Sul Gran Sasso nato un nuovo fiore Ricorda la violaciocca delle Alpi

Sul Gran Sasso nato un nuovo fiore Ricorda la violaciocca delle Alpi Da un botanico dell'Aquila è stata scoperta la «Mattinola italica» Sul Gran Sasso nato un nuovo fiore Ricorda la violaciocca delle Alpi L'AQUILA — Sul Gran Sasso d'Italia è nato un nuovo fiore. E' una pianta di colore violaceo, che ricorda la violaciocca selvatica e presenta affinità genetiche e sistematiche con alcune specie delle Alpi piemontesi e svizzere. -Padre» di questo nuovo miracolo, della natura è il prof. Fernando Tammaro, botanico dell'università dell'Aquila e profondo conoscitore della flora appenninica. Per la nuova pianta, che è stata scoperta durante uno studio sulla vegetazione del Gran Sasso d'Italia. 6 stato scelto il nome di -Mattinola italica». Il genere Mattinola, infatti, prende nome dal botanico se-, nese del XVI secolo Mattioli, noto per aver ricordato nei suoi «Commentari» la bontà dello zafferano che cresce nella piana di Navelli, alle pendici del massiccio appenninico. L'aggettivo italica contraddistingue invece l'origine della pianta. La -mattinola italica» nasce dalla colonizzazione di macereti e conoidi alluvionali che da Monte Prena e Monte Camicia, sul Gran Sasso, discendono verso il pianoQ di Campo Imperatore. . L'importanza che viene attribuita alla scoperta è duplice. Per prima cosa essa conferma la straordianria vitalità della montagna abruzzese, capace di alimentare antichi cicli naturalistici, che hanno un sapore magico. Un risvolto prettamente scientifico è invece rappresentato dalle accennate affinità della -matthiola» con specie botaniche delle Alpi. E ciò testimonia antichi collegamenti (risalenti probabilmente nei periodi glaciali dell'era quaternaria) fra le vegetazioni alpine e quelle dell'Appennino. Da parte di studiosi e ricer-' catorl dell'università aquilana è comunque in corso un'approfondita osservazione delle caratteristiche e del comportamento della nuova pianta, p. m. questo caso, 1 soccorsi abbianotardato di oltre un'ora. Per far scendere i passeggeri rimasti a 15 metri di altezza si è dovuto ricorrere ai vigili del fuoco e a lunghe scale, con un forte vento di scirocco che rendeva l'operazione piti rischiosa. Si tratta del secondo incidente su lina funivia abruzzese — dopo la frana che solo casualmente1 non ha travolto un pilone sulla funivia de) Gran Sasso — anche stavolta senza vittime. Trecento persone sono rimaste sospese nei «cestini» (due passeggeri per ogni cestino) della funivia che porta a 1400 metri. L'impianto è recente (funziona dal 1978) ma si è guastato ugualmente: si parla di un cavo di rame che avrebbe ceduto o di un guasto ai motori elettrici di trazione. I tecnici dovranno stabilire la causa esatta.

Persone citate: Fernando Tammaro, Mattioli

Luoghi citati: Aquila, Italia, L'aquila, Navelli