Dall'Africa in cerca di speranza di Renato Rizzo

Dall'Africa in cerca di speranza Insieme in ospedale i tre bambini somali che verranno curati a Torino Dall'Africa in cerca di speranza Ahmed Mohamud Mohamed, 2 anni e mezzo, e Abdulcadir Nour Hassan, 2 anni, sono giunti da Mogadiscio con un viaggio offerto dai lettori della Stampa, mentre sul loro Paese si abbatte anche il dramma del colera - A loro, e al pastorello undicenne mutilato da una bomba, i medici del Regina Margherita tenteranno di restituire una vita nonnaie Tre bambini: tre storie di sofferenza che nascono in un Paese lontano e si intersecano in questi giorni, a Torino, in un comune momento di speranza. Tre storie della galassia di vicende, tutte diverse eppure tutte uguali, che parlano di dolore e pena e malattia in una terra dove, proprio in queste ore. 11 colera sta aggiungendo dramma al dramma, minacciando di contagio 300 mila persone. Tre bambini somali cui la vita ha tolto tanto, e ai quali la medicina spera di restituire almeno le basi per un'esistenza dignitosa: Mohamed All Mahamud. 11 anni; Ahmcd Mohamud Mohamed. 2 anni c mezzo; Abdulcadir Nour Hassan. 2 anni. Sono arrivati a Torino da Mogadiscio su interessamento d'un pediatra del Regina Margherita, il prof. Sebastiano Cocuzza, che, nella capitale somala, ha recentemente trascorso sei mesi, dividendosi tra l'insegnamento universitario e il lavoro ospedaliero: i leitori de La Starnila, attraverso Specchio dei tempi, hanno offerto viaggio e soggiorno ai due pazienti più piccoli ed al padre di uno di loro, ispettore capo della polizia di Mogadiscio, che li ha seguili in Italia. Il viaggio di Mohamed All é stato, invece, pagato dallo stesso governo somalo. Ahmcd Mohamud Mohamed ha labbra e palato segnati da un profondo solco che gli impedisce di nutrirsi normalmente: un problema che. secondo il prof. Bardali, primario di chirurgia al Regina Margherita, richiederà 3 interventi separati nell'arco di circa 3 mesi e mezzo: .Cercheremo di ovviare con la chirurgia ad inconvenienti che, normalmente, vengono trattati con l'applicazione, fin dalla nascita, di apparecchi in grado di favorire una ricrescita pressoché normale delle arcate. Per Abdulcadir Nour Hassan il recupero s'annuncia, probabilmente, ancora più complesso. E' affetto da una malformazione che, in base alle statistiche mediche, colpisce un bambino ogni 40-50 mila: la sua vescica non è protetta dalla parete addominale e lo fa vivere nel pericolo di continue infezioni. .Non operare tempestivamente — spiega il primario di urologia, dott. Bianchi — significa condannarlo, nel migliore dei casi, ad un'esistenza da handicappato». Dovrà essere sottoposto a vari, successivi interventi di chirurgia ricostruttiva, una volta che gli esami abbiano stabilito il grado di funzionalità dei suoi piccoli reni. Sia lui sia Ahamed sono, at- tualmente, in un reparto isolato: 11 prof. Nigro, titolare della terza cattedra della clinica pediatrica, li sta sottoponendo ad esami per appurare che non siano affetti da malattie contagiose. Il caso di Mohamed AU Mahamud ha già commosso Torino: è il pastorello che. mentre pascolava le pecore nella boscaglia al confini con l'Etiopia, trovò fra gli sterpi uno strano oggetto. Era una bomba, la credette un gioco e la mostrò al padre: l'ordigno esplose, uccise l'uomo e strappò le mani e un occhio al bambino. Alt è giunto a Caselle il 19 marzo accompagnato dallo stesso prof. Cocuzza. Ora è nel reparto di ortopedia del prof. Parenti: nei giorni scorsi, all'Oftalmico, gli hanno applicato gratuitamente una protesi all'orbita offesa; giovedì sarà accompagnato a Budrio dove, in un istituto specializzato, valuteranno come risolvere ì'ìiandicap della mancanza delle mani E' la mascotte del piano: visitato da tanti sconosciuti connazionali che vivono a Torino e assistito dal volontari dell'Avo, ha ritrovato anche la voglia di sorridere e di giocare. Non era mal uscito dal proprio villaggio, non aveva mai visto un'automobile, una città: ora racconta la favola del grande aereo che l'ha portato sin qui a raggiungere un sogno. Renato Rizzo Duc dei bimbi somali, pratagonisti di una gara di solidarietà che impegna medici e lellori