Germania: luci sulla disfatta

Germania: luci sulla disfatta QUARANTANNI DOPO IL CREPUSCOLO DEGLI DEI NAZISTI Germania: luci sulla disfatta Kohl esorta i tedeschi a non indugiare tra gli spettri del passato - Ma è forte il richiamo dei ricordi e, per i giovani, la sete di verità Stampa, tv, cinema, libri rievocano battaglie, bombardamenti, lager, aprono varchi in muri d'ignoranza - Un tempo si accusavano solo gli aguzzini delle SS, oggi ci si rende conto che non vi sarebbero stati genocidi senza i panzer e i fanti della Wehrmacht DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Si ascoltano i sondaggi. E si apprende che oltre la metà dei tedeschi, il 54 per cento, non vuol più sentire parlare della seconda guerra mondiale, ne è stufa e arcistufa, vorrebbe che un ovattato silemio calasse sull'intero argomento, sui Lager, sui bombardamenti, sulle battaglie, sulle sofferenze individuali e collettive. Ma è vero? Il dubbio è lecito. Lo slancio e la frandiezza, con cui tutti i mass-media, stampa, tv, cinema, libri, evocano in queste settimane i fantasmi del passato, sono sintomo di un interesse avido e nazionale. La Germania ricorda: e non chiude gli occhi. E' un collage quotidiano di immagini e di parole che innesta nella primavera dell'85 la primavera del '45. Non vi si sfugge. La Germania rivive la sua disfatta, di ora in ora, di chilometro in chilometro, la segue come un dramma shakespeariano die nulla trascura e nulla ombreggia. Affiora tutto. Ed è spesso un rigurgito di orrori. Si solleva il sipario sulla liberazione dei Lager: e si scorgono anni di efferatezze e di stragi. Si narra la tragedia dei bambini: e li si ritro¬ va tutti, i bimbi deportati e i bimbi tra le macerie. Sono passati quaranfanni, tanti, ma non abbastanza per asciugare le lacrime di un continente. In tutto il gran dibattito, nazionale e internazionale, sul modo migliore di .celebrare- la capitolazione, in maggio, del terzo Reich nazista, si sono dimenticale due forze irresistibili: il possente richiamo dei ricordi e la nuova sete di sapere. Chi la guerra ha vissuto non la può dimenticare: e chi, in quegli anni di fuoco, non era ancora nato, vuole oggi apprendere, senza veli emotivi o politici. I più bramosi di verità — informano tutti i sondaggi — sono i giovani tra i 18 e i 25 anni. Divorano ogni scritto sul nazismo, esplorano ogni sanguinoso passo fino all'Anno Zero- del '45. Si aprono i primi, veri varchi in quello che era un inassiccio muro d'ignoranza. Vi è pertanto qualcosa di dissonante, di anacronistico persino, nei tentatili del cancelliere Kohl, nonché del presidente Reagan, di deescalare la ricorrenza della capitolazione. Si esorlano i tedeschi a non arrovellarsi con vetusti complessi di col- pa, a non indugiare troppo tra gli spettri del passato, a vedere piuttosto nella disfatta l'alba di un nuovo giorno, l'avvento della democrazia. Giusto: ma i cittadini cui sono rivolti questi inviti sembrano più coraggiosi degli statisti. Il settimanale Stcrn cosi presenta una sua lunga documentazione sulla primavera '45: .Per sei anni, i tedeschi hanno teso un lenzuolo funebre sull'Europa. Infine, la resa dei conti. Ma nessuno voleva pagare-. Friihling '45, primavera '45. Lei ricorda? .Und wer kann schon jene Tage vergessen? E chi potrà mai dimenticare quei giorni?-, risponde il tedesco. Certo li rammentano pure gli italiani: ma da noi era veramente una liberazione, in ogni senso. Qui era occupazione, incriminazione, espiazione. Mentre gli statisti vorrebbero die i tedeschi pensassero ad altro, l'intera nazione rilegge, commossa, questo capitolo della sua storia. Le commemorazioni del grandi bombardamenti aerei sono ormai guofidiane. Ben 24 milioni di telespettatori hanno seguito, per tre sere, Das Boot, la saga di un sommergibile. I Lager accolgono pellegrinaggi di ex-prigionieri e di giovani tedeschi. ■ L'accento è, ovviamente, sulle sofferenze tedesche e non manca la penna che ne profitta per deplorare l'infranta unità nazionale, per collocare la Germania stessa tra le vittime di guerra. Ma non si esagera. L'occupazione di ogni città e villaggio è ricordata dal foglio locale con una o più pagine, quasi sempre dense di informazioni e testimonianze. L'8 marzo è stata la volta di Bonn. Il General Anzeiger ha rievocato i brevi combattimenti, l'ingresso dei fanti e dei carri americani in quella che sarebbe divenuta la capitale della Repubblica federale. Ventiquattr'ore più tardi, la resa. Militari e civili ignorano il FUhrerbefehl, l'ordine di resistere «Bis zum letzen Mann., fino all'ultimo uomo. La Bild Zeltung. il popolarissimo quotidiano con quasi sei milioni di lettori, non attende invece anniversario alcuno. Ogni giorno, due o tre colonne con foto narrano ■vicende umane, di quella primavera .che trasformò l'intera Germania in un campo di battaglia.. Grande successo. Die letzen 60 Tage (Gli ultimi 60 giorni), si chiama la rubrica, che, con una panoramica più l'asta e più storica, ha un posto d'onore nel domenicale Welt am Sonntag, sotto il titolo «Gli ultimi 100 giorni.. Corona la pagina il bollettino di guerra Aus dem Fuhrerhauptquartier, dal quarticr generale di Hitler. Ironicamente, alcuni giornalisti dicono: .La Seconda Guerra è il fatto del giorno.. Si gareggia nel dare di più e di meglio. Der Spiegel ha appena concluso una lunga e ottima serie sugli ebrei in Germania: Stcrn offre una messe di foto draminatiche, simboliche; ogni pubblicazione dà il suo contributo. Alla televisione, non si tvde altro. Das Boot; la scomparsa di Wallcnbcrg; il ponte di Remagcn; atrocità naziste; la vita nelle città distrutte; è un elenco senza fine. E non siamo che all'inizio. Il 18 aprile decolla una nuova Dokumentarserle: «I tedeschi nella Seconda Guerra mondiale*. Per sei settimane, i teleschermi narreranno il conflitto «dal punto di vista germanico». L'opera, costata oltre due milioni di marchi, è già stata comprata da varie' reti televisive straniere. Mai, in quaranfanni, la Germania si era tuffata, con tanto ardimento, nel suo passato, confermando una tendenza già visibile da qualche tempo. Si dissolve, così, spontaneamente, la vecchia, tenace domanda: si sentono i tedeschi colpevoli? Si dissolve perché più sanno più capiscono. E più capiscono, più riescono finalmente a condividere i sentimenti altrui verso il Terzo Reich. Una nazione non può vivere all'infinito con un complesso di colpa, passano gli anni, si affacciano i giovani: ma è importante che conosca la storia. Sarà condannata, altrimenti, a quell'isolamento emotivo che ha pesato fino a ieri sulla Germania. Das Gcheimnls der Versóhnung heisst Erlnnerung, il segreto della riconciliazione si chiama rimembranza: predica il motto di una mostra sui prigionieri, militari e civili, nel Terzo Reich, mostra che il presidente della Repubblica Richard von Weizsàcker inaugurerà in questi giorni, a Bonn. Parole sagge. La .rimembranza, è benefica anche se non abbraccia tutta la gamma delle perversità naziste. Un esempio. Molti, troppi tedeschi tendevano, in passato, ad accusare soltanto certe SS, certi aguzzini, dimenticando che le nefandezze di questi .burocrati della morte, furono rese possibili dall'invasione militare dell'Europa Oggi, ci si rende conto che non vi sarebbero stati né genocidi né patimenti se non fossero prima giunti i fanti e i panzer della Wehrmacht. Alois Mertes è il viceministro degli Esteri a Bonn. Era un soldato di 23 anni nel '45, la guerra non è per lui soltanto un capitolo in un libro di storia. Ricorda e dice: «Ripudio totalmente il concetto di una colpa collettiva. Ma la dignità, la moralità stessa, della politica estera tedesca esigono che mal si dimentichi quali crimini furono commessi nel nome del popolo tedesco.. Uomini come Mertes sanno che i postumi del nazismo tormenteranno la Germania per molti e molti anni: sanno die non può esservi silenzio. Horst Ehmke, l'esponente socialdemocratico, afferma anzi che • più scorre il tempo, più il passato ritorna.. E più torna, più i tedeschi trovano il coraggio di guardarlo in faccia. Mario (iridio S x Adolf 1 litler in una caricatura di David Irvine (Copyright N.Y. Revtewof Books. Opera Mundi c per l'Italia .La Giampa.)