Entravano 30 miliardi all'anno nella tasche dei boss dell'eroina di Marzio Fabbri

Entravano 30 miliardi all'anno nella tasche dei boss dell'eroina Milano, trentasette rinvìi a giudizio per la màfia dei colletti bianchi Entravano 30 miliardi all'anno nella tasche dei boss dell'eroina MILANO — La grande inchiesta sulla «mafia dei colletti bianchi», quella scaturita dagli arresti della «notte di San Valentino» di due anni fa, è in parte conclusa. Degli 89 imputati ancora vivi 37 sono stati rinviati a giudizio, per 14 vengono giudicate necessarie ulteriori indagini, 41 vengono prosciolti. I reati elencati nei 56 capi d'imputazione comprendono, tra gli altri, l'associazione per delinquere di stampo mafioso, la violazione delle leggi valutarie, il falso e il contrabbando. Tra gli accusati quelli di maggiore importanza sono Luigi Monti (agli arresti domiciliari) e Antonio Virgilio (evaso dalla cllnica in cui era riuscito a farsi ricoverare) considerati appartenenti ad un vero e proprio consiglio di amministrazione della mafia; e inoltre: il commercialista Ernesto Agostoni, Alfredo e Giuseppe Bono, uomini legati alle famiglie di Cosa nostra americana. Carmelo Gaeta e Ugo Martello e 11 segretario di Walter Chiari, Carmelo Quattrone. Della organizzazione di cui Monti. Virgilio, e i due Bono erano considerati i «capi», avrebbero fatto parte elementi di grande spicco come Gerlando Alberti e Tommaso Buscetta, oltre ad altri dei quali i magistrati preferiscono non fare i nomi per evitare fughe o inquinamenti, Ramificata praticamente in tutta Italia, ma anche all'estero, la «piovra» compiva, secondo i giudici, truffe, corruzioni, omicidi, estorsioni e riciclava, In attività imprenditoriali, il denaro proveniente dal traffico della droga, dai sequestri di persona e da rapine. Anche nelle attività legali gli strumenti per esercitarle erano spesso illeciti: intimidazioni, infiltrazioni nella vita pubblica per ottenere favori, mancati pagamenti ac¬ compagnati da minacce. E' dimostrato che in due anni, provenienti dal solo traffico dell'eroina, sono affluiti nelle casse del gruppo 30 milioni di dollari. Le quasi 800 pagine del rinvio a giudizio accennano a centinaia di personaggi e sono messi in evidenza i legami di questo gruppo con quello di Epaminonda che, ad esempio, controllava la gestione dei tavoli del casinò di Beaulicu le cui quote, di fatto, sarebbero invece state divise tra Virgilio (10%), il finanziere Angelo Terruzzl (60 per cento, latitante, per Una esportazione di valuta legata alla vicenda Rizzoli), un non meglio identificato' Combo (10%) e 11 casinò di Saint Vincent per il restante 20. A testimoniare i contatti di Virgilio anche le schede dei numeri telefonici da lui chiamati dall'albergo di New York. Altro personaggio chiamato in causa, pur senza essere imputato, quel Lello Liguori, re della vita notturna, arrestato dopo le rivelazioni di Epaminonda, nei cui locali si trovavano 1 mafiosi. Assume rilievo, nell'inchiesta, un nome sin qui poco noto, Anton Giulio Lo Prete, segretario qualche anno fa del sottosegretàrio alla Giustizia Michele Pellicani, esponente del psi. Lo Prete si avvaleva della sua posizione per favorire domande di grazia, sospensioni condizionali della pena o pratiche amministrative. Interrogato, Lo Prete ha ammesso che dui-ante il suo periodo di collaborazione con Pellicani aveva l'incarico di curare il collegio elettorale del parlamentare recandosi ogni settimana a Bari (con indennità di missione del ministero) allo scopo di -sensibilizzare il magistrato istruttore relativamente alle pratiche di persone che avevano chiesto un interessamento-. Marzio Fabbri

Luoghi citati: Bari, Italia, Milano, New York