Nazionale rossa all'attacco di Michele Fenu

Nazionale rossa all'attacco FORMULA 1 Otto piloti, quattro scuderie, tanti sponsor italiani Nazionale rossa all'attacco Nessun altro Paese è rappresentato come il nostro nel mondiale 1985 - Come sempre le maggiori speranze poggiano sulla Ferrari e sul suo «centravanti» Alboreto - I^e realtà tecniche e le fantasie DAL NOSTRO INVIATO RIO DE JANEIRO — Se per la nazionale di Bearzot 11 Messico è ancora lontano, quella del motori comincia oggi l'avventura in formula 1. E' una nazionale con responsabilità anche maggiori, perché rappresenta il .made in Italy. in modo più ampio: ci sono i piloti e i costruttori, 1 tecnici e gli sponsors. Ne deriva un'immagine più composita e variegata, In cui all'elemento umano si aggiunge un aspetto industriale e manageriale di notevole importanza. I grandi premi sono diventati uno spettacolo mondiale, un contenitore di sport, tecnica, pubblicità, un modo — forse superficiale ma certo Immediato — per valutare non solo una squadra, ma anche le qualità del Paese che, bene o male, rappresenta. E l'Italia in formula 1 si fa sentire, eccome. Si può dire che 11 mondiale 1985 è tinto in azzurro, o se preferite in rosso, il colore nazionale nel mondo del motori, almeno quando non c'era bisogno come oggi degli sponsors. Abbiamo quattro team — Alfa Romeo, Ferrar:, Minardi e Osella --, otto piloti — Alboreto, Baldi, Cheever (americano di nascita ma romano d'adozione). De Angelis, De Cesarls, Ghinzani, Martini, Patrese —, un costruttore di pneumatici — Pirelli — e una marea di sponsors di tutti i tipi, che appoggiano squadre nostre e straniere. L'ultimo, clamoroso esemplo è quello della Olivetti, che ha permesso alla Brabham di Bernie Ecclestone di continuare l'attività. Pensiamo, al riguardo, che il giorno in cui gli italiani decidessero di ritirarsi in blocco dalla formula 1, il mondo dei grandi premi entrerebbe in crisi. Sono centinaia 1 miliardi che entrano ogni anno in questo business e che consentono a scuderie e piloti di partecipare al mondiale. Vocazione sportiva? Non proprio, diciamo che le nostre aziende credono nella popolarità del circo. Nella nazionale in rosso c'è una stella, ed è, naturalmente, la Ferrari. La casa di Maranello è una leggenda nel campionato: dal 1950, anno della prima edizione, a oggi e sempre scesa in pista. Vittorie, sconfitte, gioie e dolori — per dirla alla Enzo Ferrari —, soprattutto una continuità di impegno e di entusiasmo senza confronti. E' troppo presto per pronosticare che cosa potrà lare la scuderia del cavallino nel mondiale 1985, tuttavia bisogna concederle tutto il credito possibile. E' dal 1979 che la Ferrari non vince il titolo con un suo pilota (quella volt;» fu Jody Scheckter) e 11 fatto non place a Ferrari, primo tifoso della propria squadra. Non che il grande vecchio possa fare miracoli, ma la grinta e la capacità di lavoro che ancora possiede costituiscono una splendida garanzia. Non altrettanto si può dire per gli altri team della nazionale dei motori. L'Alfa Romeo in questi anni non è riuscita a crearsi una immagine, anzi. Nessun risultato, troppe polemiche: adesso la struttura organizzativa della squadra è cambiata completamente ed è stato avviato un rinnovo tecnico profondo. Rimane un punto interrogativo, una incertezza che soltanto i fiitti potranno sciogliere. Minardi e Osella fanno tenerezza Sono team piccoli, con mezzi tecnici e risorse finanziarie contenuti. Minardi è all'esordio, Osella vira avanti tra mille difficoltà. La qualificazione in prova, un piazzamento: ecco cosa possiamo aspettarci. Di più sarebbero fantasie. E i piloti? Inutile nasconderselo. Anno dopo anno la componente macchina è diventata sempre più importante rispetto all'uomo. Potenze, consumi, elettronica, aerodinamica formano un cocktail tecnico e tecnologico che relega il corridore a un ruolo secondario. O meglio: tra vetture egualmente competitive prevale quella guidata dal pilota più esperto e veloce, ma se siamo su livelli di prestazioni differenti, non c'è «piede» o coraggio che tenga. In questo quadro è chiaro che Michele Alboreto ha molte più chances degli altri sette della pattuglia italiana. Senza dimenticare che il mi¬ lanese ha stoffa e classe. Il centravanti della nazionale rossa è lui, insomma. Ci sono tante «partite' davanti nel mundial del motori, certo sarebbe bello cominciare bene, subito, non imitando le sciagurate avventure degli azzurri del calcio a Vigo e dintorni. Michele Fenu

Luoghi citati: Italia, Maranello, Messico