi e le ragazze del chorus line, ballerini ineccepibili, frutto, questa volta si, della migliore tradizione di Broadway. Osvaldo Guerrieri Spettacolo povero di idee e privo di invenzione Bravi invece gli attori e i ragazzi del «chorus line» frutto loro sì della migliore tradizione di Broadway Un momento di «Jesus Christ Superstar». lx> spettacolo giunge in Italia dopo quindici anni di successo in mezzo mondo

Luoghi citati: Genova, Gerusalemme, Italia