Con la grinta contro la tecnica

Con la grinta contro la tecnica Con la grinta contro la tecnica Speranze e timori di Trapattoni e Jacquet - Il valore dì Platini e Chalana TORINO — La lunghissima vigilia, cominciata sin dal turno precedente di Coppa con gli osservatori (Bizzotto e Couecou) a Krivoi-Rog e Torino sta per finire: Juventus e Bordeaux stasera si conoscono finalmente sul campo dopo tante parole, filmati, baruffe verbali più finte che vere tra gli amici-nemici della Nazionale francese. Platini da una parte, dall'altra Battiston. Tigana. Giresse, Spechi, Tusseau, Lacombe, che tanto debbono a «roi Michel» per la vittoria nel campionato d'Europa. E lo sanno, non per nulla hanno mostrato una discreta sicurezza ma venata da sottili paure, negli ultimi giorni a Bordeaux. Su questo tema centrale tanto pepe: la voglia di decisioni per il futuro di Boniek (e di Tardelli), la presenza fra i .girondins.. di qp,fijjfir«j^ijft che può venire bloccato forse con facilità, isolato dal gioco, ma può anche diventare l'uomo-partita. Bordeaux e Juventus credono di conoscersi bene. I due allenatori, Jacquet e Trapattoni, sono vicini nell'interpretazione del football come un fatto collettivo, prima che di classe individuale. Ma arrivati al momento dello scontro diretto, il primo e non definitivo ma già condizionante sul passaggio alla finale, le due squadre avvertono che la conoscenza non è completa nel senso che solo il terreno potrà dire tutta la verità. Una partita che sembrava prevedibile nell'andamento (nel risultato no, mai questo è sicuro nel football) adesso presenta improvvisamente grosse incognite. Certo, il centrocampo del Bordeaux a tenere palla e fare gioco con tro la manovra verticale ed efficacissima della Juve ulti ma maniera: lo spiegano ad una voce 1 due tecnici ormai allo scoperto, ma chi pre varrà (noi diciamo i bianconeri, non per cuore ma pensando ad un preciso modo di attaccare della squadra di Platini) tatticamente e tecni camente, a poche ore dalla gara, diventa un indovinello. Raramente, al di là dell'im portanza della qualificazione — che alla soglia della finale è l'unica cosa a contare per davvero — una partita desta cosi grande interesse per i ri svolti di gioco e quelli umani. Il Bordeaux che conosciamo non è debole fisicamente, tipi come Battiston e Mueller compensano la limitata sta tura di molti compagni, ma ci è parso fragile sul piano dello scontro fisico in campo. Come sempre quando la tee nica diventa una forza, nel caso la forza principale (an che nell'ultimo allenamento di lunedi a Bordeaux abbia mo visto Tigana e colleghi fare cose da favola nel tiro e nel cross con palloni peraltro più leggeri dei nostri), manca la potenza, e c'è quasi un ri fiuto a mettere la gara sul piano atletico. La Juve certo non ha nulla da perdere in fatto di abilità individuale — e non soltanto per la presen za di Platini, portabandiera delift scuola francese —, ma ha sicuramente qualcosa di più sul piano della vigoria dell'intervento deciso al momento giusto. Ed anche questo poniamo sulla bilancia del match a favore dei bianconeri. Abbiamo chiamato al telefono Trapattoni da Bordeaux, proprio dopo aver seguito per due giorni 1 «girondlns», per confrontare Im¬ pressioni e opinioni. Il tecnico bianconero, come sempre misurato, ha riepilogato la situazione cosi: -Mi pare che sommando qualità di tutti, qualcosa in più dovremmo averlo-'. Ci sembra l'analisi giusta del match, e quando c'è la convinzione si arriva al risultato. Aimé Jacquet aspetta questa doppia sfida come un esame di laurea. Dovevo giocare nel SaintEtienne contro il Cagliari in Coppa Campioni, ma proprio alla l'igilia di quello scontro mi sono infortunato al tendi¬ ne d'Achille. Venti mesi fermo e stop con il calcio giocato, a parte una breve parentesi a Lione. Adesso, dalla parwhina, mi misuro con il calcio italiano. Sono ansioso. Questa Juve che per me è la sintesi di praticità e fantasia è un esempio. Esempio da copiare ma anche da smitizzare. Ci conto». Di fronte alla Juve, Platini, c'è lo straniero di Francia più pagato, quel Fernando De Souza, detto Chalana, che è un'incognita per tutti, avversari ma anche compagni. Co¬ stato tre miliardi di lire (record del football transalpino) con tre gravi infortuni alle spalle, il portoghese è l'uomo dall'invenzione facile. Mai dargli spazio nel quale partire palla al piede, o lanciarsi a dettare i passaggi. Quando abbiamo chiesto a Trapattoni se questo Bordeaux può essere lasciato giocare a centrocampo e aspettato ha avuto uno scatto deciso: «Afai, noi non dobbiamo far giocare nessuno». La Juve parte con le idee giuste, quindi. Bruno Perucca