Capelli bianchi alla riscosse

Capelli bianchi alla riscosse Come è cambiata l'immagine e la vita dei cittadini della terza età Capelli bianchi alla riscosse In Piemonte sono oltre il 23 per cento della popolazione - Tra i 3600 iscritti all'Unitre è un rinvigorirsi di entusiasmi e di interessi - Tutti d'accordo: «Non ci sentiamo rifiutati» - C'è chi recupera le letture perdute in gioventù e chi continua la passione degli «anni verdi», magari riducendo l'alpinismo a qualche gita «Alle 10 non posso perché ho la lesione di ginnastica. Nel pomeriggio sarò impegnata con l'Università». Un tentativo: e in serata? «Veramente avrei un appuntamento per il teatro...-. Mai abbandonare la presa: domani pomeriggio? «Dovrei andare a trovare dei parenti'. Nell'interlocutore subentra scoraggiamento e rassegnazione: non resta clic lasciar décidare a lei. «Domani mattina, dalle 9 alle 10, l'a bene? Mi scusi, ma sono molto impegnata». E' la prova che cercare di fissare un appuntamento con i diretti interessati per parlare della terza età è impresa davvero ardua. L'anziano, e questo approccio-tipo è significativo, sta lentamente cambiando immagine e modo di vivere? Parrebbe di si. Circoli e associazioni registrano un incremento di «militanti» ultrasessantenni. A Torino l'Università della Terza Età per 1' anno accademico '84-'85 vanta 3600 iscritti contro 1 20 del 1976 e i 200 dell'80. Le motivazioni possibili? Il livello di scolarizzazione è più elevato. E' cresciuto e continuerà a crescere il numero dei cittadini con i capelli bianchi. Sono aumentati i servizi a loro disposizione. Qualche cifra: a Torino le persone di oltre 60 anni sono 202 mila; in Piemonte costituiscono il 23 per cento della popolazione, nel '91 saranno il 26,5 per cento, nel 2001 11 29,4 per cento. Nelle altre regioni il fenomeno si ripete con differenze minime. E a questo «nuovo anelano», che tende a essere sempre più partecipe alla vita sociale, si rivolgono con maggiore attenzione tutti, dalle industrie ai politici. Nelle loro testimonianze balza in primo piano un denominatore comune: «No, cari signori, per me l'emarginaeione non esiste». Gilda Rolle. 59 anni (ma ne dimostra almeno dieci di meno): «Avevo una boutique. Con il tempo mi sono dedicala solo ai lavori di casa e, sinceramente, non mi sono mai sentita una casalinga frustrata. Cinque anni fa è mancato mio marito. Ho sentito il bisogno di crearmi nuovi interessi. Ora ne soìio soddisfatta. Non mi sento tagliata fuori dal mondo, ami, mi sento parte integrante. E come me, molti altri. Basta anche, una semplice attività, come l'or¬ ganizzazione delle piccole faccende in un condominio, per sentirsi utili. Spesso, tersa età significa recuperare e realizzare i desideri di gioventù». Prospera Mello ha 93 anni. Ex annodatrice in un'industria tessile (1200 nodi l'ora), la signora Mello è arrivata al quinto anno d'iscrizione all' Unitre e segue addirittura sei corsi. Spiega con orgoglio: «Vado anche alle conferenze, e sempre a piedi. Fa bene». Tina Musto, 71 anni, ex insegnante: «Di certo non mi annoio né mi sento rifiutata. Ho molti amici. In gioventù ho vissuto anni intensi (è stata anche rocclatrice olimpionica), ma è bella anche questa età. Leggo, studio, vado a teatro, ai concerti. Sono in un gruppo di veterani dello sport: facciamo gite in montagna, ci incontriamo, discutiamo. Ho anche vinto una medaglia nel gioco delle bocce. Cos'è cambiato con il passare degli anni? Mah, una volta le occasioni per divertirmi mi arrivavano, ora devo andarmele a cercare». Andrea Flamini, 83 anni, socialista da sempre, è un'altra persona convinta che anziano può essere bello: «Non ho neppure il tempo per pensare se sono vecchio o meno». E, in effetti, tra corsi, poesie, studio di pianoforte, e il «suo» partito, dove «dialoga con tutti, giovani e non, nello stesso modo», di tempo gliene rimane poco per sé e la famiglia. Con lui non è d'accordo la moglie, Aurelia, 80 anni, che scuote la testa: «Alla nostra età si Ita sempre l'impressione di dar fastidio». Lorenzo Pozzo, 72 anni, la moglie Gemma Ferrerò, di 69, e un'amica di famiglia, Irene Cavasco di 67, tutti ex impiegati Sip: «Anche noi siamo sempre impegnati tra viaggi, conferenze, corsi di ginnastica. Forse però siamo troppo chiusi tra noi "di una certa età". Ma i giovani sono sempre cosi indaffarati..». Giuliana Mongclli In questo servizio parliamo degli anziani attivi, ma non si può dimenticare che continuano a essere tanti, troppi, gli «altri», quelli che trascorrono 20-30 anni, un terzo della loro vita, nella solitudine, nell'abbandono e, spesso, nell'indigenza. Carattere, ma soprattutto preparazione culturale e condizione economica, sono I fattori determinanti che delimitano 1 confini tra l'una e l'altra categoria. Ancora qualche dato, questa volta non confortante. Il 14,13 per cento dei nuclei familiari torinesi è costituito da anziani che vivono soli, In tutto 62.23», e di questi 50.300 sono donne. Sempre in città, ben 7267 anziani sono seguiti dal Comune: assistenza economica a 3690; 1475 ospitati in istituti comunali, 1361 in istituti con retta a totale o parziale carico del Comune. 39 In comunità alloggio e 15 affidati a famiglie. Soltanto nel quartiere Centro l'assistenza e garantita a un anziano su 6 (1000 sui 6000 residenti). Prospera Mollo, 93 anni e una grande passione per lo studio

Persone citate: Andrea Flamini, Aurelia, Capelli, Gilda Rolle, Irene Cavasco, Lorenzo Pozzo, Mello, Tina Musto

Luoghi citati: Piemonte, Torino