Le utili baruffe veneziane di Giuliano Marchesini
Le utili baruffe veneziane Polemiche dopo la richiesta di vincolo sul centro storico Le utili baruffe veneziane La richiesta di imporre il tnncolo protettivo sull'intero centro storico di Venezia, su Chioggia, Murano. Burano e Pellestrina, avanzata dal sovrintendente Margherita Asso, ha il sapore di una provocazione politica e culturale. Come tale può essere utilissima. Dovrebbe finalmente costringere tutti (amministratori locali, gowrnantl, parlamentari, associazioni e istituti interessati) a dibattere con serietà il problema della normativa per la conservazione, delle competerne, dei melodi e infine degli strumenti tecnici per attuarla. Il vincolo imposto in forza della vecchia legge del 1939 avrebbe questo effetto pratico: chiunque intenda compiere lavori anche modesti in una casa di Venezia deve sottoporre il progetto alla Soprintendenza, non soltanto al Comune. E' facile immaginare quel che accadrebbe, tenendo con¬ to del numero degli edifici da iHncolare. O lo Stato fornisce alla Soprintendenza di Venezia il personale specializzato e i mezzi per catalogare 30 mila edifici, esaminare i progetti, motivare i giudizi, o il vincolo diventa automaticamente un nuoiKi stimolo all'abusivismo. Ma questo è l'aspetto elementare di un problema più complesso. L'attribuzione a un funzionario statale, il soprintendente, del potere di vietare o approvare ogni intervento nel tessuto storico di una città, comporta un giudizìo negativo sulla capacità del Comune nell'opera di tutela. E questo è un punto da chiarire. Significa inoltre che lo Stato si sovrappone agli amministratori eletti e lo fa delegando tutto a una persona, al suo gusto, alla sua cultura. Non si discute qui la preparazione della signora Margherita Asso, ma il principio. E i fau¬ tori di un ritomo al centralismo non dovrebbero dimenticare, pur indicando con severità le colpe e le insufficienze di Comuni e Regioni, che troppi danni inferti al patrimonio paesistico e storico italiano hanno avuto il consenso dei sovrintendenti. E' giustissimo quanto afferma la soprintendente di Venezia: .La città lagunare e gli altri insediamenti storici hanno un carattere di singolarità e di unitarietà che richiede una tutela speciale.. Ma c'è da domandarsi chi deve assicurare questa tutela e come. E' stupefacente che nei commenti negativi si sia■ no ripetuti luoghi comuni, ad esempio: «C'è il rischio di ridurre Venezia a un museo., come se l musei fossero cimiteri. Piuttosto si cominci a parlare di tutela attiva, di risanamento non distruttivo ma conservativo. Il sistema vincolistico ha avuto un effetto positivo: ha evitato ai centri storici italiani le lacerazioni subite da tante città europee, l'edi Parigi. Ma ha anche prodotto situazioni assurde. Una commissione comunale e un soprintendente possono vietare come un delitto la costruzione di un bagno o lo spostamento di un tramezzo come possono autorizzare la demolizione di un intero quartiere storico. Non bastano dunque i vincoli, tanto meno i poteri discrezionali. Occorre affermare con chiurezza i principi della conservazione anche nel caso dell'edilizia povera e aggiornare le leggi per poterli applicare senza più chiudere gli occhi sulle manomissioni abusive. La provocazione della sovrintendente veneziana può essere un contributo in questo senso. . Mario Fazio (A pag. 7: Che dice la sovrintendente di Venezia. Di Giuliano Marchesini).
Persone citate: Margherita Asso, Mario Fazio, Murano
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