Nimeiri, nemici in casa pochi protettori fuori di Igor Man

Nimeiri, nemici in casa pochi protettori fuori OSSERVATORIO Nimeiri, nemici in casa pochi protettori fuori Dal silenzio torrido di Khartum •— isolata dal resto del mondo — si leva con la foschia un enorme punto interrogativo: sono gli ultimi giorni di Nimeiri? Lui, il presidente, si trova a Washington e ha smentito di voler abbandonare il potere; ha annunciato che, annullando la tappa del Cairo, sarà domani a Khartum «per riprendere in mano la situazione». Non sarebbe la prima volta. Gaafar Nimeiri, 55 anni, malato di diabete, educato militarmente negli Stati Uniti, e giunto al potere con un colpo di Stato nel 1969 proponendosi come il «grande pacificatore». A quell'epoca, Nimeiri si professa nasseriano-socialisla, fa la corte ai Paesi dcll'Hst. Nel luglio del 1971 l'adesione del Sudan alla federazione con Egitto e Libia provoca una spaccatura in seno alla giunta e ai militari. I comunisti sono contrari alla federazione e, capeggiati dal maggiore Hashcm ci Atta, occupano il Palazzo facendo prigioniero Nimeiri. Questi riesce, però, a evadere e il 22 luglio, con l'appoggio di Egitto e Libia, rovescia la situazione, riconquistando il potere. I rivoltosi vengono sommariamente processati e impiccati. «Da questo momento i comunisti sono banditi dal Paese, da questo momento ci sceglieremo nel mondo altri amici: basto con l'ambiguità marxista a livello diplomatico», ci disse allora Nimeiri. Il riawicinamento con gli Stati Uniti avvenne il 2 luglio di quattro anni appresso, dopo un ennesimo, fallito colpo di Stato di ispirazione libica. «In Africa si governa come si può, non come si vorrebbe», ebbe a dire una volta un vecchio diplomatico. L'assassinio di Sadat da parte degli integralisti musulmani sconvolge letteralmente Nimeiri. Dopo un lungo soggiorno al Cairo, c di ritorno a Khartum, ma si chiude nel suo Palazzo. «In preda a una crisi mistica», secondo alcuni; in realtà per studiare una nuova strategia di sopravvivenza. Fisica e politica. Così, dando un calcio al suo più volte proclamato laicismo, incurante di provocare una nuova frattura tra Sud (cinque milioni e mezzo di africani puri, in massima parte cristiani) e Nord del Paese (quindici milioni di arabi o negri arabizzati, tutti musulmani), si riavvicina agli integralisti religiosi, i suoi più accaniti avversari. Li considera una «polizza di assicurazione sulla vita», pensa che islamizzando il Paese farà, tra l'altro, piacere all'Arabia Saudita prodiga clcmosiniera. Sotto la spinta integralista il processo di islamizzazione della vita pubblica sudanese viene accelerato sino alle estreme conseguenze: nel settembre del 1983 Nimeiri annuncia l'abrogazione del vecchio codice penale. Al suo posto la sharia, cioè la legislazione coranica. L'islamizzazione a tappe forzate di Nimeiri creava gravi imbarazzi all'Arabia Saudita e all'Egitto. Irritava sommamente gli Stati Uniti che non vogliono perdere un caposaldo filo-occidentale quale il Sudan, ma non ama¬ no neanche naufragare nel ridicolo. Tuttavia, anziché stemperare gradualmente il suo neo-fondamentalismo, Nimeiri — impulsivo com'è — gli ha dato un colpo netto il 10 marzo scorso: tutti gli esponenti dei «Fratelli musulmani» sono finiti in galera, sono state rinnovate agli anyanya offerte di negoziato (il Sud non ha finora risposto). Il voltafaccia di Nimeiri non gli c valso comunque il perdono dei musulmani sudanesi. Il 18 gennaio egli aveva fatto giustiziare Mahmud Taba, il capo dei «Fratelli repubblicani». Taba aveva 76 anni, era un vecchio saggio e inerme che predicava contro gli eccessi della sharia personalizzata da Nimeiri. A Nimeiri, carico di nemici, non resta che l'Occidente ma, per paradosso, sono stati • proprio i provvedimenti imposti al Sudan dal Fondo monetario a scatenare la settimana scorsa la rivolta del pane. 11 malcontento è come una valanga che sale: ora scioperano tutti e il Paese è isolato. Scioperano perché «niente funziona, tutto è corrotto, la miseria aumenta ogni giorno di più non risparmiando nessuno». Con un debito estero sui nove miliardi di dollari e circa venti milioni di abitanti, il Sudan ha il massimo indebitamento assoluto e prò capite del continente nero. Riuscirà Gaafar Nimeiri a ribaltare la situazione? Difficile, ma non impossibile perché per gli Stati Uniti è sempre meglio un Nimeiri dimezzato che un capopopolo filiato da Ghcd- dafi. Igor Man

Persone citate: Atta, Mahmud Taba, Sadat