La grandeur va in centrale di Sandro Doglio

La grandeur va in centrale NUCLEARE / Per Parigi Fenergia atomica è un colossale business La grandeur va in centrale La Francia è il primo Paese al mondo tra i produttori di energia elettrica con impianti nucleari e il prossimo anno farà entrare in funzione il colossale «Superphenix» - L'Italia, invece, è fanalino di coda e diventa sempre più un buon cliente dei francesi DAL NOSTRO INVIATO LIONE — La Francia è il primo Paese al mondo tra i produttori di energia elettrica con centrali nucleari: il 65 per cento dell'elettricità che illumina le case francesi, che la correre i treni, che fa funzionare le aziende, viene dalle 39 centrali nucleari ormai in attività. Negli Stati Uniti solo un quarto dell'energia è di origine nucleare. In Russia non si sa. In Italia si scende a cifre insignificanti. Abbiamo soltanto tre piccole centrali atomiche: a Latina, a Caòrso e a Trino Vercellese. E l'anno prossimo la Francia farà entrare in funzione la centrale di Superphenix a Creys-Malville, a metà strada tra Lione e Chambéry: è il tempio della tecnologia più raffinata e sofisticata che si possa oggi immaginare. Parigi non ha mai avuto complessi nei confronti del nucleare: la prima centrale è entrata in funzione 25 anni fa. Poi 1 francesi si sono addirittura costruiti le bombe atomiche, quindi sono andati perfezionando i loro studi fino a diventare leaders in Europa — i secondi nel mondo dopo gli Stati Uniti — nella tecnologia nucleare. E hanno venduto e vendono centrali a dritta e a manca. Dal giugno dell'anno prossimo, un pizzico dell'energia elettrica che consumeremo noi in Italia verrà dalla centrale di Superphenix: l'Enel è infatti comproprietaria al 33 per cento della centrale, e avrà diritto a importare una certa quota di elettricità, che costerà molto meno di quella che ci facciamo in Italia con il iietrolio. Bomba atomica vuol dire potenza; vuol dire, ancora, grandeur, la vecchia malattia del francesi. Ma elettricità prodotta con le centrali nucleari per la Francia oggi significa essenzialmente risparmio e autonomia rispetto alle importazioni. Il fatto è che i francesi, sotto i piedi, hanno dell'uranio: poco, ma quanto basta per far funzionare le loro centrali. E proprio perché è relativamente poco, hanno progettato e attuato rimpianto di tereysMalville, che ha la interessante caratteristica di consumare meno di quanto produce: in pochi anni le scorte francesi saranno come moltiplicate per 60 dalle centrali tipo Phenix e Superphenix, realizzate con metodi clic non staremo certo qui a spiegare, ma clie. pur producendo montagne di energia elettrica, di fatto aumentano anziché consumare la materia prima atomica. Secondo i calcoli, l'energia prodotta da Superphenix dovrebbe costare un 50 per cento in più di quella prodotta dalle centrali nucleari di tipo tradizionale; costerà comunque meno dell'energia tratta dal carbone e circa la metà di quella prodotta dalle centrali a petrolio. In ogni caso oggi la Francia è il Paese d'Europa in cui — proprio per il massiccio apporto del nucleare — l'energia costa di meno: se 100 è il prezzo francese, 116 è quello inglese, 117 quello olandese, 119 quello belga, 124 quello tedesco e ben 180 il prezzo italiano. Superphenix è una centrale molto cara e molto lunga da realizzare. Hanno cominciato i lavori dieci anni fa, creando una società internazionale a cui oltre ai francesi e agli italiani partecipano tedeschi, belgi e inglesi (seppure in misura minima). Finora soijp state spese parecchie migliaia di miliardi di lire, ma i responsabili dell'Enel assicurano che la quota italiana è stata in gran parte ridistribuita in lavori commissionati ad aziende italiane:" Breda, Belleli, Tosi, Fiat, Ansaldo. per limitarsi a qualche nome. Raffreddato a sodio liquido, anziché ad acqua come le centrali nucleari classiche, l'impianto di Crcys-Malvillc, ha richiesto particolari studi per la sicurezza: costruito lungo il fiume Rodano, si presenta come un immenso cilindro di calcestruzzo largo 64 metri e alto 80; dentro è richiuso il reattore vero e proprio di 21 metri per 20. Potrà produrre una potenza elettrica netta di 1180 MWe. La parte muraria e gli impianti sono di fatto conclusi. A luglio si comincerà a caricare il combustibile nucleare; a novembre si otterrà il primo vapore per muovere le turbine clic, si .prevede gw-e>;aqiio a partire,4a djce^nfcjre. Poi sa¬ ranno necessari sei mesi di prove, fino a raggiungere la produzione normale nel giugno 1986. In un anno la centrale dovrebbe riuscire a produrre 8 miliardi di Kw/h, cioè una quantità di elettricità pari al 3 per cento del consumo totale francese. Il buon affare è evidente per la Francia (ed in parte anche per l'Italia, che ne sarà cliente privilegiata). L'avere sposato per tempo la causa nucleare (e il fatto non trascurabile di avere l'uranio nel sottosuolo) ha dato e sta dando risultati concreti eco-' nomici al Paese. Ha permesso anche l'affermarsi di un'industria specializzata che sta facendo grossi affari con l'estero, vendendo centrali chiavi in mano o semplicemente concedendo brevetti. Non tutto, tuttavia, va senza polemiche e problemi: ci si ricorda — Stati Uniti e Paesi arabi in particolare non lo hanno mal dimenticato — che un primo reattore venduto già nel 1956 a Israele, assieme a un'officina per il trattamento dell'uranio, ha di fatto dato la bomba atomica e quella termonucleare al governo di Gerusalemme. Nel 1961 fu lo stesso De Gaulle a frenare e poi a interrompere la cooperazlone con Israele nel settore nucleare. Ma nuove trattative sono ora alle porle: si discute per due centrali che costeranno 2-3 miliardi di dollari, e che Gerusalemme propone di pagare, in parte con forniture agricole. Due altre centrali nucleari (con finanziamento già assicurato all'85 per cento) dovrebbero essere vendute dai francesi all'Egitto. Ma anclie qui le cose vanno avanti con qualche difficoltà. Ci sono proteste internazionali; i «verdi» qualche settimana fa hanno attaccato proprio la centrale di CrysMalville con bombette e anche qualche razzo. «Le Monde., ammonisce: «Gli affari, nel nucleare, non sono mai come giyaltri affarU. r.m ni Sandro Doglio -njiis mi vv. •

Persone citate: Ansaldo, Belleli, De Gaulle, Tosi