Le battaglie di Parente al servizio della musica di Massimo Mila
Le battaglie di Parente al servizio della musica LA SCOMPARSA DEL CRITICO «CROCIANO» Le battaglie di Parente al servizio della musica Un uomo di scttantasei anni attraversa un'affollata strada di Napoli, al Vomero, e viene investito da un'auto. Ricoverato in. ospedale, vi muore due giorni dopo, mercoledì scorso, 3 aprile. Cosi, nella forma della più banale notizia di cronaca nera, si apprende la scomparsa d'uno studioso che ha avuto importanza rilevante nella trasformazione e nell'evoluzione del pensiero musicale in Italia. Oggi è facile sorridere del crocianesimo integrale di Alfredo Parente (come se non fossero altrettanto ferree e unilaterali le gabbie entro cui si rigirano freudiani, marxisti, semiologi, strutturalisti). Ma chi non ha dovuto attraversare lo spaventoso deserto (deserto d'idee) della Musikwissenscìiaft positivistica dei primi decenni del secolo, non può nemmeno immaginare quale sollievo, quale soffio d'aria finalmente respirabile fu un saggio di cento pagine, intitolato Musica e opera lirica. Saggio', di estetica (Gaspare Casella Editore, Napoli 1929). Attraverso il banco di prova del melodramma, ibrido ircocervo che costringe a problematica convivenza l'espressione poetica e quella musicale, Parente riconduceva l'una e l'altra sotto la categoria dell'arte, di cui non avevano la più lontana idea i musicologi positivisti e indicava cosi la via che sarebbe poi stata seguita da tutti per uscire dalle secche di un'arida erudizione senza luce di pensiero. Venne poi, nel 1935, accolto nella laterziana «Biblioteca di Cultura Moderna», il lavoro definitivo di sistemazione, La musica e le arti, dove ogni aspetto della musica, e non soltanto il problematico caso del melodramma, veniva ricondotto sotto l'ottica dell'estetica crociana, non senza qualche forzatura. Parente era disposto a comprimere, fiaccare, modellare, la natura della musica, piuttosto che permettersi un minimo intervento di correzione, di adattamento del pensiero del filosofo a una realtà artistica ch'egli stesso dichiarava di non conoscere. Cominciò di 11 la reazione degli studiosi d'altra estrazione contro l'esclusivismo del culto votato da Parente al sistema estetico del maestro, e crebbe naturalmente nei riguardi di Castità della musica, una raccolta di saggi pubblicati da Einaudi nel 1961, nel momento in cui l'ostilità al pensiero crociano era pari soltanto all'ignoranza integrale che ne avevano i suoi detrattori. Quell'effetto di liberazione che aveva prodotto il primo opuscolo, oggi ignorato dai più, cedeva il posto all'impressione che un'altra gabbia si serrasse intorno alla viva realtà della musica nello sforzo di sistematizzarne la concezione. Musica e opera lirica era stato la distruzione delle vecchie barriere, affatto inconsistenti: un lavoro in certo senso negativo, e per questo altamente positivo. I lavori successivi affrontavano coraggiosamente i rischi d'un sistema costruito con assoluta coerenza. Parente non era soltanto un musicologo. Altri dovrebbero ricordare il suo intervento nelle arti figurative (di cui aveva esperienza diretta assai più che della pratica musicale). Altri dovrebbe rendere conto della sua opera di storico e di filosofo in senso stretto, come fondatore e direttore della Rivista di Studi Crociani. Nella prassi giornalistica della critica musicale, esercitata per una ventina d'anni nelle pagine del Mattino di Napoli (e prima del Roma) portava un rigore metodologico e una fervida intransigenza che lo spinsero perfino a scendere una volta sul terreno e incrociare la spada con un collega. Cose che succedevano nell'Ottocento, -nel secolo che è ancora il nostro e vivo; come gli avvenne una volta di scrivere nel 1949. E a noi piace ricordarlo cosi, uomo rigoroso e fedele, di fermissimi principi e di leale devozione al suo ideale, anche politico. Massimo Mila
Persone citate: Alfredo Parente, Crociani, Einaudi, Gaspare Casella Editore, Parente
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